A partire dal 2001, la Porsche inizia la commercializzazione del
PCCB (
Porsche
Ceramic
Composite
Brake)
sulla 911 Turbo.
Scopriamo insieme i segreti di questo nuovo straordinario sistema frenante,
con disco in ceramica e canali di raffreddamento a evolvente.
Coefficienti di attrito superiori del 25%
Il PCCB assicura coefficienti di attrito superiori. In caso di emrgenza
un netto vantaggio: la frenata non richiede nè un maggiore sforzo al pedale
nè sistemi ausiliari per generare, entro frazioni di secondo, la forza
frenante massima ad ambedue gli assali; il PCCB genera subito, e senza
grande sforzo al pedale del freno, la decelerazione massima.
Disco freno in presa
La perforazione della superficie di attrito del disco conferisce inoltre
al PCCB un'eccellente progressività su strada bagnata, eliminando in brevissimo
tempo il vapore acqueo che si viene a creare tra disco e pastiglia.
Sull'asse anteriore sei pistoncini spingono le pastiglie contro il disco
di ceramica, mentre su quello posteriore la Porsche punta ancora sul collaudato
sistema a quattro pistoncini. I diametri differenziati dei pistoncini servono
a compensare il consumo obliquo tangenziale.
In un'ottica progettuale tipicamente tedesca, gli ingegneri Porsche, per
essere sicuri che le temperature eventualmente elevate non vengano trasmesse
al liquido dei freni, hanno sviluppato un sistema di isolamento termico
a forma di scudo tra pastiglia e pistoncino. Il fattore di coibentazione
di questo materiale supera di 2,5 volte quello del titanio usato per i
freni di formula 1.
Disco freddo brevettato Porsche
Il basso peso specifico del materiale, determina una minore capacità termica,
consentendo al disco di sopportare temperature d'esercizio estremamente
elevate. Il calore potrebbe crescere fino a mettere in crisi i sensori
ABS ed il liquido dei freni, tuttavia, i tecnici di Stoccarda hanno ovviato
al problema sfruttando il decennale know-how nel campo del raffreddamento
interno dei dischi, possibile grazie ai canali a evolvente.
Peso dimezzato
Pur avendo un diametro maggiore di quello del disco in ghisa (350 mm contro
330) la minore densità della ceramica riduce il peso del disco di circa
il 50%.
Per la meccanica della Turbo, ciò equivale ad un alleggerimento di 16,5
Kg; per gli specialisti dell'assetto significa un enorme salto evolutivo.
Da anni si cervava di risparmaire qualche
grammo dalle masse non sospese, per migliorare il confort di rotolamento,
dello smorzamento ruota e la sensibilità dello sterzo. Questa leggerezza
stratordinaria ha reso possibile anche un miglioramento della progressività
dinamica degli ammortizzatori con conseguente perfezionamento della dinamica
di sterzata. |
Ottima resistenza al fading
L'elevata temperatura di esercizio dei dischi PCCB non modifica mai il
coefficente d'attrito. Il livello di quest'ultimo è costante ed elevato
sia quando i freni sono freddi sia quando sono caldi.
Durante il massacrante "
Porsche fading test" (che prescrive
25 frenate dal 90% della velocità massima a 100 km/h), il coefficiente
di attrito si è assestato a circa 0,45 dopo l'undicesima frenata.
Il disco Porsche reagisce perfettamente a temperatura fino a 800° celsius
(proibitive per un tradizionale disco in ghisa grigia) digerendole senza
problemi, essendo stato cotto "al vuoto spinto" a oltre 1700°
celsius.
A queste temperature, un tradizionale disco in ghisa grigia tende alla
dilatazione termica, generando un' ondulatura superficiale che penalizza
il confort a causa della pulsazione del sistema idraulico; inoltre, l'asse
anteriore viene sollecitato e causa vibrazioni torsionali al volante.
A partire dal 2001, la
Porsche
inizia la commercializzazione del
PCCB
(
Porsche
Ceramic
Composite
Brake) sulla 911 Turbo.
Scopriamo insieme i segreti
di questo nuovo straordinario sistema frenante, con disco in ceramica e
canali di raffreddamento a evolvente.
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Disco freno
in presa
La perforazione della superficie di attrito
del disco conferisce inoltre al PCCB un'eccellente progressività su
strada
bagnata, eliminando in brevissimo tempo il vapore acqueo che si viene a
creare tra disco e pastiglia.
Sull'asse anteriore sei pistoncini spingono
le pastiglie contro il disco di ceramica, mentre su quello posteriore la
Porsche punta ancora sul collaudato sistema a quattro pistoncini. I diametri
differenziati dei pistoncini servono a compensare il consumo obliquo
tangenziale.
In un'ottica progettuale tipicamente tedesca,
gli ingegneri Porsche, per essere sicuri che le temperature eventualmente
elevate non vengano trasmesse al liquido dei freni, hanno sviluppato
un sistema di isolamento termico a forma di scudo tra pastiglia e pistoncino.
Il fattore di coibentazione di questo materiale supera di 2,5 volte quello
del titanio usato per i freni di formula 1. |
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| Peso dimezzato
Pur avendo un diametro maggiore di quello
del disco in ghisa (350 mm contro 330) la minore densità della ceramica
riduce il peso del disco di circa il 50%.
Per la meccanica della Turbo, ciò equivale
ad un alleggerimento di 16,5 Kg; per gli specialisti dell'assetto significa
un enorme salto evolutivo.
Si noti nella foto come
4 dischi PCCB pesino come 2 dischi di concezione tradizionale. |
Da anni si cervava di risparmaire qualche
grammo dalle masse non sospese, per migliorare il confort di rotolamento,
dello smorzamento ruota e la sensibilità dello sterzo. Questa leggerezza
stratordinaria ha reso possibile anche un miglioramento della
progressività
dinamica degli ammortizzatori con conseguente perfezionamento della dinamica
di sterzata. |
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| Ottima resistenza al fading
L'elevata temperatura di esercizio dei
dischi PCCB non modifica mai il coefficente d'attrito.
Il livello di quest'ultimo è costante ed
elevato sia quando i freni sono freddi sia quando sono caldi. |
Durante il massacrante "Porsche
fading test" (che prescrive 25 frenate dal 90% della velocità
massima a 100 km/h), il coefficiente di attrito si è assestato a circa
0,45 dopo l'undicesima frenata.
Il disco Porsche reagisce perfettamente
a temperatura fino a 800° celsius (proibitive per un tradizionale disco
in ghisa grigia) digerendole senza problemi, essendo stato cotto "al
vuoto spinto" a oltre 1700° celsius.
A queste temperature, un tradizionale disco
in ghisa grigia tende alla dilatazione termica, generando un' ondulatura
superficiale che penalizza il confort a causa della pulsazione del sistema
idraulico; inoltre, l'asse anteriore viene sollecitato e causa vibrazioni
torsionali al volante. |