04 October 2015

Chevrolet Camaro, Mustang-Fighter

La Ford si inventa una sportiva compatta che fa furore. General Motors non può stare a guardare: nasce così la Camaro, “Mustang-fighter”. E’ un’altra pietra miliare nella storia delle sportive all’americana. Senza soppiantare la rivale, sarà comunque un successo, anche nelle corse. In Italia c’è un pezzo unico: questa SS 350 originale in ogni particolare......

INTRO

CAMARO SS

ELABORAZIONE

VITTORIE

Piccoli cambiamenti introdussero la Camaro del 1968: furono eliminati i deflettori laterali, modificata la divisione dei fanali posteriori e aggiunte le luci d’ingombro laterali. Una variante tecnica riguardò invece le sospensioni posteriori, dove il sistema a bracci multipli con nuovi ammortizzatori rimpiazzò il precedente a braccio singolo. La trasmissione continuò ad essere manuale a 3 o 4 marce, oppure a cambio automatico Powerglide a due rapporti. Alla già ampia gamma di propulsori fu aggiunto un altro 396 (da 350 CV) per la versione SS. La Z/28 versione ’68 era riconoscibile più facilmente, grazie al badge siglato Z/28 inserito nelle estremità anteriori laterali della carrozzeria. Ebbe un discreto successo, balzando a 7.199 unità prodotte. Il 1968 fu anche l’anno in cui la Camaro Z/28, pilotata da Mark Donohue, vinse il campionato Trans-Am con il Team Penske, battendo la rivale Ford Mustang che veniva dalle vittorie del ’66 e ’67. Nello stesso anno uscì la nuova Corvette (la C3), che spesso fu abbinata alla Camaro nelle pubblicità per proporre le “differenti similitudini” tra i due modelli sportivi della Casa.

EVOLUZIONE
Il 1969 fu l’ultimo anno della gloriosa prima generazione Camaro (su un totale di cinque). La versione di quell’anno prevedeva un restyling più profondo, con nuove forme dei passaruota (squadrati anziché tondi); la parte anteriore contraddistinta da una calandra divisa in tre segmenti e quella posteriore ridisegnata con due fari bassi e allungati. Nuovi anche i paraurti con la possibilità di richiedere gli “Endura bumpers” (paraurti in materiale composito che sostituivano quelli in acciaio) in tinta con la carrozzeria. L’estetica aggressiva della SS fu incentivata dalla disponibilità di due cofani speciali denominati “Cowl Induction” o “Cold-air duct”: il primo aveva una bombatura con presa d’aria rivolta verso l’abitacolo, il secondo delle griglie simili ai modelli degli anni precedenti ma direttamente collegate al filtro dell’aria. Gli interni furono rivisti con un cruscotto di nuovo disegno e sedili più confortevoli. La RS continuò a essere la versione più popolare e tra i motori fu aggiunto un nuovo 307 c.i. da 200 CV mentre fu tolto uno dei due 6 cilindri in linea (il 230 c.i., 3,8 litri da 140 CV). La Z/28 continuò ad avere il 302, invariato nella potenza, e vinse ancora il campionato Trans-Am. La Camaro fu ancora pace car ufficiale della 500 Miglia di Indianapolis, sempre con una SS convertibile, questa volta con interno e stripes in rosso su carrozzeria bianca (replicata in 3.675 esemplari).

BIG BLOCK
La Camaro SS 350 fotografata è senza dubbio la più interessante reperibile nel nostro Paese. Un esemplare che per storia, allestimento e condizioni è tra i più validi esempi della prima generazione. Sulla SS gli appassionati prediligevano il massimo, cioè il motore “big block” 396 da 6.500 cc; ma per l’Italia (e per l’Europa) i 5,7 litri della versione 350 erano comunque stratosferici. Inoltre nel 1968 questa auto costava, con il pacchetto opzionale SS e l’interno DeLuxe, circa 3.400 dollari: una cifra per pochissimi in Italia. Senza contare che le auto americane erano sconosciute, non c’era alcuna importazione ufficiale soltanto un paio d’importatori paralleli e sulle riviste specializzate non se ne parlava. Dunque, chi acquistava una di queste auto era un seguace del culto del Sogno Americano. Una Chevrolet Camaro sul suolo italiano era una mosca bianca. Anche per tutto quello che poteva significare mostrare un’auto americana, imponente, costosa e con la sigla SS nell’Italia del ’68. Costruito nella fabbrica di Norwood in Ohio, questo esemplare è giunto in Italia dall’origine. Faceva parte di una rara serie di vetture “export”, come si evince dalla presenza del contakm al posto del contamiglia. Dopo varie vicissitudini la Camaro è acquistata da un collezionista di Milano nei primi anni Ottanta, poi nel 1986 passa nelle mani di un appassionato di Rimini che la mantiene alla perfezione utilizzandola per frequentare i raduni o per passeggiare lungo la Riviera romagnola.

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