31 July 2014

Ford Mustang (1968)

Cavallo che vince non si cambia: soprattutto se non è un cavallo qualsiasi, ma un Mustang. Anzi: il Mustang con la M maiuscola, cioè quello della Ford. Il primo esemplare...

Introduzione



Cavallo che vince non si cambia: soprattutto se non è un cavallo qualsiasi, ma un Mustang. Anzi: il Mustang con la M maiuscola, cioè quello della Ford. Il primo esemplare, e quello di maggior successo, della razza delle pony car.Probabilmente erano pensieri di questo genere quelli che affollavano la mente di Lido “Lee” Jacocca, il mitico chairman della Ford Motor Company, in quei giorni d’inverno del 1967: perché proprio allora, dopo alcuni anni di anni di leadership incontrastata, anche per la pony car di Dearborn stava finalmente per profilarsi all’orizzonte una concorrenza degna di questo nome.

E’ vero, la Mustang si era già trovata a dovere fronteggiare due modelli che la Chrysler aveva creato proprio per intralciare il suo cammino, la Plymouth Barracuda e, almeno per certi versi, anche la Dodge Charger, ma è anche vero che il mercato aveva tranquillamente continuato a premiare la “piccola” Ford. Ma, proprio in quel 1967, la General Motors aveva deciso di sparare due colpi grossi: Chevrolet Camaro e Pontiac Firebird. E, come Jacocca sapeva benissimo, quando GM decideva di fare le cose sul serio non c’era mai da stare tranquilli. Jacocca non si sbagliava.

Le concorrenti


Tanto per cominciare, infatti, i vertici della GM avevano deciso di vendere da subito i nuovi modelli con la dotazione opzionale di motori big block, da 396 pollici cubi per la Camaro e da 400 per la Firebird (6.486 cc e 6.552 cc rispettivamente). E questo, in un’America in cui la domanda di potenza e prestazioni sembrava non dovere aver mai fine, era qualcosa di cui la Ford non avrebbe potuto non tenere conto. Non prevista per motorizzazioni maggiori degli small block usati fino ad allora, la scocca piccola non avrebbe infatti potuto sopportare gli stress meccanici di motorizzazioni nell’ordine dei sei litri e dei 300 Hp. La nuova linea della Mustang, insomma, era nata soprattutto per adeguare la struttura della vettura al big block da 390 pollici cubi (6.388 cc) con 320 Hp, preso di peso dalla T-bird, che si era deciso di “impiantarle”. Ma non era solo questo il motivo del restyling. Nella storia dell’automobile americana, infatti, i modelli si sono sempre evoluti per mantenersi fedeli alla propria clientela: per seguirne ed accompagnarne, quindi, la crescita anagrafica ma anche quella sociale ed economica. Il che inevitabilmente comportava per la vettura, in quegli anni di prosperità in aumento, una parallela ma decisa crescita verso maggiori dimensioni, più lusso e più elevati livelli potenza.

Sette versioni


Certo, nel 1967 la produzione della sola Mustang, con 472.121 unità, rappresenta ancora oltre il doppio del totale “sfornato” dalla American Motors e il 42,5 % del mercato complessivo delle pony car. Ma una buona iniezione ricostituente è ormai inevitabile. Così, la Mustang del ‘68 vede accrescere la propria dotazione di motori fino a un totale di sette possibilità di scelta: il sei cilindri e il V8 più piccolo rimangono in catalogo, ma le opzioni includono un 302 (4.946 cc) da 230 Hp, un 390 da 280 o 325 Hp, un 427 (6.994 cc) da 390 Hp e infine un 428 (7.010 cc) da ben 335 Hp.

Ma dove e come alloggiare tutti questi puledri in più? Semplice: allargando e allungando il recinto! Nella nuova Mustang i cambiamenti, quelli invisibili sotto la carrozzeria, comprendevano anche un netto miglioramento del comfort di marcia e della tenuta di strada, due risultati ottenuti ristudiando la piattaforma e le sospensioni anteriori, allargate per alloggiare i motori big block. Una nuova caratteristica era poi indicativa di un certo cambiamento di mentalità in casa Ford: scegliento l’opzione del cambio automatico Cruise-O-Matic con la caratteristica funzione Select-Shift veniva aggiunta una rossa A maisucola allo stemma GT, a significare che le GTA erano automatiche e manuali le GT, una caratteristica che scomparirà, curiosamente, già nello stesso ‘68.

Linea e interni


L’auto viene allungata di due pollici (5,08 cm) e allargata di due e mezzo (6,35 cm) mentre anche l’altezza, per effetto di nuove sospensioni adeguate ai nuovi motori, guadagna mezzo pollice (1,27 cm). Il passo, per mantenere le doti di agilità che avevano fatto amare la Mustang anche al pubblico al di là dell’ Oceano, rimane il medesimo, 108 pollici pari a 274 cm, ma la carreggiata passa a 58 pollici (147 cm) sia per l’avantreno che per il retrotreno dai precedenti 55,4 (140 cm) e 56 pollici (142 cm) rispettivamente. Il peso cresce, di conseguenza, di 130 libbre, 56,62 kg.

Lo styling, per parte sua, diventa in una certa maniera più morbido: il frontale assume linee più curve; per quanto molto simile alla precedente, tutta la linea assume una più fluida presenza nello spazio. Forse la nuova Mustang è in assoluto meno caratterizzata, ma sicuramente più al passo coi tempi. A posteriori Jacocca non di dichiarerà entusiasta del risultato: direttamente dalla sua autobiografia, “…in pochi anni dalla sua presentazione la Mustang non era più uno snello puledro, ma più simile a un grasso maiale “ Di fatto, però, i clienti non sono della stessa opinione e continuano ad assalire i punti vendita della Ford…

L’operazione restyling, in effetti, non era stata assolutamente frutto d’improvvisazione. Hal Sperlich, assistente ai progetti speciali Ford, già nel 1964, quando la prima Mustang vendeva a tutto vapore, stava progettandone l’evoluzione, immaginando un modello più grande e decisamente migliore. Come confermano le parole di Ross Humphries, capo pianificazione prodotto Mustang, in un’ intervista da lui rilasciata nel 1968: “Hal aveva la sensazione che nel passato, quando avevamo creato e lanciato un modello che si era dimostrato di grande successo, noi alla Ford tendessimo a riposarci sugli allori, senza pensare subito ai miglioramenti necessari per conservare al modello quell’ energia che ne avrebbe prolungato il successo. Permettendo ai nostri amici dall’ altra parte della città (Detroit, cioè la GM, n.d.r.) di tornare in breve tempo all’attacco e di segnare un punto. La filosofia di Hal con la Mustang del ‘67 era di migliorare il pacchetto senza mostrare un cambiamento radicale.”

Sportiva ma economica


Il modello base della Mustang del ‘67 rimaneva comunque fedele alla tradizione che ne aveva fatto un modello di successo: il budget. Anche nella sua nuova veste la Mustang rimaneva una sportiva economica all’acquisto e nell’utilizzo quotidiano, specialmente se ordinata con il fedele, anche se non particolarmente generoso, motore a sei cilindri in linea. Ma il reparto Promotion della Ford era particolarmente orgoglioso di poter citare fra le caratteristiche del modello le 13 diverse combinazioni motore-cambio che potevano essere ordinate: 6 cilindri, V8 small-block o V8 big-block, tre marce o quattro marce manuali, un cambio automatico.

Per quei tempi, una vera manna che si riversava sull’acquirente. Altre migliorie strutturali, che rendevano l’auto più godibile, comprendevano varie opzioni non previste in precedenza: il piantone dello sterzo regolabile in nove posizioni in altezza e orientabile verso il centro della vettura per favorire l’ingresso nell’abitacolo, il cruise-control, il lunotto in vetro anche nel tetto in tela della convertibile e, finalmente, un impianto di aria condizionata integrato nel cruscotto, a differenza dell’impianto aggiunto sopra la consolle centrale del modello che si andava a sostituire. Dal punto di vista delle prestazioni, però, non erano tutte rose e fiori: anche con il 390 c.i. per la Mustang non c’era modo di spuntarla con la Chevrolet Camaro SS 396 o la Pontiac Firebird 400. A meno di non chiamarsi Bullitt...

LA SCHEDA TECNICA
Mustang 1967 (allestimento base) 6 cilindri/8 cilindri
Motore
Disposizione anteriore longitudinale
Numero dei cilindri 6 in linea / 8 a V di 90°
Alesaggio x corsa 88,9 x 63,25 mm/101,6 x 72,9 mm
Cilindrata totale 2.786 cc/4.736 cc
Basamento in ghisa
Distribuzione aste e bilancieri, 2 valvole per cilindro
Alimentazione 1 carb. monocorpo Autolite/1 doppio corpo Autolite
Testa cilindri lega leggera, camere di scoppio emisferiche
Rapporto di compressione 9,2:1/9,3:1
Accensione a 12 V, batteria, bobina e spinterogeno
Lubrificazione con pompa a ingranaggi
Raffreddamento a liquido, pompa centrifuga e ventilatore
Potenza 122 Hp (Sae) a 4.400 giri/min./203 Hp Sae a 4.400 giri/min.
Trasmissione
Trazione posteriore
Cambio manuale a 4 rapporti + Rm, automatico a 3 rapporti + Rm
Pneumatici 6.95-14
Autotelaio
Struttura scocca portante
Sospensioni ant. ruote indip. con trapezi sup., bracci di spinta inf. e molle elicoidali
Sospensioni post. Assale rigido e balestre semiellittiche
Ammortizzatori idraulici telescopici ant. e post.
Sterzo con servoassistenza idraulica
Freni ant. e post a tamburo a comando idraulico
Freno di soccorso meccanico agente sulle ruote post.
Dimensioni e peso
Passo 2.740 mm
Carreggiata ant. 1.470 mm
Carreggiata post. 1.470 mm
Lunghezza 4.660 mm
Larghezza 1.800 mm
Altezza 1.310 mm
Peso 1.195-1.245 kg/1.323-1.522 kg
Modifiche 1968 (6 cilindri/8 cilindri)
Come 1967, tranne:
Motore
Alesaggio x corsa 83,57 x 79,5 mm
Cilindrata totale 3.728 cc
Rapporto di compressione 8,8:1
Potenza 117 Hp (Sae) a 3.800 giri/min./198 Hp (Sae) a 4.600 giri/min.
Motori V8 optional
1967
289 c.i. (4.736 cc) da 228 Hp a 4.800 giri/min.
289 c.i. (4.736 cc) da 275 Hp a 6.000 giri/min.
390 c.i. (6.391 cc) da 320 Hp a 6.200 giri/min.
1968
302 c.i. (4.946 cc) da 230 Hp a 4.800 giri/min.
427 c.i. (6.994 cc) da 390 Hp a 6.000 giri/min.
428 c.i. (7.010 cc) da 335 Hp a 5.600 giri/min.

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