19 May 2014

Un rilancio senza... Lancia!

Grandi novità, progetti faraonici, ma anche una dolorosa dimenticanza: l’assenza del marchio Lancia nel programma di sviluppo....

Un rilancio senza... lancia!

I lettori non ce ne vogliano se torniamo a parlare di Fiat . I motivi sono evidenti e si intrecciano con la cronaca di stretta attualità, considerando gli eventi che una settimana dopo l’altra accendono i riflettori su FCA (l’acronimo, che come molti di voi sapranno già, sta per Fiat Chrysler Automobiles). Luci che questa volta si sono accese in America, dove siamo volati recentemente per ascoltare dalla viva voce di Marchionne e dei suoi più stretti collaboratori il nuovo piano industriale del Gruppo. Un piano articolato e complesso, accompagnato da numeri, strategie, concetti e da decine di nuovi progetti spalmati nei vari continenti dove il Gruppo è attivo.

90 NOVITA'
Per un totale di oltre 90 novità annunciate da qui al 2018. Un piatto decisamente ricco, condito da promesse mirabolanti: sette milioni di veicoli prodotti entro i prossimi quattro anni, cinque miliardi di utili netti a fine piano, debiti azzerati e marchi come Alfa Romeo e Maserati destinati ad aumentare in modo vertiginoso i loro ritmi produttivi. Insomma tutto si può dire tranne che a Marchionne manchino ambizione e coraggio: una road map esaltante, degna dei migliori capitani d’industria. (qui i pdf dei singoli marchi)

 

Ma evidentemente non esistono rose senza spine e poche ore dopo la chiusura dei lavori, il mondo della finanza dava le prime risposte al piano: titolo Fiat sospeso per eccesso di ribasso e Borse in picchiata. Il 7 maggio, il giorno dopo gli annunci di Auburn Hills (dove ha sede la Chrysler), il titolo chiudeva con un calo dell’11,69%. Non proprio un successone. A onor del vero non è la prima volta che Marchionne gioca d’azzardo sui tavoli della finanza e i risultati, almeno fino ad oggi, gli hanno quasi sempre dato ragione. Staremo a vedere. 

LANCIA
Ma numeri a parte, il piano Fiat ha anche confermato quello che purtroppo si sapeva da tempo: nei prossimi cinque anni non c’è spazio per un’ipotesi di sviluppo e di consolidamento del marchio Lancia nel mondo. Che resterà perciò confinato in Italia, in una sorta di riserva naturale dove trascorrere serenamente gli ultimi anni di una lunga vita. Con una produzione in pratica circoscritta ad un solo modello ragionevolmente commerciabile: la Ypsilon. Una miseria. Non siamo inguaribili romantici né tantomeno nostalgici sognatori: sappiamo bene che lo sviluppo tecnologico è una locomotiva che corre esclusivamente sui binari dell’innovazione e che lasciarsi andare al ricordo del bel tempo che fu è un’operazione sterile che non produce utili.

Ma per Lancia avremmo voluto che i vertici del Lingotto avessero osato un po’ di più, dando fiducia a un marchio che meriterebbe maggiori attenzioni. E inevitabilmente i nostri ricordi tornano, tanto per fare un esempio, al Salone di Francoforte del 2003 quando la Lancia presentò la Fulvia Concept di Flavio Manzoni. Auto di una bellezza quasi struggente per i suoi evidentissimi legami con le Fulvia Coupé degli anni ’60. Piacque a tutti, ma non se ne fece nulla. Peccato, perché rilanciare il presente utilizzando in modo intelligente il passato poteva essere un magnifico trampolino di lancio per il futuro.

E fa sorridere amaro pensare che la Flavia entrata in produzione come una sorta di meteora, per molti giovani altro non è che una Chrysler 200 Convertibile alla quale è stato solo cambiato nome. Ignorando che la Flavia, nella duplice veste berlina e coupé, a partire dagli anni ’50 è stata una delle pietre miliari della storia della Casa di Chivasso. Proprio come la Fulvia.

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