Non si sa se queste suggerirono di fare qualche modifica alla meccanica, che invece Pinin Farina fece alla carrozzeria, dando maggior corposità al frontale, grazie soprattutto ad una griglia più verticale e con le “spalle” più larghe, ad un fascione sporgente inserito sotto il cofano del baule, anch’esso con lo scopo di dare maggiore muscolosità al modellato, ed infine ai paraurti in due pezzi, molto più compiuti e meglio inseriti nei volumi generali dei semplici rostri verticali che erano stati utilizzati per il prototipo.
Essendo stato realizzato il modello con in mente il mercato statunitense, all’inizio della produzione fu privilegiata la versione con guida a sinistra, cosa mai avvenuta in precedenza quando la versione “normale” delle auto della Lancia era sempre stata con la guida a destra, tanto che prima della Seconda Guerra Mondiale con la guida a sinistra erano state realizzate solo poche decine di Lambda ed un unico, per quanto si sa, telaio di Dilambda che, splendidamente carrozzato da Castagna, era stato subito venduto in America. La presentazione ufficiale dell’Aurelia Spider fu al Salone di Bruxelles della metà di gennaio 1955, dove fu inviato l’esemplare con telaio B 24S #1002, completato in un solo giorno proprio per il Salone belga; l’auto fu subito venduta e, tranne un breve periodo passato in Gran Bretagna, non ha mai lasciato quel Paese. Ben 19 furono le Spider guida a sinistra messe in cantiere prima che fosse impostato il primo esemplare con la tradizionale guida a destra.
La sensazione suscitata dalla nuova Lancia fu enorme; Ranieri di Monaco, già felice proprietario di una B 20 III Serie, se ne assicurò subito una e la utilizzò per chiudere il circuito del GP di Monaco, quello del tuffo in mare di Ascari; i piloti Cesare Perdisa e Jean Behra ne acquistarono una ciascuno, rossa e guida a destra quella di Perdisa, grigia con una delicata sfumatura azzurra e guida a sinistra la B 24S #1020 di Behra, che fu intestata alle Officine Maserati S.p.A., probabilmente per evitargli i fastidi connessi con il tenere in Italia un’auto con targa francese, o quelli di un’immatricolazione come “Escursionista Estero” (la targa fu MO–35676). Il successo fu grande anche nell’ambiente del cinema, la vettura fu utilizzata in molti film (come quella delle nostre foto, ndr), e non soltanto in Italia.
MA IN AMERICA....
L’Aurelia Spider era in effetti un’auto da sogno, di proporzioni quasi perfette, con linee sensuali che davano e danno ancora oggi la sensazione di essere lanciata a grande velocità anche quando è ferma, sensazione tanto ricercata dai designer di auto e tanto raramente raggiunta; il parabrezza panoramico fa l’occhiolino ad analoghe soluzioni americane, rivisitato però da una mano europea; l’equilibrio dei volumi tra muso e coda è perfetto, senza nessuna interruzione in quanto a vettura aperta la capote in tela alloggia, completamente occultata, dietro i sedili; le combinazioni cromatiche che per la carrozzeria privilegiavano i colori pastello esaltano benissimo le forme tondeggianti, la perfetta esecuzione della Pinin Farina e per la meccanica della Lancia rendevano l’Aurelia Spider un unicum nel panorama automobilistico del 1955, tanto che i pochi difetti erano dimenticati, quando non fatti diventare pregi.
Motor Trend scrisse “waterproofing leaves much to be desired”, la tenuta all’acqua (della capote) lascia molto a desiderare, e lamentò l’eccessivaescursione della leva del cambio nel passaggio dalla II alla III, eppure concluse che la vettura era senza alcun dubbio costruita a mano “in the finest Italian tradition”, nella migliore tradizione italiana. Nonostante tutto ciò, il successo dell’auto negli Stati Uniti fu ben lontano dalle aspettative. La causa principale era il prezzo: secondo quanto riportato da Road & Track, l’Aurelia Spider costava in USA 5.250 Dollari, contro i 2.985 di una Austin Healey 100, i 3.057 di una Studebaker Golden Hawk V8, i 3.100 di una Thunderbird, i 3.450 di una Jaguar XK140, per non parlare dei nemmeno 3.000 Dollari di una Corvette.
Fallita “la conquista dell’America” con l’Aurelia Spider, senza significativi risultati in F1, senza Alberto Ascari, morto il 26 maggio a Monza, con i conti dell’azienda che continuavano a peggiorare, alla metà del 1955 Gianni Lancia non resse la pressione che gli arrivava soprattutto dalla sua famiglia e non si oppose alla vendita della maggioranza delle azioni al Gruppo Pesenti, che pare vantasse crediti importanti verso la Lancia per la costruzione del grattacielo degli uffici in Borgo San Paolo a Torino.