Brexit: niente dazi ma costi in crescita

L’accordo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea se da un lato non porterà all’introduzione di nuovi dazi dall’altro implicherà un forte incremento delle spese burocratiche.

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A lanciare l’allarme è l’intero settore automotive dopo che l’associazione di rappresentanza Smmt (Society of Motor Manufacturers and Traders) ha portato alla luce la plausibile problematica dell’inevitabile incremento dei costi, causato dalle maggiori spese burocratiche. E si, seppure la nuova e definitiva intesa tra l’Unione Europea e il Regno Unito abbia portato “la quadra” dal punto di vista dei futuri rapporti commerciali, evitando l'introduzione di nuovi dazi doganali nello scambio delle merci e dei prodotti sia in entrata che in uscita, dall’altro lato ha inevitabilmente generato un notevole aumento dei costi amministrativi e delle spese burocratiche.

Niente quindi tariffe doganali del 10% per il settore automobilistico come nessun sistema di quote o di limitazioni alle importazioni e alle esportazioni ma solo l’imposizione di mantenere un livello minimo di componenti e attività locali, quantificati nel 55% dei componenti per i veicoli con alimentazioni tradizionali o del 40% nel caso dei veicoli a batteria. Questa precisazione porterà però inevitabilmente a maggiori costi burocratici e a maggiori spese amministrative, derivanti dalle maggiori complicazioni per ogni costruttore anche a livello omologativo. Una situazione a quanto pare talmente sentita che ha già spinto alcuni costruttori a fare marcia indietro e a ridurre investimenti e presenza produttiva nel Regno Unito.

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