Auto a batteria: la rete elettrica è realmente pronta?

La diffusione massiccia di veicoli alla spina e il sempre più forte utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, sicuri che non potrebbe creare problematiche per nulla trascurabili nei prossimi anni?

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Siamo così sicuri che almeno l’Italia e l’Europa siano realmente pronti dal punti di vista dell’infrastruttura elettrica a un pieno e massiccio passaggio verso la mobilità a batteria? Non è che potrebbe ripresentarsi lo stesso sovraccarico di quando in estate vi fu il boom di condizionatori nelle case della maggior parte dei cittadini europei? Stando purtroppo a quanto accaduto lo scorso venerdì 8 gennaio sembrerebbe proprio che ne il Vecchio Continente ne il Bel Paese non siano ancora così pronti a un tale ingente e improvviso passaggio e non stiamo parlando solamente del numero di postazioni di ricarica presenti sul territorio.

In quel normalissimo venerdì di inizio gennaio tutta l’Europa continentale ha rischiato di rimanere al buio a causa di un blackout generalizzato che è stato risolto in extremis solamente grazie all'intervento di tante centrali nucleari e termiche che la stessa Unione Europea vorrebbe smantellare in favore di un maggiore utilizzo delle rinnovabili. Ma se già adesso si rischiano problematiche così importanti, una volta che buona parte del parco circolante europeo dovesse essere a batteria cosa potrebbe succedere? La rete elettrica sarebbe sufficiente e pronta ad assorbire un tale carico e una tale richiesta di energia?

Il rischio blackout purtroppo è più frequente di quanto si pensi e soprattutto i nuovi programmi energetici previsti dal Green New Deal potrebbero peggiorare ulteriormente il quadro, sia rendendo più difficile la soluzione, sia rendendo più instabile la rete. Per fortuna a oggi esistono delle procedure da mettere in campo quando ciò avviene per fare in modo di salvaguardare almeno i servizi essenziali come gli ospedali. Lo stesso è successo venerdì 8 gennaio quando gli Stati membri della UE sono intervenuti prontamente per risolvere la problematica. Se però in Italia l’evento non ha creato alcuna notizia o allarmismo, in altri stati europei come Germania e Austria ha dato origine ad un dibattito molto vivace sul futuro della produzione energetica in Europa.

La riconversione del sistema di produzione dell’energia dalle attuali centrali nucleari e termiche verso fonti rinnovabili è sicuramente un obiettivo importante ma non facilmente raggiungibile nel breve e medio termine. Questa conversione poi richiederebbe ulteriori impianti a gas per far funzionare il sistema a dovere. Impianti a gas, da un lato fortemente criticati dagli ecologisti, che sono però fortemente necessari e devono essere estremamente rapidi ad entrare in funzione in caso di necessità per assicurare la fornitura di energia addizionale per stabilizzare la rete.

Se si vuole quindi far fronte alla sempre maggiore richiesta di energia, che potrebbe scatenarsi con il boom della mobilità elettrica, e nello stesso tempo assecondare gli obiettivi europei che mirano ad avere entro il 2030 un consumo di energia da fonti rinnovabili pari al 32%, non si può fare altro che prendere di petto la problematica attuale e capire come in futuro i blackout potrebbero essere combattuti con sempre meno centrali convenzionali e nucleari pronte a intervenire per immettere energia extra nella rete per stabilizzarla. Nello stesso tempo il maggior utilizzo di fonti rinnovabili introdurrebbe un maggior quantitativo di questa variabile che è di natura di per se instabile in quanto dipende fortemente dagli eventi naturali.

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