Ciclo WLTP: tempi duri per le Case automobilistiche

L’introduzione del nuovo ciclo di omologazione ha scatenato non pochi problemi e ritardi nelle consegne ma sono solo un anticipo dei guai economici che potrebbero arrivare nei prossimi anni.
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Dal 1 settembre scorso è scattato il divieto di vendere automobili non ancora omologate con la nuova procedura WLTP (Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure). L’introduzione di questo più severo ciclo di omologazione ha innescato inevitabilmente alcuni ritardi, complicazioni e maggiori spese per tutti i Brand automobilistici che hanno dovuto far fronte a un numero a dir poco immane di immatricolazioni, tanto delle vetture di nuova produzione quanto di quelle già a listino, prodotte negli ultimi mesi e pronte per essere vendute. Tutti i costruttori saranno riusciti ad adeguarsi in tempo con la nuova normativa? Vediamo insieme qualche esempio.

C’è chi è pronto…

Il Gruppo PSA (Citroën, DS, Opel, Peugeot e Vauxhall) ha dichiarato di aver portato a termine tutte le procedure di omologazione con il nuovo ciclo WLTP. Questo significa che il Costruttore francese è ora in grado di fornire ai propri clienti tutti i modelli della propria gamma. Precisiamo che all’interno della gamma non vanno dimenticate anche le vetture della Casa tedesca di Russelsheim, la quale anch’essa a confermo di aver portato a termine tutti i test e quindi di poter garantire senza alcun ritardo la piena conformità di tutta la sua gamma: dalla Adam alla Zafira, inclusi quelli mossi da motori a GPL e metano.

Ora il colosso franco-tedesco punta a raggiungere la piena omologazione Euro 6d-Temp per tutte le vetture entro il settembre del 2019 grazie all’adozione del sistema SCR (Riduzione Catalitica Selettiva) sulle motorizzazioni diesel e del Filtro Antiparticolato (GPF) sui benzina ad iniezione diretta. Da quel momento, infatti, tutte le auto di nuova immatricolazione dovranno sottostare ai nuovi limiti sulle emissioni, che saranno però misurate in condizioni di guida reale su strade aperte al pubblico secondo le norme RDE (Real Driving Emissions), impiegando quindi un'attrezzatura di rilevamento portatile installata sullo scarico (PEMS - Portable Emissions Measuring), capace di misurare nel reale utilizzo su strada le emissioni dei famigerati ossidi di azoto (NOx).

E chi lo sarà a breve…

Il Gruppo di Wolfsburg ha dichiarato, invece, di aver riscontrato qualche problema in più rispetto al Costruttore francese: da un lato vi è una gamma estremamente estesa e ricca di modelli particolari, dall’altro hanno pesato e non poco i continui richiami causati dal Dieselgate. Allo stato attuale delle cose la Volkswagen è quindi riuscita ad omologare solamente circa la metà della sua intera gamma: nello specifico solo 7 delle 14 famiglie presenti a listino. Purtroppo tra i modelli ancora in attesa di ricevere la piena conformità alla vendita vi è la più amata del Gruppo tedesco, cioè la Volkswagen Golf. Secondo la stessa Casa tedesca però i collaudi non dovrebbero dilungarsi oltre la fine di settembre e le vetture già uscite dalla catena di montaggio verranno momentaneamente allocate in appositi piazzali in attesa del collaudo definitivo.

Certo questo ritardo non farà sicuramente bene alla Volkswagen, già colpita dagli scandali del Dieselgate. Nelle prossime settimane, infatti, proseguiranno le chiusure programmate delle fabbriche così da rimandare la produzione di ben 250.000 automobili. Un collo di bottiglia che innescheranno inevitabilmente ritardi nelle consegne, mancate vendite e minori ricavi per questa parte finale dell’anno. Le società di analisi cme la Evercore hanno in definitiva stimato che la Volkswagen potrebbe perdere addirittura tre punti percentuali di profitto rispetto ai trimestri precedenti arrivando a innescare addirittura una possibile flessione dei profitti fino a un miliardo di euro proprio a causa del mancato completamento delle procedure di collaudo di alcuni modelli.

Ma non finisce qui…

La più severa e più aderente al reale procedura di omologazione WLTP, che sta causando non pochi problemi a praticamente tutte le Case automobilistiche, potrebbe causarne di ancora più gravi nei prossimi mesi e anni. L’Unione Europea ha, infatti, stabilito per il 2021 il nuovo limite per le emissioni di anidride carbonica CO2. Si tratta di una media, pari a 95 g/km, che coinvolge tutti i modelli a listino di un determinato costruttore. Se un determinato Brand per quella data non dovesse essere in grado di rispettare questo nuovo limite allora si troverà a dover versare nelle casse dell’Unione Europea ben 95 euro per ogni grammo di CO2 eccedente dai 95 grammi stabiliti e questo per ogni auto venduta. La società di analisi IHS Markit però stima già che nel 2021 le Case saranno costrette a pagare ben 14 miliardi di multa perché, sempre secondo la stessa società di analisi, le Case non saranno in grado di scendere sotto una media di 122.9 g/km.

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