15 January 2017

La Fiat Panda è arrivata al traguardo della Dakar

La PanDakar è arrivata al traguardo della massacrante gara ed è la prima auto italiana ad aver compiuto l’impresa. Naturalmente, tutto italiano il team che l’ha condotta al risultato

La fiat panda è arrivata al traguardo della dakar

Non poteva che chiamarsi PanDakar la piccola Fiat Panda che si è messa a caccia del traguardo della Dakar. E ce l’ha fatta, nonostante le condizioni molto difficili del territorio sudamericano in cui si compie la mitica gara che dura 15 giorni. Si tratta di una Fiat Panda 4x4 Cross dotata di un motore 2.0 Multijet da 180 CV completamente di serie, che è stata oggetto di alcuni interventi per adattare l'utilitaria alle sollecitazioni estreme della competizione.

 

La straordinaria impresa di PanDakar è merito dal team Orobica Raid, nato nel 2008 e guidato da Giulio Verzeletti, specializzato in raid di lunga durata, come la Dakar. I componenti del team vantano una lunghissima esperienza nel settore, e tra tutti i membri si contano oltre 40 partecipazioni alla Dakar. Grazie al preziosissimo contributo di Nicola Montecchio che ha curato con successo l’intero aspetto motoristico, in particolare quello legato alle elevate altitudini raggiunte e percorse durante l’intero raid, hanno condotto la PanDakar al grande traguardo gli italiani Giulio Verzeletti, pilota con all’attivo 15 Dakar in moto, auto e camion, e Antonio Cabini, che ha partecipato a ben 20 Dakar in moto, auto e camion.

 

Le 12 tappe della straordinaria edizione 2017 della Dakar hanno attraversato 3 Paesi dell’America Latina: Argentina, Bolivia e Paraguay, per un totale di quasi 9.000 km, di cui più di 4.000 km di estenuanti prove speciali. La PanDakar, prima utilitaria strettamente derivata da un veicolo di serie a terminare la competizione, è stata sottoposta ad ogni genere di sollecitazione: 7 prove speciali hanno superato i 400 km, di cui una ha superato i 500 km; per ben 5 giorni e più di 2.200 km vettura ed equipaggio hanno dovuto fronteggiare le problematiche dovute alla carenza di ossigeno dovuta all’altitudine, mai sotto i 3.500 metri. Inoltre, le temperature spesso superiori ai 40°, unite all’estrema variabilità del tempo, hanno contribuito a mettere a durissima prova sia la resistenza meccanica della PanDakar, che quella fisica dell’equipaggio. 

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