La risposta è quanto mai semplice e risiede tutta nelle particolari caratteristiche che un motore elettrico ha. I motori elettrici, infatti, oltre a essere compatti, leggeri e prestazionali sono caratterizzati da un elevatissimo numero di giri, da un grosso quantitativo di coppia fin dai regimi più bassi e da una elevatissima efficienza su un ampissimo range di funzionamento. Per questo motivo vengono associati di solito ad un “cambio” a un solo rapporto fisso che gli permette tanto di accelerare con estrema prontezza da fermo quanto di raggiungere il valore di velocità massimo prefissato in fase di progetto. Insomma una semplicità meccanica niente male che permette oltremodo di contenere i pesi delle componenti elettro-meccaniche, di ridurre la complessità dell’intero powetrain, di abbattere i costi in fase di progettazione e sviluppo e, infine, di abbassare ulteriormente le perdite di coppia e potenza all’interno della trasmissione a causa dei minori attriti meccanici interni. Stanno però prendendo piede, anche se nel motorsport esistono già da qualche stagione, le prime soluzioni dove al motore elettrico vengono affiancati almeno due rapporti: il primo con il quale ottenere la massima accelerazione possibile e il secondo con il quale raggiungere la velocità massima. Soluzioni sicuramente più costose, complesse e pesanti che, a fronte di un maggior lavoro di sviluppo ingegneristico, puntano già a offrire minori perdite e attriti interni e quindi maggiori prestazioni finali. Staremo a vedere…