26 April 2015

Alfa Romeo 1900 SS Touring Cabrio

La 1900 del Portello è stata una delle auto più e meglio interpretate. Touring è artefice di alcune delle più belle realizzazioni. Questa versione scoperta della Super Sprint terza serie è un mirabile esempio, come una macchina del tempo che riporta ai ruggenti anni ‘50....

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Dopo un periodo di assestamento per uscire alla meno peggio dalle devastazioni della guerra, che tra l’altro aveva distrutto il suo stabilimento, l’Alfa Romeo nel 1950 è pronta a ripartire. Con un entusiasmo tale da far scommettere sul futuro del Portello e dell’automobile in generale; entusiasmo che porta a un cambio radicale nella produzione della Casa, fino a quel momento composta da modelli di altissima gamma. Proprio da questi erano derivate le auto dell’immediato dopoguerra: si doveva fare di necessità virtù e comunque, pur obsolete, quelle automobili erano di immenso fascino. La volontà di cambiamento nel rnnovamento porta alla 1900. Hanno un bel dire i lancisti che la loro vettura è più signorile, più silenziosa e più elastica: è vero, ma appare come una magra consolazione perché, ogni volta che su strada incontrano un’Alfa 1900 sono paghe sonore e mal digerite.

L’Alfa è consapevole che con la 1900 sta ponendo le basi della propria fama di costruttrice di vetture pratiche ma con “qualcosa in più” in termini prestazionali. In breve, presenta versioni ancora più potenti: inizia nel 1952 con la TI da 100 CV per 170 km/h (velocità stratosferica per una berlina di allora); e non è finita perché, appena un anno dopo (1953), procede all’aumento di cilindrata alla soglia dei due litri (dai 1.884 cc originari ai 1.975 cc) per una versione più “pastosa”, la Super da 90 CV, e per la combattente di famiglia: la TI Super con un motore ampiamente rivisto, dotato di doppia catena silenziosa per il comando della distribuzione e di due carburatori invertiti doppio corpo.Questo pregevole insieme sviluppa addirittura 115 CV per oltre 180 km/h ed è quello montato anche sulla versione per la Polizia Stradale: la Pantera che tutti conosciamo.

Per capire fino in fondo l’importanza storica della rivoluzione compiuta dall’Alfa Romeo con la 1900 basta pensare alla fine che hanno fatto le sue due maggiori concorrenti degli anni prima della guerra: la Delahaye e la Talbot Lago, marchi di grandissimo blasone ma entrambi travolti dall’incapacità di superare, data la mancanza di un modello adatto ai tempi, i magri anni ‘50. Pur con tutte queste energie orientate alla produzione in serie della nuova berlina (che comporta anche la rivoluzione industriale della catena di montaggio, con gli investimenti annessi), l’Alfa Romeo non intende trascurare la clientela tradizionale viziata da carrozzerie fuori serie e quindi, fin dal 1951, predispone il telaio tipo C (Carrozzieri) con passo accorciato a 2.500 mm (contro i 2.630 delle berline); su di esso si cimentano tutte le più importanti firme del tempo e nascono alcuni capolavori firmati solitamente da Pinifarina e Zagato.

Ma la parte del leone, forte di un rapporto privilegiato che risale agli anni ‘30, la recita Touring che allestisce le belle versioni sportive messe in listino direttamente dalla Casa madre.La prima 1900 Sprint è del 1951 e, accanto a un muso abbastanza simile a quello della berlina TI da cui deriva, presenta il padiglione e la coda evidentemente ispirati a quelli della già citata Villa d’Este; impostazione che sarà grosso modo mantenuta anche sulla successiva serie del 1954 e sulla prima Super Sprint allestita con meccanica della TI Super e dalla vita brevissima (il solo 1955). Su questi modelli la mano di Carlo Felice Bianchi Anderloni rimane quindi visibile mentre per l’edizione del 1956 l’autore esclusivo della linea diventa Federico Formenti, creatore delle più famose realizzazioni della Touring degli anni ‘60, che compie un passo avantimolto significativo facendo propri alcuni stilemi della neonata Giulietta Sprint (tanto che oggi alcuni la definiscono “Giuliettona”) in nome di un giusto “family feeling”.

Estremamente lineare, piacevole ed equilibrata è, oltretutto, offerta con una gamma colori accattivante che comprende il magnifico verde Oceano della vettura del servizio; oltre a favorirne il buon successo commerciale con 349 esemplari venduti in tre anni, il nuovo sobrio aspetto della Super Sprint consente alla Touring, e quindi anche alla committente Alfa Romeo, un buon risparmio nel costo di costruzione rispetto alle più movimentate scocche precedenti. La ridotta sezione frontale, l’assenza di fronzoli e il nuovo cambio a cinque marce con comando a leva centrale (finalmente!) che permette una maggiore distensione dei rapporti, porta la Super Sprint a superare i 190 km/h, un valore che non ha bisogno di commenti; tanta furia è tenuta sotto controllo da enormi freni a tamburo alettati che, belli anche da vedere, occhieggiano dietro i raggi delle ruote. Durante il secondo anno di produzione di questa serie, il 1957, l’Alfa Romeo richiede alla Carrozzeria milanese anche la versione spider; in questo caso la linea, come si può vedere dalle foto, da molto bella diventa mozzafiato e quindi, vista anche l’indiscutibile bontà della meccanica, non si riesce a capire come mai non sia poi stata prodotta in serie (l’unica ipotesi che ci viene in mente è il desiderio di concentrarsi sulla nuova Giulietta Spider, commercialmente più promettente).

EMOZIONI

Interessante notare sulla Spider, evidentemente pensata per una clientela meno sportiva e per un uso più rilassato, il ritorno del comando del cambio al volante. C’è chi dice che questa Spider sia un’esemplare unico, chi dice ne siano state costruite due o tre di cui questa sarebbe l’unica sopravvissuta e chi invece segnala che ve ne sia un’altra in Svizzera; a noi poco importa: l’importanza collezionistica di quest’auto è elevatissima e fuori discussione, ma un altro aspetto ci preme sottolineare, ed è la suggestione che essa è capace di creare. Guardandola, anche soltanto in foto, non si può fare a meno di lasciare andare la fantasia pensando a quale festa poteva rappresentare possedere un’auto come questa a metà degli anni ‘50 del secolo scorso, quando le strade erano deserte e si poteva decidere in qualsiasi momento, magari in un tardo venerdì pomeriggio estivo, di partire alla volta di una località di mare a capote aperta senza curarsi dei bollettini di Isoradio e soltanto per vedere il tramonto specchiarsi nei lucidi cerchi a raggi dell’auto ferma sul porto.

Voi la guardate seduti al tavolo di quel ristorante che non avete avuto bisogno di prenotare l’anno prima e non è infestato da vocianti comitive di turisti con lo zaino; ed ecco che il verde Oceano della Spider pian piano si confonde con quello del mare e voi, sorseggiando un bicchiere di vino bianco ghiacciato vi rendete conto con un briciolo di malinconia che ben difficilmente da un’automobile potrete mai più ricevere le stesse emozioni di questi anni d’oro. Visto il tributo quasi poetico, di cui chiediamo licenza, che le abbiamo appena dedicato è giusto ora raccontare la storia di questo esemplare che oggi è di nuovo in Italia.

L’attuale proprietario l’ha infatti ricondotto entro i nostri confini dalla vicina Francia, nel 2007, già restaurato come appare oggi; ovviamente prima di perfezionarne l’acquisto sono state condotte le più rigorose indagini sulla effettiva originalità dell’allestimento Spider che, è evidente, risulta facilmente falsificabile. Ne è emersa la storia completa e limpida dell’esemplare: nato in colore grigio metallizzato e immatricolato nel settembre 1957 a Prato, l’anno successivo si trova a Genova per poi approdare a Roma nel 1959 dove rimane, passando alcuni proprietari tra cui il famoso commerciante di auto di lusso (sua la Sa.Mo.Car) Vincenzo Malagò, fino al 1969 quando molto probabilmente è messa a riposo. Il passaggio successivo è del 1992, quando è acquistata come progetto di restauro dal collezionista emiliano Mario Righini che alcuni anni dopo la rivende a un appassionato tedesco.

Questi la lascia restaurare in Italia, a Milano. Molto probabilmente è in questa fase che il Committente decide di cambiare il colore a favore del verde Oceano e mai trasgressione dall’originalità fu più opportuna, visto che questa livrea, con il trattamento collegato della plancia e dei materiali di rivestimento, le dona un’eleganza straordinaria; è facile innamorarsi di un’auto così e infatti, un giorno che non conosciamo, ciò capita a un appassionato francese che la acquista e la conserva come nuova fino al 2007. Da questa data comincia per l’attuale proprietario una laboriosa ricerca dei documenti inoppugnabili sull’originalità della vettura, onde ottenere le certificazioni del Registro Italiano Alfa Romeo e dell’ASI: obiettivi centrati rispettivamente nel febbraio 2009 e nel settembre 2010 con classificazione FIVA A/3 (originale/restaurata) e la seguente nota: “trattasi di uno dei 2 o 3 veicoli Coupè trasformati Cabriolet dalla Carrozzeria Touring”.

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