10 October 2014

Lancia Appia Coupé Pininfarina e Convertible Vignale (1961)

Esponenti della migliore sartoria torinese di fine anni 50, le Appia Coupé e Convertibile erano “carrozzate” piccole ma tutt’altro che economiche. Il contrasto tra prezzi d’acquisto elevati e prestazioni modeste...

INTRO

Le spider, come è noto, hanno fascino da vendere. Lo sa bene l’imprenditore Roberto Pompili, che tra raduni e manifestazioni gira lo Stivale in lungo e in largo con la sua MGA 1600. Succede però che, al di là dei luoghi comuni, anche il “paese d’o sole” regali inverni rigidi e piovosi e, per chi non vuole relegare l’uso della “storica” ai soli mesi estivi, il “weather equipment” anglosassone a volte si riveli insufficiente a garantire il comfort necessario per le trasferte con freddo e neve. Dopo un paio di manifestazioni notturne affrontate tra infiltrazioni e spifferi infatti, Roberto decide di cercare una compagna di garage per la sua MG, qualcosa di un po’ più comodo e spazioso, ma soprattutto “chiuso”.

La prima ricerca si orienta sulla classica Fulvia coupé, sportiva sì ma confortevole e usabile anche tutti i giorni; magari una bella 1200, versione un po’ più ricercata di un modello comunque molto diffuso. Ma durante una delle lunghe serate di ricerca sul web si accende improvvisamente una lampadina: ricordi vaghi di gioventù riesumano una coupé rara, elegante, “firmata”. Una breve ricerca e tutto torna: è l’Appia Coupé Pininfarina. Certo è meno sportiva e brillante di una “Fulvietta”, ma Roberto non è uno smanettone e, nella stessa fascia di prezzo, trova una fuoriserie di fine anni ‘50 dallo stile elegante e originale, impreziosito da interni in panno e verniciatura bicolore, assai meno scontata dell’erede progettata da Fessia.

RICERCA
La ricerca si fa serrata e in breve l’Appia diventa l’oggetto unico delle ricerche di Pompili che, dopo averne scartato un paio di esemplari, in Sardegna scova finalmente quella giusta. Una volta sul posto, la vettura appare in ottimo stato anche se ferma da un po’: il tempo di una controllata veloce e di una regolazione sommaria alla carburazione e via, alla volta di Olbia per l’imbarco verso il continente. Contagiose Il fascino della fuoriserie firmata è forte e nel giro di poco contagia anche un amico e compagno di raduni di Roberto, Giancarlo, che di solito guida un’Alfa Romeo Spider “Duetto” 1.3, macchina che ha restaurato integralmente e che adora, ma che ritiene un po’ troppo “spartana” per le occasioni più mondane. Neanche a farlo apposta compare, sulle pagine delle riviste di settore, un’Appia Convertibile Vignale, restaurata da qualche anno ma ancora in ottimo stato, omologata ASI e, cosa ai limiti dello straordinario, dotata del rarissimo (e costosissimo) hard-top originale. Dopo qualche giorno di meditazione (e di consultazioni coniugali) un sabato mattina Giancarlo passa a prendere un paio di amici fidati (uno è proprio Roberto) e parte alla volta della Romagna per chiudere la trattativa.

PIANALI
La Coupé e la Convertibile del nostro servizio nascono entrambe nel 1961 e appartengono alle rispettive 2ª serie, corrispondenti alla 3ª serie della elegante berlina italiana. L’Appia prima serie infatti (che Pompili ha posseduto anni fa) non riceve versioni fuoriserie, in quanto la Lancia non cede ai carrozzieri materiale su cui lavorare. Le cose cambiano subito dopo il lancio, nel marzo del 1956, della seconda serie, quando la casa rende disponibili tredici pianali (contrassegnati dal numero di identificazione 812.00) per gli atelier più quotati. Quattro di essi vengono vestiti da Vignale, tre da Allemano e uno da Pininfarina, mentre altri cinque, identificati dai telai 812.01, vengono abbinati a un propulsore potenziato da 53 CV e a un cambio a cloche per essere poi carrozzati da Allemano, Boano, Ghia, Motto e Zagato.

L’interesse dimostrato dai carrozzieri convince la Casa torinese a fornire altri telai; su questi, al Salone di Ginevra del 1957 Pininfarina e Vignale allestiscono rispettivamente la Coupé e la Convertibile, che nel giro di appena due mesi debuttano nel listino ufficiale Lancia ai prezzi, rispettivamente, di 1.835.000 e1.775.000. Non proprio economici. A contrasto L’Appia Pininfarina è una coupé 2+2 in cui il sedile posteriore è realmente fruibile e può ospitare un adulto o due bambini con un comfort accettabile.

Se la carrozzeria appare classica e allineata agli stilemi del Marchio, col frontale diverso da quello della berlina e ispirato alla più grossa Flaminia (dopo due anni anche l’Appia berlina 3a serie farà altrettanto), è nel padiglione che il carrozziere torinese esprime uno stile più personale sottolineando, con un colore a contrasto rispetto al corpo vettura, una struttura dalle ampie superfici vetrate e dai singolari montanti posteriori a "V" che rendono l’abitacolo luminoso e moderno, sfruttando una soluzione che ricorda più uno yacht di lusso che una piccola coupé.

VERSIONI

Rispetto alla versione di pre-serie presentata a Ginevra, l’Appia coupé che va in produzione si distingue soprattutto nella fanaleria di coda, dove i fanalini circolari lasciano il posto a diedri incastonati nelle pinne e catarifrangenti separati montati sopra il paraurti. Nel frontale cambia lievemente la sagoma della mascherina e le luci di posizione da rotonde divengono rettangolari.

L’interno, spazioso e raffinato, è caratterizzato dalla selleria bicolore in panno e similpelle, dalla finitura curata e da dettagli di classe superiore come il gancio appendiabiti, la strumentazione completa, il vano porta guanti con sportello e serratura, la moquette sul pavimento coordinata alla selleria. L’Appia Coupé resta in produzione per sei anni, durante i quali è oggetto di poche modifiche di dettaglio: nel 1957, dopo i primi esemplari, scompaiono le bandierine incrociate su baule e posacenere, la scritta “Pininfarina” sulle fiancate e l’indicatore di direzione all’interno del montante a "V", mentre arrivano le coppe ruota della berlina. In seguito al lancio della terza serie (primavera 1959) tutte le derivate (quindi anche la Convertibile) godono di un minimo aumento della potenza (da 53 a 54 CV), e dagli inizi del 1960 viene montato un doppio circuito frenante; in ottemperanza al nuovo Codice della Strada poi, vengono aggiunti i lampeggianti laterali e modificate le luci posteriori.

PRODUZIONE
Per motivi puramente pratici, dal 1960 la produzione della Coupé passa da Pininfarina a Viotti,senza che ciò comporti alcuna variazione sulla vettura, eccezion fatta per il pianale leggermente irrobustito e contraddistinto dalla sigla identificativa 812.04. Sempre nel 1960 le derivate ricevono una nuova testa, un nuovo collettore con condotti di alimentazione separati, un nuovo carburatore e variazioni alla distribuzione; la potenza ora sfiora i 60 CV e regala a tutte le Appia maggiori vivacità ed elasticità senza alterare i già ottimi consumi. Slanciata Opera di Giovanni Michelotti, l’Appia Convertibile supera, se possibile, l’opulenza e la signorilità della Coupé, raggiungendo l’apice del lusso e dell’eleganza consentita su una vettura tutto sommato piccola quale è l’Appia: sedili rivestiti in pelle, cristalli laterali e capote in tela a scomparsa totale, parabrezza panoramico, pneumatici con fascia bianca di serie e a richiesta (a caro prezzo, oltre 140.000 lire) il tetto rigido smontabile.

VIGNALE
Sfruttando l’esperienza di Pininfarina, anche Vignale (come Zagato per la Sport) snobba la calandra verticale della berlina in favore di una più moderna soluzione in stile Flaminia, come aveva già fatto con l’Appia Coupé Lusso, alla quale la convertibile si rifà palesemente. Va sottolineato però che, nonostante la somiglianza, i corpi vettura di Coupé Pininfarina e Convertibile Vignale non condividano praticamente nulla: paraurti, rostri, luci fregi, targhette, cristalli, maniglie, plancia, pannelli e sedili sono specifici per i due modelli. A parte telaio e meccanica, solo strumentazione, ruote e parte della pomelleria sono condivise.

Alla presentazione, la carrozzeria Vignale due posti fa scalpore in quanto elegantissima ed estremamente slanciata, al punto da essere criticata dai più esigenti per lo smisurato volume posteriore, che arriva a sfiorare i due soli sedili. In vendita come la Coupé dal maggio 1957, la Convertibile rimane a listino sino al marzo del 1963. Gli aggiornamenti meccanici subiti dal modello ricalcano abbastanza fedelmente quelli già visti per la Coupé, mentre la carrozzeria subisce variazioni importanti tra l’estate del ‘58 e i primi mesi del ‘59 quando, in corrispondenza del lancio della berlina 3a serie, assieme ad alcune modifiche di dettaglio (tra le quali spicca la nuova finta presa d’aria sul cofano motore), la Vignale diventa una due più due, grazie alla sistemazione di una panchetta alle spalle dei sedili anteriori.

L’evoluzione pare nasca più dalla necessità di contenere le dimensioni dell’enorme coperchio baule che non per la reale necessità di guadagnare i due posticini posteriori che, a differenza della Coupé, sono praticamente inutilizzabili e il cui schienale serve più che altro ad occultare la capote una volta ripiegata. La modifica comporta una piccola variazione alla linea di cintura, ora assolutamente lineare, che perde la lieve gibbosità che caratterizzava i parafanghi posteriori degli esemplari precedenti. Ingombri e passo restano inalterati, mentre cambia ovviamente forma il tetto rigido opzionale, ora meno sfuggente per accogliere altri due passeggeri e caratterizzato dal lunotto più ampio. A nostro parere, una volta abbassata la capote, accomodati sulle sontuose poltrone in pelle, messo in moto il fluido e silenzioso V4, c’è solo da precipitarsi verso il lungomare più vicino, senza curarsi granché di quello che succede dietro di noi, divanetto o meno…

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