a cura di Redazione Automobilismo - 01 October 2020

Ibride Plug-In virtuose? No, consumano fino a 3 o 4 volte il dichiarato

Stando a un’analisi dell'International Council on Clean Transportation i consumi reali sarebbero tra 2 e 4 volte superiori all'omologato perché mediamente sottoutilizzate in modalità elettrica.

Dopo il Dieselgate ecco apparire all’orizzonte un possibile Hybrid-gate. Secondo, infatti, all’International Council on Clean Transportation (ICCT), l'organismo che ha contribuito alla scoperta del dieselgate, e all'ISI tedesco, l'organizzazione Fraunhofer che raggruppa una serie di enti che si occupano dello sviluppo della ricerca applicata, le vetture ibride plug-in (Phev) cioè quelle con presa di ricarica avrebbero consumi effettivi ed emissioni reali fortemente diverse da quelle omologate e dichiarate dalle stesse Case automobilistiche costruttrici.

I due istituti tedeschi hanno, infatti, portato alla luce come nel ciclo reale i consumi reali ed i valori di emissioni di CO2 delle auto Phev (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) siano molto distanti dai valori riportati in sede di omologazione, volendo scendere nel dettaglio persino mediamente e approssimativamente tra le due e le quattro volte superiori ai valori certificati e dichiarati coi cicli principali quali il vecchio NEDC o il più recente WLTP. Il risultato è il frutto di un approfondito studio, intitolato “Real-world usage of plug-in hybrid electric vehicles - Fuel consumption, electric driving, and CO2 emissions”, sui dati di percorrenza di circa 104.000 veicoli ibridi ricaricabili tra Nord America, Cina, Germania, Norvegia e Paesi Bassi, utilizzati sia da privati che da aziende.

Ma come mai una tale discrepanza di risultati? Stando allo studio si evince come a influenzare fortemente il livello di consumi e di emissioni di queste auto ibride con presa di ricarica sia la tipologia di utilizzo che ne fanno gli stessi automobilisti. Come ben sapete queste auto dispongono di una seppur limitata autonomia in modalità esclusivamente elettrica (a zero emissioni), percorrenza che si attesta di solito intorno ai 50 o 60 km con una sola carica. Il discorso è che la maggior parte sia dei clienti privati che di quelli che guidano vetture aziendali non arrivano mai a sfruttare pienamente questa autonomia in solo elettrico e non si avvalgono mai pienamente delle capacità di queste vetture ricaricabili, ma le sfruttano quasi unicamente come lasciapassare formale per l'accesso a determinate aree urbane.. A questo poi vanno aggiunti una poca propensione alla ricarica tramite presa del pacco batteria, uno stile di guida non adatto o poco ecologico, percorsi giornalieri non ideali per un utilizzo elettrico o ibrido, ecc ecc.

Tutti fattori che fanno spostare l’ago dei consumi e delle emissioni verso valori nettamente superiori a quelli dichiarati dalle Case. Insomma queste vetture, accreditate agli occhi dell’opinione pubblica come virtuose ed rispettose dell’ambiente, sarebbero molto più inquinanti di quanto si potesse pensare. Una teoria che se dovesse essere confermata dovrebbe indurre a riflessioni profonde soprattutto quella parte della Politica che sta spingendo enormemente il settore e il mercato automotive e tutta la sua filiera verso questa tecnologia. Risulterebbe, infatti, chiaro come anche tutta l’impostazione degli ecoincentivi sia sbagliata perché incentiverebbe veicoli che se non sfruttati al massimo delle loro potenzialità non sarebbero poi così virtuosi e rispettosi dell’ambiente.

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