Ma quindi in futuro potrebbe diventare una valida alternativa? E se si, fra quanti anni potremmo finalmente usare mezzi di trasporto a idrogeno? Secondo Angelo Moreno, ingegnere dell’Enea, “le tecnologie sono ormai mature per un pieno sviluppo industriale, quello che manca è la forza per superare l’attrito di primo distacco”. “Se oggi le auto ad idrogeno non sono diffuse è perché c’è un limite intrinseco nella macchina o nella catena di distribuzione dell’idrogeno, ma è semplicemente dovuto al fatto che mancano piani strategici che promuovano questa tecnologia”. “Un pò come è successo per le fonti rinnovabili, anche per l’idrogeno servono investimenti che sostengano lo sviluppo di questo settore”. I segnali tanto nel mondo quanto in Europa ci sono tutti con molte Case automobilistiche, molti Stati e molte aziende che stanno avviando un numero sempre maggiore di progetti ed iniziative nel settore dell’idrogeno. Permangono però alcuni ostacoli importanti da superare che impediscono il pieno sviluppo del settore. Prima di tutto i costi e la durata di esercizio delle celle a combustibile, le pile che trasformano in energia l’idrogeno. In secondo luogo il prezzo dell’idrogeno stesso che però dovrebbe diventare competitivo già entro il 2030 soprattutto in Italia dove, rispetto ad altri mercati europei, la forte presenza di energie rinnovabili permetterà di raggiungere il punto di pareggio tra idrogeno “verde” e idrogeno “grigio” con circa 5 o 10 anni di anticipo. In terza istanza la carenza dei punti di distribuzione lungo la rete che però potrà essere risolta con un proficuo accordo tra costruttori e installatori perché senza distributori non si vendono le macchine, ma senza macchine i distributori sono investimenti a perdere. In ultimo la distribuzione dello stesso idrogeno lungo la rete e quindi la realizzazione di una rete specifica o l’utilizzo di quella esistente. Sotto questo aspetto Snam sta sperimentando dall’aprile 2019 l’immissione di un mix di idrogeno al 5% e gas naturale nella propria rete di trasmissione così da ridurre considerevolmente le emissioni di anidride carbonica.