Auto elettriche: le batterie litio-zolfo promettono fino a 1000 km di autonomia

Una innovativa tecnologia che promette una densità energetica di cinque volte maggiore agli accumulatori normalmente utilizzati oggi e che potrebbe nel giro di due o quattro anni trovare applicazione sulle moderne vetture elettriche.

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Uno delle problematiche che sta portando a una scarsa e lenta diffusione delle auto elettriche sono sicuramente i pacchi batteria. La lentezza di ricarica e la scarsa autonomia garantita stanno spingendo non pochi automobilisti a preferire ancora la cara e vecchia auto con motore endotermico al posto di dirigersi verso questo nuovo concetto di mobilità. Gli scienziati sono a lavoro da tempo per cercare di risolvere queste due problematiche ma per ora vi sono al vaglio unicamente dei concept di batterie, come quelle allo stato solido, che promettono di risolvere questi annosi problemi. Premettiamo però che nessuno di queste soluzioni ad oggi proposte ha già trovato piena applicazione in commercio.

Quella che oggi ci sentiamo di proporvi è l’ultima novità al vaglio degli scienziati. Stiamo parlando di una innovativa batteria non più agli ioni di litio bensì al litio-zolfo. Una tecnologia che, stando almeno ai dati di laboratorio, promette già un’autonomia di ben 1000 chilometri con una sola ricarica o persino 5 giorni ininterrotti di utilizzo di uno smartphone. La loro particolarità è, infatti, quella di saper immagazzinare un maggior quantitativo di energia rispetto ai tradizionali accumulatori agli ioni di litio. Una maggiore capacità quindi garantita da una densità energetica di cinque volte maggiore agli accumulatori normalmente utilizzati oggi.

Vi è però un aspetto negativo o per lo meno che per ora non è ancora stato risolto: il catodo sarebbe fortemente instabile al punto che ad ogni ciclo di carica subirebbe variazione del 78% che si traduce in un forte decadimento della batteria, inficiando non poco sul ciclo di vita utile della stessa batteria. Una problematica che almeno in laboratorio sembrerebbe essere stata risolta dai ricercatori della Monash University in Australia che avrebbero deciso di utilizzare un catodo flessibile in modo che sia in fase di carica che di scarica questo possa espandersi o contrarsi, eliminando quindi la problematica del decadimento prestazionale che fino ad ora ha colpito i catodi tradizionali.

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