Ciclo WLTP - RDE: come valuto le ibride e ibride plug-in?

Protocolli ancora più severi e specifici e test eseguiti in ben precise circostanze sono le prove che devono superare le vetture ibride ed ibride plug-in per essere omologate secondo il nuovo standard WLTP – RDE.
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Del nuovo ciclo WLTP ed RDE vi abbiamo già più volte parlato nei precedenti articoli. Si stratta del nuovo standard di omologazione che dal 1° settembre scorso è diventato obbligatorio per tutte le nuove auto immatricolate e vendute. Si tratta di un ciclo molto più severo e affine al comportamento reale su strada, rispetto al precedente ciclo NEDC, che soprattutto si affida più unicamente al test in laboratorio su banco prova ma sfrutta anche una parte di test in strada vera e propria in condizioni reali (RDE) grazie agli strumenti portatili PEMS (portable emissions measurement system). Nello specifico il nuovo ciclo di omologazione si avvale di prove di durata temporale maggiore, di maggiore distanza chilometrica, di più elevate velocità massime raggiunte, di maggiori prove in condizioni urbane e di una superiore forbice di temperature all’interno delle quali vengono effettuati i test. Prevede però purtroppo ancora accelerazioni troppo dolci e progressive e non rientrano nel conteggio ne il contributo del climatizzatore ne quello del riscaldamento. Senza considerare che lo stile di guida seppur in condizioni reali non è ancora così tanto affine a quello che realmente si riscontra nella guida di tutti i giorni.

Precisi test per ogni tipologia

Tutte le auto però vengono testate nello stesso modo o vi sono delle differenze apprezzabili tra le diverse tipologie? Per esempio, le ibride e le plug-in, che possono sfruttare una batteria per il motore elettrico, vengono valutate nello stesso modo o vi sono test specifici? Come vi spiegheremo fra poco vi sono regole e procedure specifiche per le ibride che portano persino i tecnici a mettere alla prova le plug-in in più fasi secondo la carica della batteria. Per le ibride il calcolo di consumi ed emissioni viene fatto sia sfruttando l’aiuto del motore elettrico e la carica della batteria che utilizzando la modalità “recharger” cioè quella che mantiene la carica della batteria al 100% e quindi costringe il motore termico non solo a fare tutto il lavoro per movimentare la vettura ma anche a fungere da generatore per mantenere intatta la carica della batteria. Nel caso delle plug-in il test si complica ancora di più perché oltre alle due fasi appena viste per le ibride “classiche” si aggiungono altri due test che vanno a valutare meglio questa tipologia di auto con batteria ricaricabile alla spina. La prima prova prevede il test della vettura con la batteria carica al 100% e la prosecuzione del test finché la batteria non si esaurisce completamente. La seconda prova invece parte una volta che la batteria è completamente scarica e valuta i consumi e le emissioni proprio nel momento in cui il motore termico deve spingere la vettura e ricaricare la batteria. Queste due misurazioni vengono poi unite tramite una media, calcolata sul rapporto tra autonomia elettrica e totale, per ottenere i valori di omologazione finali.

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