02 July 2015

Nuova Mazda MX-5, le nostre prime impressioni

Più piccola, leggera e divertente, la quarta generazione della roadster giapponese segna un gradito ritorno al passato, verso la guida nella sua forma più pura....

Nuova mazda mx-5, le nostre prime impressioni

È il mattino presto di una calda giornata di giugno, a pochi km da Nizza. Il cielo è terso e tutt’intorno nient’altro che campagna e silenzio. Sono seduto a due spanne da terra, praticamente disteso, con il piccolo volante a tre razze che davanti a me implora solo di essere impugnato. E anche se l’abitacolo è piuttosto angusto, il tunnel centrale ingombrante e la cornice del parabrezza a poca distanza dalla mia fronte, penso di non essere mai stato così comodo. E felice. La nostalgia, lo devo ammettere, iniziava infatti lentamente a farsi strada. Per certi versi, penso concordiate con me, siamo a bordo di una "sopravvissuta".

 

 

E’ rimasta infatti, quasi, solo lei. Crisi e mode hanno decimato nel giro pochi anni le roadster più piccole e leggere e dunque le più divertenti. L’ arrivo di questa quarta generazione MX-5 , da oltre vent’anni un autentica icona, appare dunque ai miei occhi come un evento più unico che raro. E l’attesa, ve lo assicuriamo, è stata ricompensata. In barba alla modernità, gli ingredienti salienti sono rimasti, fortunatamente, gli stessi di sempre: motore anteriore longitudinale, la trazione dalla parte giusta (posteriore), ingombri molto compatti, e, soprattutto, 1,015 kg appena perfettamente bilanciati ( 50:50) tra i due assi. E’ anche più larga, ma più corta e bassa della precedente e i suoi 3,91 m di lunghezza ne fanno di fatto l’ MX-5 più corta dalla prima generazione nel lontano 1989. Anche il quattro cilindri 2,0 litri da 160 cv è stato abbassato di 20 mm, il che ha permesso di ridurre il baricentro della vettura.

 

 

L’ hardware della vettura è rimasto sostanzialmente immutato con sospensioni anteriori a doppio braccio, un retrotreno multilink, ammortizzatori sportivi Bilstein (solo sulla 2,0 litri), un differenziale posteriore a slittamento limitato e un cambietto a sei marce rigorosamente manuale e dalla corsa cortissima che è lo stato dell’arte. Alla guida offre un comportamento dinamico che ripropone con rigore quasi didascalico esattamente quello che ci si aspetta da lei: precisa in inserimento, ben equilibrata in percorrenza e agilissima anche nei tracciati più tortuosi. Il passaggio da un servosterzo idraulico a uno elettrico, per la prima volta su una MX-5, non è il dramma che mi aspettavo. Rimane preciso, diretto, con un buon carico anche in velocità un ritorno abbastanza pronto.

Solo forzando ritmo e inserimenti il corpo vettura si appoggia abbastanza notevolmente sulle ruote interne, come se le barre antirollio non lavorassero a dovere. Insomma, ci sono più movimenti della scocca di quanto non ti aspetteresti da una sportiva così, ma le reazioni restano naturali, progressive e ben gestibili. Il retrotreno allarga con una certa decisione e senza grandi preavvisi, ma mai da mettervi realmente in apprensione. Così, malgrado il setup non estremo, chilometro dopo chilometro ti rendi conto che il controllo resta sempre molto buono, in virtù anche del peso piuma della vettura, dell’ottimo bilanciamento trai due assi e di una frenata potente e ben modulabile. 

 

 

La concentrazione si trasforma in puro coinvolgimento e crea un legame profondo, quasi totale tra voi e la roadster giapponese. Curve e controcurve, la piccola Miata è puro piacere di guida. Il secondo vantaggio di un set up un po’ morbido è un confort sospensivo di tutto rispetto che mostra una certa clemenza verso la vostra schiena anche sugli avvallamenti più marcati. Nulla da aggiungere sul comparto motore/trasmissione. Il 2,0 litri non è particolarmente vivace sotto i 3.000 giri/min, con una coppia massima erogata molto in alto (200 Nm a 4,600 giri/min), ma sembra letteralmente risvegliarsi attorno a quota 5.000 con un sound decisamente più cupo e coinvolgente che vi accompagna sino al limitatore.

 

Il sei marce è un ‘autentica gioia. La leva, cortissima, ha movimenti secchi, precisi e l’escursione è così contenuta che passare da un rapporto all’altro è quasi immediato. Anche la frizione, per inciso, è stata migliorata con un pedale più leggero. C’e’ poi un ultimo aspetto rimasto fedele alla tradizione. Anche su questa quarta generazione potete decidere di non affrontare ogni curva con il coltello tra i denti, ma di passeggiare tranquillamente lungomare godendovi in pieno la bellezza della guida a cielo aperto. A quel punto, lei vi asseconda e vi accompagna con fare piacevole, senza chiedervi né impegno né sacrifici. Nemmeno in concessionaria dato che la variante meno potente con il motore 1.5 da 131 cv parte da democraticissimi 25.300 euro,mentre per la versione provata da 160 cv si parte da 29.950 euro (in allegato in alto listino e scheda tecnica).

 

Qui i primi video:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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