Coronavirus: dopo la CO2 giù anche i diossidi di azoto (NO2)

Il blocco dei trasporti, dei viaggi, della logistica e delle industrie, generato dal dilagare dell’epidemia di Covid-19, sta portando in Cina a un cambiamento ambientale e climatico senza precedenti.

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Forte impatto sanitario, economico e industriale

Il Coronavirus, l’importante epidemia virale nata in Cina e che si sta diffondendo un po' in tutto il Mondo, sta causando non poche problematiche e disagi tanto a livello sanitario quanto dal punto di vista economico e industriale. Se da un lato, infatti, si sono rese necessarie alcune politiche di contenimento alla diffusione e propagazione del virus e del contagio – politiche che hanno portato a chiudere stabilimenti, bloccare attività, sospendere manifestazioni ed eventi e a persino mettere in quarantena intere aree ritenute come importanti focolai – dall’altro lato questi interventi assolutamente necessari hanno scatenato tanto il panico e le paure fra i popoli colpiti quanto un inevitabile contraccolpo sia sull’economia mondiale che sulla produzione industriale.

Riduzione di CO2

In questa miriade di notizie fortemente negative sono saltate all’occhio alcune notizie che in un certo senso possono essere viste come positive. Stando, infatti, ad alcuni studi condotti dal Center for Research on Energy and Clean Air e pubblicati su Carbon Brief, sembrerebbe proprio che questo blocco dell’economia, della produzione industriale e dei trasporti tanto a livello globale ma sopratutto nel Paese del Sol Levante abbia portato in Cina a un crollo delle emissioni inquinanti. In Cina le emissioni inquinanti sarebbero scese di circa 100 milioni di tonnellate metriche - una quantità vicina a quella generata dal Cile in un anno - proprio a causa di questa importante epidemia virale. Una diretta conseguenza della condizione nella quale versa attualmente il Paese asiatico che vede la combinazione di fabbriche che lavorano a ritmi che non superano il 30% della normale operatività e il traffico pressoché azzerato proprio nel periodo di grandi spostamenti del Capodanno lunare.

Crollo dei consumi di carbone e petrolio

Per scendere nel dettaglio, il prolungamento delle vacanze per il capodanno cinese ha portato a una riduzione della produzione industriale di un valore compreso tra il 15% e il 40%. Nello stesso tempo dal 3 febbraio 2020 i consumi di carbone per la produzione di energia, in Cina, si sono ridotti al valore minimo registrato negli ultimi quattro anni e lo stesso vale per il consumo di petrolio che si è ridotto al livello più basso registrato dal 2015. Una situazione che, come dicevamo, ha portato a una contrazione delle emissioni di anidride carbonica in Cina da 400 milioni di tonnellate metriche a 300 milioni, una riduzione delle emissioni pari al 25% che su scala globale si traduce in una riduzione delle emissioni del 6% rispetto all’anno precedente ma se visto su base annuale si quantifica in una diminuzione di solo l’1%.

Riduzione di NO2

Alla riduzione della CO2 si è affiancata però anche una riduzione dei diossidi di azoto (NO2), un inquinante atmosferico che viene normalmente generato a seguito di processi di combustione. I motori diesel e le fabbriche (comprese quelle del settore energia) sono sicuramente i maggiori emettitori di questa tipologia di sostanza inquinante e nociva e per questo i maggiori indiziati per l’elevata concentrazione di queste sostanze in area urbana. Ecco perché lo stop dei trasporti, dei viaggi aerei, della logistica, della circolazione auto e delle industrie non poteva che portare benefici anche sotto questo punto di vista. Stando, infatti, a uno studio condotto da CREA, le emissioni di NO2 sarebbero scese immediatamente del 36% proprio a causa del blocco di tutte queste attività. Il satellite Copernicus Sentinel-5, messo in orbita dall’Agenzia Spaziale Europea e dotato del Tropomi, o Tropospheric Monitoring Instrument, riporterebbe addirittura un crollo repentino di queste sostanze nocive sul tutto il territorio cinese. Un crollo tale da spingere Fei Liu, un ricercatore impegnato alla Nasa sul tema della qualità dell’aria, a dichiarare di non aver mai visto “un crollo così drammatico della No2 in un’area specifica e attorno a un evento ben preciso.

Rovescio della medaglia

Nonostante però tutti questi dati confortanti, il blocco di quasi tutte le attività industriali e dei trasporti, le polveri sottili nell’aria di Pechino sono rimaste comunque 10 volte superiori al livello massimo raccommandato dall’OMS, una situazione che indica come non basti bloccare o ridurre i voli aerei e la circolazione veicolare per pensare di risolvere una problematica seria come l’inquinamento ambientale. L’attenzione andrebbe concentrata su altre fonti ben più emissive come le industrie a carbone e i sistemi di riscaldamento più inquinanti.

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