Accise: si punta all'eliminazione delle più vecchie

Nel Contratto di Governo di Lega e Movimento 5 Stelle è previsto il taglio delle accise sui carburanti, un buco da 6 miliardi per lo Stato italiano.
Dopo tanti ripensamenti e una lunga trattativa il documento di programma tra Lega e Movimento 5 Stelle sembra essere pronto. All'interno di questa proposta comune vi sarebbe tra le tante anche l'intenzione di ridurre la pressione fiscale. Una proposta, articolata su più punti, che andrebbe a coinvolgere anche le tanto odiate accise sui carburanti che oramai attanagliano sempre più il nostro portafoglio al momento di fare rifornimento.
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Le accise sono, infatti, un tema molto sentito nel nostro paese, una tematica che ciclicamente torna a far discutere l’opinione pubblica. Discussione che si anima ancora di più specie in quei periodi di forti rialzi nel prezzo del barile del greggio o in procinto di una manovra finanziaria che preveda una qualsiasi clausola di salvaguardia che potrebbe portare a nuovi aumenti: nell'IVA, nelle tasse o più semplicemente dei prezzi alla pompa. Sono, inoltre, un argomento scottante perché fin da principio erano state inserite come tasse straordinarie cioè introdotte in genere dopo eventi tragici come guerre, terremoti o alluvioni. Successivamente però sono diventate tasse definitive e praticamente ormai indispensabili per l'economia del nostro Paese. Basti, infatti, pensare che solo lo scorso anno il gettito garantito dalle accise è stato di ben 25 miliardi di euro, una cifra difficile da coprire.
Seppur ormai definitive e indispensabili, alcune di queste accise sono comunque anacronistiche e quanto mai antiquate ed inutili. Nella lunga lista di accise che attanagliano il prezzo alla colonnina non è difficile scorgere ancora accise che risalgono ai primi anni del ‘900 relative ai finanziamenti di conflitti dello scorso secolo o alla ricostruzione dopo calamità naturali come, per esempio, la Guerra in Abissinia e in Bosnia o l’alluvione di Firenze e i terremoti di Belice e Friuli o Irpinia. Tasse considerate per l'appunto odiose ma rimuoverle porterebbe allo Stato un mancato introito di circa a 6 miliardi di euro l’anno cioè circa un 20% di quanto le accise hanno fruttato ai conti statali nel solo 2017, raggiungendo la strabiliante quota di circa 25 miliardi complessivi. La proposta avanza dalla Lega e fortemente voluta da Matteo Salvini porterebbe quindi si a una riduzione di 18 centesimi nel prezzo al litro di benzina e di 15 in quello del gasolio ma comporterebbe il dover trovare altro denaro per compensare quella voragine da 6 miliardi di euro l'anno che si verrebbe a creare.
Una cosa però è certa. Attualmente il carico fiscale sui carburanti in Italia è il quarto più alto d'Europa. Secondo uno degli ultimi sondaggi sul prezzo finale il prezzo della materia prima carburante pesa solo per il 36%. Ben il 64% del prezzo finale se ne va al fisco in tasse tra accise e IVA. Basterebbe quindi eliminare i quasi 73 centesimi al litro di accise che attanagliano la benzina oppure i 62 centesimi che attanagliano sul gasolio o meglio ancora eliminare del tutto le tasse sui carburanti così da ritrovarci un litro di verde a circa 0,577 euro e uno di gasolio a circa 0,588 euro.
Non va, infine, dimenticata la forte influenza che gli scenari geo-politici hanno sul prezzo del petrolio alla fonte cioè sul costo del barile di petrolio. Una cifra fortemente volubile che, ad ogni minima preoccupazione o sentore che qualche tensione internazione possa scatenarsi, schizza a prezzi vertiginosi. Per non parlare della sempre più frequente speculazione, attuata dagli stessi proprietari petroliferi, che spesso giocano a rialzo diffondendo notizie non veritiere sulle loro giacenze effettive di petrolio oppure alterandone la domanda col mero scopo di guadagnarci.
Proprio di recente, l'escalation tra gli Stati Uniti e l'Iran ha portato a un ulteriore rialzo dei prezzi del barile. Rialzo che istantaneamente si è riversato sul prezzo alle colonnine facendo infuriare la stessa Codacons. L'associazione non si capacita di come sia possibile che il prezzo alla pompa aumenti al solo annuncio di tensioni in Medioriente: il petrolio venduto oggi è stato acquistato nei mesi scorsi, quando le quotazioni erano decisamente inferiori ai prezzi odierni. Proprio per questo la stessa Codacons ha richiesto ai Nas di verificare se la speculazione possa configurare una forma di aggiotaggio. Dopotutto, in un Paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti avviene su strada, l’incremento dei prezzi alla pompa ha un effetto valanga sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto, produzione, trasformazione e conservazione e quindi una importante conseguenza sull'economia nazionale.

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