19 September 2014

Produzione, da Melfi un esempio positivo per l’Italia

Dopo quarant’anni di attività e oltre 8,5 milioni di automobili, la storica fabbrica PSA (Peugeot-Citroën) di Aulnay-sous-Bois, in Francia, ha prodotto la sua ultima vettura, una Citroën C3, il 25 ottobre 2013, quasi un anno fa. Poi più nulla. Opel...

Produzione, da melfi un esempio positivo per l’italia

Dopo quarant’anni di attività e oltre 8,5 milioni di automobili, la storica fabbrica PSA (Peugeot-Citroën) di Aulnay-sous-Bois, in Francia, ha prodotto la sua ultima vettura, una Citroën C3, il 25 ottobre 2013, quasi un anno fa. Poi più nulla: fino alla chiusura definitiva, saranno prodotti componenti. Niente più automobili, insomma, con buona (si fa per dire) pace per i 3.000 dipendenti interessati.

OPEL E FORD
Opel ha annunciato lo stop alla produzione di automobili nello stabilimento di Bochum, in Germania, a partire dal 2016, mettendo a rischio 3.000 posti di lavoro, anche se l’azienda avrebbe assicurato che la fabbrica non sarà chiusa, ma trasformata in un centro per la distribuzione di parti di ricambio. A Genk, dove ha sede lo stabilimento belga di Ford che occupa circa 4.300 lavoratori, la fabbrica potrebbe cessare l’attività entro la fine di quest’anno. Ed è di oggi la notizia che Ford ridurrà la produzione della Fiesta nello stabilimento di Colonia. Undici giorni di stop a ottobre e altri undici a novembre per far fronte alla minor domanda registrata da giugno in europa. 

Come si può notare, nel caso sia sfuggito, se parliamo di costruttori automobilistici oggi è dura per tutti, in Europa e non solo in Italia. Nelle scorse settimane è stata ufficialmente presentata in Italia la nuova Jeep Renegade. Si tratta della prima Jeep costruita fuori dagli USA e sarà fabbricata, assieme alla Fiat 500 X che debutta ai primi di ottobre al Salone di Parigi, proprio in una fabbrica italiana: a Melfi, in Basilicata. In una fabbrica completamente ristrutturata, che finora si era dedicata alla Punto per qualche tempo alla Ypsilon.

5.400 DIPENDENTI
Stabilimento con 5.400 dipendenti che fino ad oggi è stato flagellato dalla cassa integrazione, ma che da ottobre diventa la prima fabbrica di automobili italiana a tornare stabilmente a lavorare 24 ore al giorno. In pratica quella che è nata è una Melfi2, che sulla base dell’impianto originale (1993) e seguendo l’esempio di Pomigliano, si è trasformata in uno stabilimento di moderna eccellenza tecnologica.

Sia la Renegade sia la 500X saranno vendute in oltre 100 Paesi di Europa, America del Nord e Asia e appartengono al segmento delle piccole Sport utility che sta registrando un boom commerciale in tutto il mondo, Europa compresa e che potrebbe far salire la produzione dello stabilimento lucano fino a 200-250 mila Suv l’anno. Se le vendite delle Suv Fiat-Jeep andranno bene, per la fabbrica di Melfi sarà l’inizio di una nuova vita. Come già sta succedendo a Grugliasco, grazie alla produzione delle Maserati, nello stabilimento ex Bertone, dove non si costruivano più automobili dal 2006. E come potrebbe succedere anche a Mirafiori, dove fervono i preparativi per modificare le linee di produzione, che verranno dedicate alla prima Suv Maserati e con ogni probabilità a un altro nuovo modello Alfa Romeo.

TERMINI IMERESE
I nuovi modelli: se ne parla e se ne discute da molti mesi. Da prima ancora che Marchionne annunciasse il nuovo piano prodotto di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) è tutta una discussione, fatta di critiche e di apprezzamenti, sulle novità del Gruppo e dei suoi marchi, a cominciare dall’Alfa Romeo, ma ci fosse qualcuno che ogni tanto si ricordasse che il futuro di Fiat Chrysler Automobiles, per quanto riguarda l’Italia, prevede anche il ritorno alla piena occupazione in tutti gli stabilimenti. A parte, purtroppo, Termini Imerese, il cui destino è segnato. Non ne parla più nessuno, ma noi ci auguriamo una soluzione positiva: sono in ballo posti di lavoro.

Da un po’ di tempo a questa parte, troppo spesso si parla solo di prodotto, o della nuova sede di FCA, o ancora: di Montezemolo. Dimenticando che il nuovo piano industriale presentato da Marchionne ha confermato l’importanza della produzione in Italia e l’impiego al 100% delle strutture e degli impianti italiani, le cui prestazioni sono al momento dimezzate. “La Fiat non manderà a casa nessuno dei suoi dipendenti italiani” ha ripetuto più volte Marchionne. Non è poco, di questi tempi. Sarà anche un atto dovuto, visto quello che l’Italia rappresenta per Fiat, ma almeno riconosciamolo a Marchionne e ai suoi manager.

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