05 October 2013

La Ford GT-40 di nuovo vittoriosa, l’emozione delle gare di una volta

Il Goodwood Revival è sempre un’occasione per tornare indietro nel passato, alle emozionanti gare di qualche decina di anni fa. Due video da non perdere

La ford gt-40 di nuovo vittoriosa, l’emozione delle gare di una volta

Francesco Pelizzari

Dopo aver finalmente chiuso Automobilismo d’Epoca di ottobre, mi sono concesso qualche filmato del Goodwood Revival 2013. La nota manifestazione che si tiene tutti gli anni a metà settembre non è una semplice rievocazione. O meglio: lo è, di tutto punto, nella scenografia. Agli ospiti e ai piloti è richiesto un vestiario in linea con il periodo in cui il circuito fu attivo, dal dopoguerra fino agli anni ’60. In aria ci sono dimostrazioni di Spitfire e Lancaster e tutto è all’insegna del vintage. Ma in pista le gare sono vere, non importa che le automobili siano veterane. Tanto vere che anche molti piloti sono professionisti, magari un po’ attempati, ma ancora gagliardi. Come Kenny Brack, 47enne svedese vincitore della Indy 500 nel 1999 e campione della categoria l’anno prima. L’aria degli Stati Uniti gli ha sempre fatto bene, visto che in Europa non trovò grande fortuna, quand’era in attività. Anche a Goodwood l’ha dimostrato, prendendo parte alla gara riservata alle Ford GT-40. Si, avete capito bene, un’intera griglia delle favolose Sport-Prototipo che a fine anni ’60 misero fine al dominio Ferrari a Le Mans.

Ebbene, Kenny Brack, che divideva l’abitacolo della GT-40 nientemeno con il dt Red Bull F1 Adrian Newey, ha vinto la gara dopo essere partito dalla prima fila. Un secondo tempo in qualifica conquistato conducendo la bestia americana, V8 di 5,7 litri, 400 CV, cambio a quattro marce e niente elettronica, con una guida rallistica sull’asfalto bagnato. Vi consigliamo di dare un’occhiata ai due filmati che vi proponiamo. Nell’abitacolo della Ford e nel fantastico canto rauco del V8 sarete proiettati in un’altra epoca. Ma la cosa più emozionante è la guida di Brack: mai un momento con le ruote dritte, “pedal-to-the-metal” a sfruttare l’enorme coppia del V8 ad aste e bilancieri, nonostante l’aderenza precaria. Le traiettorie sembrano sballate, invece mentre nello specchio retrovisore si intravvede un occhio di Brack che tradisce la tranquillità del professionista, la velocità senza la fretta, e le sue mani danzano rapidissime e millimetriche sul volante, le altre auto in pista sfrecciano al contrario, inesorabilmente superate. Una goduria. Altro che le gare di oggi, asettiche, con automobili che paiono sui binari della pista Polistil.

Ai puristi forse non piacerà un’auto anni ’60 guidata in questo modo. Ma siamo sicuri che anche a lei sia piaciuto: di nuovo in prima fila, (mal)trattata senza risparmio, da stella delle corse come allora, per arrivare allo scopo per il quale fu progettata: essere la più veloce di tutte. Non importa come.

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