Mobility Tour 2018: tutti schierati a difesa del diesel

Il diesel è essenziale per l’abbattimento delle emissioni di CO2, in quanto motorizzazione molto più pulita rispetto al passato. L’elettrico, invece, seppur una valida alternativa, non è ancora sufficientemente maturo per poter entrare in vigore.
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A Imperia è andata in scena il Mobility Tour 2018, l’evento organizzato da Federmotorizzazione che si pone l’obiettivo di fare chiarezza sui cambiamenti che stanno interessando il mondo automotive su quale sarà il futuro dei motori in vista di una mobilità a zero emissioni. Ciò che è emerso un po' si sapeva già ma sempre più spesso ormai viene percepito come non veritiero in favore di un forte consenso verso una mobilità green che vede nell’elettrico l’unica possibile soluzione per poter abbattere l’inquinamento all’interno delle nostre città.

Diesel avanti tutta

I numerosi esperti che sono intervenuti a questa utilissima convention sono tutti concordi nel non demonizzare ne il gasolio ne tanto meno tutti gli ultimi motori a combustione interna. In primis perché gli attuali motori Euro 6d-Temp sono praticamente quasi privi di emissioni inquinanti, secondariamente perché il diesel è l’unica arma che attualmente le politiche e i costruttori di auto hanno per poter abbattere il continuo aumento delle emissioni di CO2 e in terzo luogo perché non sono i motori a combustione interna la principale causa di inquinamento all’interno delle nostre città.

Aggiornare il parco auto

Sicuramente un’ottima strategia di intervento potrebbe essere quella di svecchiare il parco circolante in Italia, un parco auto che vede ben 7,5 milioni di vetture immatricolate prima del 2001 su 37 milioni esistenti in Italia. Una soluzione che permetterebbe così di beneficiare ampiamente degli ottimi risultati raggiunti dai motori negli ultimi 25 anni: un calo di oltre il 90% di ossidi di azoto e particolato. Va poi tenuto a mente che la maggior parte dell’inquinamento non è causato dal trasporto di persone o di merci ma dagli impianti industriali, dai riscaldamenti, dal trasporto aereo e dall’agricoltura.

Non è colpa delle auto

Fatta 100 l’emissione totale di anidride carbonica, quella imputabile ai trasporti è pari al 25% e di quest’ultima solo il 13% è appannaggio di auto e van. Inoltre, fatta 100% l’emissione totale di particelle inquinanti, solo il 20% è imputabile alle emissioni derivanti dal trasporto pubblico e privato su gomma. Va oltretutto tenuto a mente che un motore Euro 6d produce in 20.000 km una quantità di particolato che un impianto di riscaldamento a pellet emette in 32 ore e che molto delle polveri sottili vengono emesse dal consumi dei freni e delle gomme e per questo basterebbe un maggiore lavaggio delle strade, spesso sottovalutato, per abbattere anche questo importante fattore.

Elettrico si ma non subito

La mobilità elettrica a zero emissioni, infine, è si una valida alternativa agli attuali motori endotermici ma non è ancora pronta per poter entrare in vigore. Gli eccessivi costi, la mancanza di infrastrutture adeguate e la ancora scarsa autonomia offerta, rendono questa tecnologia una soluzione che potrà entrare in vigore solamente tra qualche anno. A questo va aggiunto che attualmente esistono già altre 15 diverse tecnologie per alimentare un’auto rispettando le normative europee, dalla benzina all'etanolo, e nove di queste sono disponibili in Italia. Quindi prima di passare all’elettrico è bene sfruttare tutte le altre possibilità già pienamente pronte per il quotidiano utilizzo. Va, infine, tenuto bene a mente che l’avvento dell’elettrico potrebbe portare a una consistente perdita nei posti di lavoro. Le auto elettriche hanno meno componenti e necessitano di meno manutenzione e ricambi. Per questo se el 2030 il mercato fosse composto dal 15% di ibride e 25% di elettriche pure, si potrebbero perdere circa 67.000 posti di lavoro.

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