Autostrada A26: viadotto Fado mai preso in considerazione

Nonostante i suoi 46 anni di vita il Fado non era mai stato controllato dal punto di vista della stabilità e della sicurezza.

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Viadotto fantasma

Stando alle prime indagini, condotte a seguito del crollo del viadotto della autostrada A6 e della chiusura straordinaria di alcuni viadotti della autostrada A26, è emerso come vi siano non poche discrepanze e situazioni critiche in merito ai lavori di controllo, manutenzione e messa in sicurezza della nostra rete autostradale. All’interno delle carte di SPEA non comparirebbe il viadotto Fado dell’autostrada A26, una situazione che, se dovesse essere confermata, significherebbe che tale viadotto a ben 46 anni dalla sua costruzione non ha mai ricevuto i dovuti controlli e le dovute cure dal punto di vista della stabilità e della sicurezza.

Valutazioni falsate

Carte non presenti nemmeno tra quelle sequestrate di recente dalla Guardia di Finanza, all’interno delle quali vi sono, invece, i documenti inerenti al viadotto Pecetti, il gemello del Fado che scorre parallelo sulla corsia accanto, che giusto di recente aveva ottenuto una valutazione di 41 su una scala di 70. Buona cosa, direte voi, invece, stando alle ultime analisi, quella sarebbe stata una valutazione fin troppo generosa e benevola perché in realtà la situazione sarebbe molto più grave (massima previsione possibile di rischio). Il suo stato di ammaloramento sarebbe stato superiore a quello del Pecetti, che pure nell’ultimo sopralluogo aveva ricevuto il grado massimo di allarme e per la magistratura era stato oggetto di controlli superficiali determinati da ispezioni svolte con modalità interne alla società concessionaria.

Situazione critica

Sono partiti quindi due filoni di indagine: uno che vede Autostrade per l’Italia che, anche dopo il crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone, ha omesso di svolgere i lavori necessari a garantire la sicurezza su almeno cinque viadotti in Liguria (Bisagno e Veilino (A12), Letimbro (A10), Fado e Pecetti (A26)); l’altro che riguarda SPEA, società gemella di Autostrade che controlla la rete, che ha falsificato le relazioni di sicurezza su almeno altri quattro ponti (Scrivia (A7 in prossimità di Busalla), Coppetta (A7 nei pressi di Serra Riccò), Ponticello ad Archi (A10 tra Voltri e Arenzano) e Bormida (A26 tra Ovada e Alessandria)). Il reato ipotizzato è quello di omissioni di lavori che provocano rovina perché le strutture presentano pericoli imminenti e gravi di rovina con elevata corrosione del cemento a causa di mancati interventi che potrebbero portare a cedimenti parziali o aperture di buche improvvise. La Procura ipotizza che le valutazioni precedenti siano state alterate dai tecnici di Spea per non far emergere il deterioramento delle infrastrutture.

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