12 May 2016

Ford Escort Mk II, tagliata su misura

Grazie ai numerosi allestimenti e cilindrate e al vasto catalogo di optional, ognuno poteva crearsi la macchina preferita. La seconda serie della “world car” fu un successo quanto e più della prima. E continuò a vincere nei Rally...

1975

Dopo sette anni di presenza del medesimo modello, di solito una Casa ne presenta uno nuovo. A volte capita, però, che la novità sia il prosieguo di un discorso fortunato, come accadde con la Ford Escort per la quale, pur a fronte di consistenti interventi sul piano formale, furono mantenute nella seconda serie detta Mk II l’impostazione tecnica e la collocazione nel segmento proprie della precedente Mk I.Della quale fu conservato il fortunato nome che qualificava la Escort come “world car”, vale a dire una vettura adatta a qualsiasi mercato e prodotta in cinque diversi stabilimenti ubicati a Halewood in Inghilterra, a Cork in Irlanda, a Saarlouis in Germania, a Wiri in Nuova Zelanda e a Homebush in Australia.

Il punto forte della Escort era la linea, che piaceva a tutti. In più era versatile, pratica e offerta in numerose varianti di cilindrate e allestimenti. Presentata nel gennaio del 1975, la Mk II ha forme che il centro Stile della Casa ha reso più spigolose, partendo proprio dal frontale alto e squadrato e occupato per intero dalla calandra. Scompare quindi il musetto della Mk I con griglia radiatore stretta a favore di una soluzione più in linea con lo stile anni Settanta, dove al centro dell’ampia mascherina nera, ornata da un profilo orizzontale metallico e da una cornice, spicca la scritta Ford in stampatello. In questa rinnovata Escort la carrozzeria non presenta più l’andamento “a onda” tipico della Mk I, così che la fiancata diviene lineare con un lieve rialzo all’altezza del montante anteriore e posteriore.

La coda corta e discendente e l’ampio lunotto dalla forte inclinazione, fanno sembrare la rinnovata Escort, specie con carrozzeria a due porte, quasi un coupé, impressione rafforzata dal sensibile spostamento all’indietro del padiglione che esalta la lunghezza del volume anteriore. Se la paternità della prima versione è inglese, nella Mk II prevale l’impronta della Ford tedesca, specie nei sedili e nella strumentazione che richiama soluzioni e materiali comuni ad altri modelli della Casa prodotti in Germania. Nel complesso il passo avanti in abitabilità, comfort ed allestimento è chiaramente percepibile e, inoltre, le maggiori dimensioni delle superfici vetrate donano una migliore visibilità. La base meccanica della Mk II è invece quella della precedente Mk I, con la cilindrata 1100 nettamente preferita per il giusto rapporto peso/potenza. La 940 è la cilindrata per la sola Italia (resterà in listino fino a metà 1978), per evitare di spendere troppo in bollo e assicurazione pur volendo un’auto spaziosa.

Ma le prestazioni sono scarse. In Inghilterra, dove il momento congiunturale morde come da noi, la Ford risponde alla medesima richiesta in modo diverso. Si ripropone la denominazione “Popular”: questa Escort 1100 ha il pavimento con un semplice tappeto in gomma, non ha cromature né la tasca portacarte sui pannelli porta e monta ruote da 12” con gomme a tele incrociate. Il motore ha un carburatore studiato per diminuire il consumo e la potenza scende a 41 CV-DIN e la velocità massima a 122 km/h. Poi la Casa le affianca la Popular Plus, un po’ meno spartana, in sostanza una versione né carne né pesce.

Dal lato opposto si colloca la 1300 Ghia, con il tetto in vinile che le dona un aspetto da auto “nordica” e piace a chi vuole un tocco di originalità, magari abbinato al cambio automatico optional. Il prezzo elevato però la porta a confrontarsi con berline medie più diffuse e dalle migliori doti stradali: la tenuta di strada, specie su fondi bagnati, non è il punto forte della Escort che dietro scoda con facilità. Il retrotreno tende a scodare con troppa facilità, mettendo in difficoltà i meno esperti. Buoni, invece, cambio e sterzo.

GHIA

Un altro punto forte della Escort viene dal poter essere creata su misura. Agli allestimenti di base Special, L, GL, e Ghia, il cliente può aggiungere quello che vuole attingendo da un’ampia scelta di accessori; non esiste, al contrario di quanto accade con molte altre Case, segnatamente quelle italiane, l’optional obbligatorio o non previsto. L’allestimento Special (motore 940 e 1100) prevede paraurti neri privi di rostri, cornici finestrini senza cromature e fari di forma circolare. All’interno il cruscotto presenta il solo contakm totalizzatore. Con gli allestimenti L e GL diventano cromati i profili attorno ai finestrini, i gocciolatoi e i paraurti.

Questi ultimi, privi di rostri, presentano nella L e GL un inserto orizzontale nero al centro. La fiancata della L è arricchita da una sottile striscia laterale lungo la cintura, che nella GL diviene cromata. Il terminale di scarico della GL è cromato e i fanali sono di forma quadra. L’allestimento GL prevede inoltre i fari alogeni, una migliore finitura del cruscotto, gli schienali reclinabili, la moquette al pavimento, i pannelli porta integrali di diversa decorazione (non c’è più la zona di metallo a vista lungo la parte alta della porta) con braccioli più lunghi e di differente forma. La leva del cambio, prima color nero opaco, è ora cromata con articolazione protetta da una cuffia. E ancora nella GL troviamo di serie l’illuminazione del vano bagagli, l’accendisigari e l’orologio situato nella console centrale.

La Ghia aggiunge a tutto questo la gommatura alla modanatura cromata lungo la fiancata, i rostri ai paraurti e i cerchi ruota sportivi al posto di quelli più semplici con coprimozzo neri. I montanti dei finestrini diventano di colore nero in abbinamento al tettuccio in vinile. L’interno, oltre alla moquette che riveste il pavimento e il fondo del vano bagagli, presenta una tappezzeria di migliore qualità, c’è la pratica regolazione dall’abitacolo dello specchietto esterno, mentre il vano portaoggetti, prima a vista, è ora chiuso con uno sportello. Il cruscotto, con finiture in legno, è ora dotato di contachilometri parziale e contagiri, ragione per cui l’indicatore del livello carburante e il termometro acqua si trovano in un’apposita sede ricavata tra tachimetro e contagiri.

STATION
Accanto a queste versioni berlina troviamo la Escort station-wagon, da noi disponibile con motore 1100 e allestimento Special. Va bene che in quegli anni nessuno acquista una station per “sentirsi alla moda”, va bene che chi compera una station per lavoro non cerca la leziosità ma un mezzo idoneo a caricare quanto occorre all’attività, ma l’aver mantenuto la parte posteriore sinuosa della precedente versione abbinata al frontale squadrato della seconda, non si può definire un capolavoro d’eleganza. Aggiungiamo che la 1300 station-wagon L e GL in Italia non è importata e ci spieghiamo come mai da noi sia stata la cenerentola.

Per finire c’è la 1300 Sport, erede della 1300 GT Mk I. Qui la Escort fa di tutto per apparire: carrozzeria a due porte, strisce decorative sul cofano e sulle fiancate, fari supplementari, ruote tipo corsa, scritta “1300 Sport” nera a lato in coda, volante sportivo a tre razze, strumentazione più completa, pneumatici ribassati, cromature sostituite dal nero opaco, paraurti sdoppiati neri con rostri, evocano prestazioni all’altezza del blasone che la Escort ha saputo conquistare sui campi di gara di tutto il mondo. Magari qualche CV in più non avrebbe guastato, ma anche con i 70 a disposizione le prestazioni sono all’altezza delle dirette concorrenti.

Se il listino italiano si ferma alla motorizzazione 1300, altrove vengono vendute Escort con motore 1.6: possono essere derivati dal “Kent” (esistono anche le 1600 Sport e Ghia con questo motore), con albero a camme laterale, oppure dal “Pinto” e in questo caso la distribuzione è monoalbero a camme in testa. Quest’ultima unità è montata nella RS Mexico destinata al mercato inglese. C’è inoltre la Escort Sundowner, un modello van per il tempo libero ricavato su carrozzeria della station-wagon adattata con barre trasversali portaoggetti sul tetto, vistose decorazioni lungo le fiancate, frontale e ruote della Sport e motore a scelta di 1,6 o 2 litri. Insomma, la rinnovata Escort Mk II è un’auto dalle mille facce, capace di sorprendere anche l’automobilista più smaliziato per la capacità di adattamento alle diverse esigenze di una clientela ...multiforme.

SPORTIVE

Su questo fronte si apre un altro capitolo, vale a dire la Escort destinata ai clienti sportivi e alle competizioni. Il lavoro fatto sulla Mk I è riversato sulla Mk II che ne prosegue il filone sportivo e l’attività agonistica. Viene quindi ripresa, nel 1975, la nota sigla RS che contraddistingue la Mk II con motore 1800 e 2000. La RS più caratteristica ed immediatamente identificabile è la 2000 detta “wedge nosed” o anche “droop snoot”, per via del musetto spiovente a quattro fari formato in poliuretano. In Inghilterra la vettura piace, tanto che diviene protagonista in “The Professionals”, una serie di film di spionaggio ambientata a Londra e ideata da Brian Clemens.

Esteticamente, frontale a parte, la RS 2000 presenta paraurti neri integrali, cerchi in lega leggera a quattro razze, una scritta stilizzata RS 2000 nella parte laterale posteriore della carrozzeria, uno spoiler sotto al paraurti anteriore (lateralmente più avvolgente), un profilo decorativo nero lungo la parte bassa della fiancata all’altezza del paraurti, del quale ripete la larghezza. Questo dettaglio si trova in seguito anche reso diversamente, vale a dire tramite un profilo nero verniciato, formato da due righe, una sottile e l’altra più larga, che corre lungo la fiancata avendo origine all’altezza del bordo superiore del gruppo ottico dietro. E, sempre nella vista di lato, troviamo i montanti, i retrovisori esterni, i gocciolatoi e le cornici dei finestrini di colore nero opaco. La coda della RS 2000 “wedge nosed” presenta uno spoiler in poliuretano nero e la colorazione nera dello spazio di lamiera compreso tra i gruppi ottici.

All’interno la strumentazione prevede, oltre al tachimetro e al contagiri, il manometro olio, il termometro acqua e l’indicatore livello carburante; ci sono poi il volante a tre razze con la scritta RS e nuovi sedili avvolgenti. Analogo livello di finitura, con qualche leggera variante, si trova anche nella RS Mexico e nella RS 1800. In Australia la RS 2000 fu prodotta, in numero molto limitato, anche in versione a quattro porte, come la 1600 Sport per l’Inghilterra.

Spendiamo due parole sulla RS Mexico, perché, stretta tra la sportiva 1800 con motore BDA e la 2000 con motore Pinto, è sempre stata considerata la sorella minore, complice, forse, l’essere stata lanciata sul mercato nella scia della più potente RS 2000. In realtà ha meccanica simile alla 2000, pur con cilindrata di 1,6 litri e potenza di 95 CV. Come versione in sé questa RS Mexico potrebbe sembrare inutile: in realtà, se consideriamo che fu omologata per partecipare soprattutto alle gare nel Gr. 1 fino a 1600, si intuisce che lo spazio di mercato c’era. E in più dava l’opportunità ai clienti, specie se provenienti da sportive di inferiore cilindrata, di entrare in possesso della mitica sigla RS a un prezzo più accessibile.

La RS 2000, nel 1980, fu proposta dalla Ford con un allestimento speciale detto “X-pack”, che prevedeva una gamma di soluzioni alternative, alcune a scelta del cliente, come il motore potenziato, nuovo spoiler anteriore e prese d’aria davanti al parafango posteriore, badge decorativi dedicati, passaruota allargati, ruote più larghe con freni maggiorati e dischi autoventilanti, ammortizzatori a gas e sospensioni più rigide. Nella RS 1800 troviamo ancora il paraurti anteriore nero sdoppiato, il muso piatto con fari rotondi, mentre la parte inferiore del muso è completata da uno spoiler come nella 2000. Anche la coda è resa in modo analogo, fatta salva la diversa indicazione della cilindrata. Per queste vetture, tuttavia, le indicazioni date devono intendersi a carattere generale, poiché numerose furono le sottili varianti estetiche visibili soprattutto nei badge decorativi, come, ad esempio, la riga blu e azzurra che caratterizzò, per posizione e geometria analoga a quella nera della RS 2000, una produzione di RS 1800 con tinta di carrozzeria bianca, delle quali centonove furono immatricolate in Gran Bretagna.

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