D’altronde, alla metà degli anni 60, Ferruccio Lamborghini era a un punto di non ritorno nella sua sfida a Ferrari per la costruzione della più bella GT di sempre. Le prime esperienze automobilistiche della Casa di Sant’Agata, creata appena tre anni prima, avevano creato, con la 350 Gtv prima e la 400 poi, belle vetture, ma non erano riuscite a deviare il flusso di personaggi ricchi e influenti che per la propria supercar si recavano in quel di Maranello. Serviva qualcosa capace di far sognare, e Lamborghini lo sapeva.
IDEA VINCENTE
L’idea vincente, nella sua mente, era quella di precorrere i tempi, e la coraggiosa proposta presentata a Torino, ancora priva di qualsiasi abito, colpiva in pieno nel segno. I telaisti britannici avevano da poco portato la rivoluzione nel mondo delle corse con le loro vetture a motore posteriore, e persino un colosso come la Ford era sceso in campo per battere la Ferrari con una bellissima Sport (la GT 40) sviluppata in Inghilterra, presso la Lola di Eric Broadley, attorno all’idea del motore posteriore (un potente ma voluminoso 8V longitudinale).
La PT400 andava persino oltre la vettura da corsa della Ford (che, per inciso, di lì a non molto avrebbe rubato al Cavallino il titolo mondiale per Marche): la sua sigla stava appunto a sottolineare il posizionamento del motore che, per rimanere compreso all’interno del passo, è non solo posteriore, ma anche posizionato in trasversale. Il risultato è un propulsore attaccato, nel senso letterale del termine, alla schiena di chi si trova a bordo: a separare la bancata anteriore e i carburatori dalla testa degli occupanti, infatti, ci sono solo pochissimi centimetri occupati da un plexiglas con funzione di paratia antirumore e anticalore.
SOSPENSIONI
Due funzioni che, giusto per essere chiari, vengono assolutamente disattese... Un layout del genere poneva poi un altro problema: quello del posizionamento del gruppo frizione-cambio che, sempre per consentire di mantenere l’intero gruppo motopropulsore all’interno del passo della vettura, finì per trovare posto direttamente all’interno del blocco motore, racchiuso in una propria elaborata fusione realizzata in blocco con quella del basamento. Anche le sospensioni sono da auto da corsa del periodo: doppi triangoli all’avantreno con barra antirollio e quadrilateri al posteriore, anche qui con barra antirollio.