Lancia Flavia Sport Zagato #1560, brutto carattere
SCUDERIA HF
A vincere due campionati nazionali sono state tante auto, tutte di modelli di qualità longeva e quindi in grado di vincere per più anni. Meno frequente, fino forse a essere un caso unico, è un’auto vincitrice di due campionati nello stesso anno. Per la precisione due titoli in due specialità diverse, come se l’auto in questione fosse una specie di stakanovista delle corse (e delle vittorie). Invece, è così; come si dice: “carta canta”. Alla fine del 1966, nei resumé di stampa della stagione sportiva appena conclusa, tra i vincitori dei 39 campionati italiani disputati -per specialità, categoria, gruppo e classe- si incontra la stessa vettura per due titoli diversi, con piloti diversi.
A suo tempo magari qualcuno avrà pensato trattarsi di un errore della redazione, ma non c’è nessun errore. La Lancia Flavia Sport Zagato targata TO 702683, nel 1966 gareggiò nelle mani dei piloti Claudio Maglioli e Marco Crosina, e tutti due diventarono campioni d’Italia della classe Turismo 2.000: Maglioli nella Velocità conduttori, Crosina nel Trofeo della montagna, per usare le denominazioni ufficiali di allora.
Entrambe le partecipazioni erano gestite dalla Lancia, o per meglio dire dalla Scuderia HF, nata meno di tre anni prima con l’obiettivo di diventare l’emanazione sportiva della Lancia. Insomma, la Flavia Sport Zagato era un’auto ufficiale della scuderia legata alla Casa, che l’affidava ai suoi piloti a seconda delle necessità. Dunque quella vettura, capace di vittorie in serie e oggi al centro di amorevole collezionismo, è una gran bella storia, un capitolo della vicenda Lancia Flavia.
La Lancia Flavia berlina è presentata al salone di Torino del 1960, prima italiana di grande serie a trazione anteriore. È una berlina di dimensioni importanti, lunga oltre quattro metri e mezzo. Il propulsore è a 4 cilindri contrapposti di 1.499 cc. Nell’ottobre del 1961, sempre a Torino, viene esposta la Flavia Coupé, disegnata e realizzata da Pininfarina. La potenza è di 90 CV, contro i 78 della berlina. Le vendite iniziano nel luglio del 1962. Di quel modello si costruiscono 3.725 esemplari e parecchi sono preparati per correre, affidati al preparatore Almo Bosato di Torino.
MOTORE
L’anno dopo la famiglia Flavia riceve il motore 1.8, che è montato anche sulla Flavia Sport Zagato; dapprima in versione da 90 CV, poi 105, infine 102 CV, con l’iniezione Kugelfisher. Della Lancia Flavia Sport Zagato sono costruiti in tutto 629 esemplari, di cui quattro sono da corsa: oltre al motore dotato di iniezione, hanno il telaio e la carrozzeria alleggeriti. La Flavia Sport Zagato “bi-campione” del 1966 è appunto una di queste quattro; quella con telaio #1560 e targa TO 702683.
Dunque il rapporto peso/potenza è buono, ma probabilmente a rendere la vettura tanto competitiva è un’altra caratteristica: la gabbia del roll-bar che, oltre a garantire sicurezza in termini di protezione, dà anche alla macchina una rigidità torsionale che gli esemplari di serie non hanno. Addirittura, all’epoca c’è chi si libera della prima Flavia Sport Zagato di serie perché in alcuni punti la carrozzeria tende a creparsi a causa degli eccessivi sforzi di torsione. Il roll-bar è realizzato in tubi leggeri, come “annegati” nei montanti del parabrezza e nella carrozzeria. Fatto sta che con questo telaio protettivo la Flavia Zagato affronta le curve come su un binario. «Bastava metterla sulla giusta traiettoria e aprire il gas: non faceva una sbavatura.
FRENI
Terminata l’attività agonistica la Lancia mette da parte la Flavia Sport Zagato bi-vittoriosa. Non c’è alcun programma specifico per la vettura, e probabilmente il suo destino sarebbe la rottamazione se un giorno non la vedesse uno dei due soci della concessionaria Lancia di Ancona che rileva l’auto e se la porta a casa. Magari gli piace, e forse sa già a chi proporla. Non sono ancora anni di grandi collezionisti, ma di appassionati di auto ce ne sono tanti, forse più di oggi.
La Flavia Sport Zagato #1560 va così ad Ancona, e il 30 gennaio 1968 avviene il passaggio di proprietà, dalla Lancia & C. Fabbrica Automobili - Torino, alla Snc O.K., concessionaria Lancia anconetana. La macchina resta in zona adriatica per non troppo tempo, sino a che la vede quel certo “Lancista” che si era liberato di uno dei primi esemplari di serie perché la carrozzeria cedeva. Proprio lui! E la #1560 gli piace, per di più ha percorso pochissimi km, rispetto agli esemplari stradali. La targa non è più quella delle foto sui giornali, con Maglioli o Crosina al volante, ma i documenti testimoniano che la sua targa AN 136500 è stata assegnata alla vettura che in precedenza era immatricolata TO 702683.
Dunque, tutto torna: è la Flavia che ha corso e vinto, e grazie al suo roll-bar non torce, quindi non si incrina. In breve, è un affare, e a maggio del 1970 l’acquisto è perfezionato.
FRENI
Oggi, a distanza di quasi cinquant’anni dalla gioventù vittoriosa, la Lancia Flavia Sport Zagato è in buona compagnia assieme a diverse altre Lancia di buon lignaggio, e spesso esce per farsi ammirare e far divertire il suo proprietario. La carrozzeria è stata restaurata, ma senza esagerazioni. Rispetto a quando correva presenta qualche modifica per esigenze pratiche, come il bocchettone del serbatoio riportato in posizione normale, sulla fiancata, mentre quando era in attività si trovava sul cofano bagagli. Incredibilmente, è quello dell’epoca il parabrezza, che testimonia la rigidità della scocca: grazie al rollbar/ telaio non subisce sforzi di torsione, mentre sugli altri esemplari tendeva a rompersi a causa appunto delle sollecitazioni torsionali. Inoltre pare non subire le offese del tempo (e neanche quelle del ghiaino schizzato dalle ruote delle altre auto).
Qualche problema li creano i freni, quelli posteriori in particolare, una caratteristica che accompagna la Flavia Sport Zagato sin da quei tempi, come testimonia Marco Crosina: «La frenata era sempre difficile perché il posteriore tendeva a scomporsi; perciò mi pare di ricordare che furono apportate alcune modifiche, come l’eliminazione della barra stabilizzatrice posteriore che irrigidiva troppo la vettura, e anche la riduzione delle pastiglie dei freni, diminuendo la superficie frenante.» Qualche dubbio lo hanno suscitato i cerchi: in lamiera o Borrani? Poi il dubbio è stato risolto dall’osservazione delle foto d’epoca, dove si è visto che la Flavia Sport Zagato usava sia gli uni sia gli altri, a seconda se il tracciato di gara richiedesse più la robustezza o l’agilità. Ovviamente anche il motore ha richiesto le sue cure, a distanza di tanto tempo. Se all’inizio della sua carriera fu trattato dal superspecialista Bosato, non di meno sono state le cure da “storica”: a occuparsene è stato un altro maestro lancista: Gamberini di Bologna. Per quel che riguarda il colore, il carrozziere ha trovato sulla vettura, sotto la verniciatura in vista, ancora la vernice d’epoca, che ha consentito di riprodurre il colore originale, il bel rosso scuro delle macchine italiane di quei magnifici anni di corse