Migliori prestazioni? La 1500 C guadagna tre cavalli di potenza (ora sono 75-DIN) e cinque chilometri orari di velocità massima, perché anche il cliente Fiat, pur dando minore importanza alla sportività, vuole una berlina grintosa. La Giulia TI in quanto a cavalleria resta tale a prima, ma si adottano (a partire da agosto 1963) più efficaci freni a disco sulle quattro ruote. Che la 1500 già alla presentazione aveva all’avantreno, mentre la Giulia era rimasta inizialmente ai tamburi ventilati, pur in una sofisticata configurazione con tre ceppi sui freni delle ruote anteriori.
Riguardo alle prestazioni, la Giulia TI non teme confronti, essendo avanti a tutta la concorrenza di cilindrata pari o vicina. La notevole potenza del suo bialbero di 1,6 litri (92 Cv-DIN), abbinata a un’ottima aerodinamica della carrozzeria che ha un Cx pari a 0,34 quando le berline dell’epoca hanno in media quasi una decina di punti in più, la spingono a 175 km/h, un valore allora superiore a molte vetture di due litri e anche oltre. Difatti lo slogan per lei coniato è “disegnata dal vento”.
A questo proposito va detto che l’Alfa Romeo dichiara, con un eccesso di prudenza, “oltre 165 km/h”, forse per sorprendere chi l’acquista con una prestazione superiore, del resto puntualmente riscontrata nelle prove condotte dalle riviste specializzate.
La 1500 C si ferma prima, ma i suoi 155 km/h rappresentano comunque un ottimo valore assoluto. Poi c’è il cambio da considerare, che nella Giulia, a differenza che nella rivale Fiat, è a cinque marce: cosa non comune all’epoca e che per gli sportivi ha il suo fascino, dando loro lo spunto per appassionate discussioni. E la finitura? Qui occorre fare una premessa. In entrambe l’impostazione dell’abitacolo è legata a schemi nati nella seconda metà degli anni Cinquanta. E non può essere diversamente, visto che quello è il periodo in cui le due vetture sono concepite e progettate. Negli anni Sessanta lo stile degli interni evolve, a cominciare dalla plancia e dal cruscotto.
Il cambiamento avviene quando le due berline hanno raggiunto la maturità e le modifiche possibili sono limitate, ciononostante il loro interno è piacevolmente arredato con materiali e finiture all’altezza. Insomma, la 1500 C e la Giulia TI giocano una partita importante, sfruttando le doti che ne hanno decretato l’ottimo risultato di vendite sul territorio nazionale, confermato dalla posizione di rilievo conquistata nei mercati esteri. Guardiamo ora un po’ più a fondo questi interni, partendo proprio dal cruscotto che è forse la prima cosa che un cliente osserva nel momento in cui prende in considerazione un nuovo modello.
Lo sviluppo, secondo la moda allora imperante, è orizzontale. L’indicazione della velocità è affidata a una striscia colorata che si sviluppa da sinistra a destra con il suo aumentare. Normali lancette nella 1500 C forniscono invece le informazioni di servizio, quali il livello carburante e la temperatura acqua.
Più ricca la strumentazione della Giulia TI, con l’aggiunta del contagiri e del manometro olio, come si conviene a un’auto che ha tutte le doti per entrare a pieno diritto nel filone pubblicitario nato anni prima e che recitava: “la berlina da famiglia che vince le corse”. Lo spazio a disposizione dei passeggeri e la comodità dei sedili è simile, i rivestimenti della selleria e dei fianchetti pure. Quindi non è l’abitacolo a orientare la scelta del cliente. E neppure la possibilità di trasportare i bagagli, visto che la capacità dei rispettivi vani è analoga. La linea della carrozzeria è invece una questione di gusti. Lo stile americaneggiante della 1500 C (detto “a saponetta”) va di moda in quel momento, compresa l’abbondanza di cromature e di profili in acciaio inox.
Nessuna rivoluzione quindi, ma un solido attaccamento a stilemi in uso al Lingotto e graditi al pubblico. Al contrario della Giulia che, con la coda tronca e rientrante, ha creato uno stacco tale da renderla diversa da tutte, conferendole una personalità che la fa notare immediatamente. E dettando un nuovo stile. Il comportamento stradale parla a favore della Giulia, mentre la 1500 C privilegia la guida comoda, come confermato dalla possibilità di ordinarla con la frizione automatica Saxomat, accessorio neppure previsto per la Giulia.
Non dobbiamo però sottovalutare il plafond prestazionale della berlina Fiat, che permette agili sorpassi non solo ricorrendo al cambio ma anche sfruttando la notevole elasticità del suo quattro cilindri in linea, frutto di un lavoro di messa a punto volto a migliorarne le caratteristiche di erogazione di potenza e coppia. Tant’è vero che, nelle prove di accelerazione con partenza da fermo, all’avvio la 1500 C si dimostra addirittura assai più pronta della Giulia TI, reggendone alla pari la progressione in accelerazione fino a circa 120 km/h. Soltanto al salire della velocità la Giulia prevale in ragione della superiore potenza e della migliore aerodinamica.
Ben frenate lo sono entrambe. Ma quali sono quindi le ragioni che orientano la scelta verso l’una o l’altra? Generalmente chi ne prende in considerazione l’acquisto proviene da una berlina nazionale di cinque o sei anni di età e di cilindrata inferiore, oppure, ma più raramente, da una straniera equivalente o di più bassa cilindrata. Sono anni in cui i modelli Fiat formano all’incirca il 70% del parco automobilistico italiano, seguiti da quelli Alfa Romeo con una penetrazione attorno al 7%.