R8 è, effettivamente, una sopravvissuta appartenente a una generazione, quella delle supercar con motori king size aspirati, che non ha futuro. Solo presente. Una roadster pura, dal doppio volto: tranquilla e amichevole nell’utilizzo quotidiano, travolgente e inarrestabile se portata al limite. Una sportiva in grado di trasmettere una scossa più forte delle dita infilate nella presa da 220 Volt quando il V10 5.2 da 540 Cv erutta un sound che farebbe impallidire il bassista dei Metallica. Sotto il profilo tecnico, la “ricetta” R8 Spyder non cambia rispetto alla Coupé, dato che alla scocca in alluminio e carbonio, alle sospensioni magnetoreologiche e alla trazione integrale si accompagna la vera e propria perla dentro la conchiglia, vale a dire il 10 cilindri a V di derivazione Lamborghini a doppia strategia d’iniezione della benzina: diretta come standard, indiretta, ovvero nel collettore d’aspirazione, ai carichi parziali. Forte della lubrificazione a carter secco, eroga 540 Cv a 7.800 giri/min e 540 Nm di coppia a 6.500 giri, consentendo alla roadster degli Anelli di scattare da 0 a 100 km/h in 3,6 secondi, da 0 a 200 km/h in 11,8 secondi, e raggiungere una velocità massima di 318 km/h. Prestazioni d’eccellenza per un’auto che fa della trattabilità la propria bandiera e che rispetto alla versione a tetto rigido può contare su di una capote in tela pesante 44 kg, in grado di aprirsi e chiudersi in 20 secondi sino a una velocità di 50 km/h, oltre che su rinforzi strutturali, dovuti alla configurazione open air, in corrispondenza dei sottoporta, dei montanti anteriori e della cornice del parabrezza.