Auto ibride plug-in: quanto costa ricaricarle a casa e alle colonnine?

Il costo di ricarica varia e di molto in base alla tipologia di ricarica che si sceglie di adottare: dalla più economica ma lenta presa di casa (domestica) fino alla più costosa ma rapida colonnina fast charge.

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Le vetture ibride plug-in sono quelle vetture ibride alle quali è stato aggiunta una presa di ricarica e un pacco batteria di maggiori dimensioni così da permettere loro non solo di ricaricare il pacco batteria anche dall’esterno e di garantire una maggiore autonomia chilometrica in solo elettrico ma anche di alleggerire ancora di più il lavoro del motore termico a tutto vantaggio dei consumi di carburante e delle emissioni di sostanze nocive. Tolto però il prezzo d'acquisto sicuramente maggiore e eliminate almeno per il momento le abitudini di utilizzo quotidiano e la percorrenza chilometrica media, circolare con un'auto ibride plug-in è veramente conveniente dal punto di vista economico? La risposta purtroppo non è semplice e univoca. Vanno, infatti, considerati numerosi fattori che possono aumentare o diminuire il conto finale. Tra questi il più importante è sicuramente il prezzo di acquisto dell'energia o meglio quanto l’utente medio paga il kWh per la ricarica della propria vettura a batteria. Forse non tutti sanno che vi è una bella differenza di costo tra il ricaricare la vettura elettrica a casa alla presa di ricarica domestica e il ricaricare la vettura in giro alle colonnine di ricarica pubbliche, sopratutto se queste sono del tipo fast charge.

Secondo i dati più recenti pubblicati in rete, ricaricare alla comune presa di casa (domestica) da 3 kW ha un costo 0,20 euro al kWh, installando una comune wallbox con upgrade del contratto anche solo a 6 kW si ha che il costo può variare dagli 0,23 agli 0,48 euro al kWh in base al gestore a cui però vanno aggiunti i costi di acquisto e installazione della wallbox che si aggirano tra i 500 e i 2000 euro. Passando alle comuni colonnine in corrente alternata da 3 o 7,4 o 11 o 22 o 43 kW il costo sale a 0,45 euro al kWh mentre usufruendo delle colonnine fast charge in corrente continua da 50 fino a 150 kW il prezzo sale ulteriormente fino a 0,55 kWh.

Vi sono poi dei costi di abbonamento che la maggior parte delle compagnie rende obbligatori per iscriversi al servizio e poter così utilizzare questa particolare tipologia di colonnine sparse sul territorio italiano. Abbonamento di solito annuale che va comunque ad aggiungersi al già citato prezzo di ricarica. Va però detto che alcune compagnie, invece, propongono una tariffa promozionale flat all'interno del quale vi è sia il canone (mensile o annuale) che un certo quantitativo di kWh da poter usufruire per la ricarica. Infine, altre compagnie aggiungono un sovrapprezzo di 0,10 euro al kWh una volta superata l'ora di ricarica, una strategia che punta a scoraggiare l'utilizzo delle auto elettriche più datate che si ricaricano lentamente.

Come se non bastasse, è notizia degli ultimi giorni che il colosso Ionity ha deciso di eliminare la tariffa flat e di inserire un costo di 0,79 euro al kWh per la ricarica tramite le sue potenti colonnine fast charge, una tariffa che si applica nella fattispecie a tutti i proprietari di vetture elettriche che non fanno porte del gruppo Volkswagen, Mercedes, Bmw che, invece, pagano rispettivamente 031, 0,29 e 0,33 euro al kWh rispettivamente. Ma come mai tutta questa differenza di prezzo? Semplice, tutto si basa sulla tecnologia adottata per la ricarica. Un conto è trasferire energia elettrica con 3 kW di potenza, un conto è trasferirne con 22 o 50. Nel secondo caso vi saranno sicuramente maggiori dissipazioni e maggiore generazione di calore per la maggiore potenza installata che portano inevitabilmente a maggiori costi per la posa di nuovi cavi, che utilizzano più rame e dissipano maggiormente il calore, e per l'installazione delle nuove colonnine.

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