Superato lo choc energetico la Fiat capisce che il suo pessimismo nel valutare le ricadute di quella crisi le ha fatto perdere nei confronti della concorrenza buona parte del vantaggio in termini di prestazioni che era stato il punto forte delle sue berline negli anni precedenti. La verità è che la 131 sarebbe stata perfetta se solo avesse montato subito il motore a doppio albero a camme in testa. Invece arriverà solo nel 1977 con la seconda serie e, a quel punto, si porrà al vertice del segmento impensierendo anche le concorrenti straniere. La nuova motorizzazione è sottolineata da un robusto restyling con la nascita della 131 Supermirafiori nelle versioni 1300 TC e 1600 TC, dove TC significa “twin-cam”, vale a dire il sospirato e potente motore bialbero che le dona subito un inconfondibile stile “executive” che ann prima aveva fatto la fortuna della 125 Special. Con 96 CV e 170 km/orari di velocità massima la nuova 131 1600 TC si propone con rinnovate chance alla clientela sportiva ma di classe, che sceglie la Supermirafiori anche per lo stile degli interni.
L’ abitacolo infatti, rinnovato nelle forme e nei materiali, è così ben riuscito da far guadagnare ai suoi ideatori, Rodolfo Bonetto e Giancarlo Iliprandi, il premio “Compasso d’Oro” nel 1979. Le precedenti versioni monoalbero, anch’esse riviste, restano in listino con le sigle L e CL, portando a quindici le versioni della rinnovata 131, le cui “familiari” prendevano il nome di “Panorama”. La più gettonata tra le bialbero fu la 1300, che con 78 CV garantiva prestazioni in linea con la precedente 1600 monoalbero. Verrebbe da dire “ovviamente” più venduta, perché il mercato nazionale in quegli anni premia il modello di cilindrata inferiore per ragioni fiscali (bollo più economico, tassa “una-tantum” inferiore), assicura- tivo (bassa cilindrata uguale basso premio) e anche per il pedaggio autostradale che lievitava con l’ aumento della cilindrata. Che poi, in vetture di questo tipo, il motore di maggior potenza e cubatura risultasse, nell’uso normale, più sobrio era sì vero, ma era un argomento tutto da dimostrare al momento dell’acquisto.
Così, dopo qualche tentennamento, si finiva con l’ordinare la “milletre”, convinti di risparmiare chissà quanta benzina rispetto alla “millesei”. Anche la 1600 TC, comunque, ha un buon riscontro di vendite, a dimostrazione che i clienti, malgrado i mutamenti del mercato, desiderano ritrovare le vecchie doti di grinta e il piacere di guida che in passato avevano portato le medie torinesi a sfiorare il vertice della categoria, allora saldamente in mano all’Alfa Romeo. Forse, l’unico particolare discutibile nella nuova Supermirafiori è lo strano volante monorazza in stile Citroën che risulta scomodo in manovra e viene ben presto sostituito. Resta il fatto che la sua razza, in morbido materiale antiurto, testimonia l’attenzione crescente verso la sicurezza passiva.