Tutto sembra pronto per il grande salto: il campionato del mondo 1973. Come abbiamo visto, in casa Fiat l’evoluzione è stata progressiva. Da insospettabile vettura da turismo, la Spider 1600 si è trasformata in efficace arma da combattimento. Da discreto ente di assistenza, la Fiat Rally è diventata una vera squadra corse. Nel 1972, poi, un altro evento segna il destino della 124 Spider: arriva l’Abarth. Lo Scorpione è acquisito dalla Fiat nell’agosto 1971, ma è solamente l’anno successivo che le due realtà sportive si fondono definitivamente per dare ulteriore impulso all’attività rallystica. La 124 Sport Spider è ormai nel mirino dei tec nici. Il loro intervento inizia già nel 1972, per concludersi “formalmente” il 1° gennaio 1973 ottenendo l’omologazione in Gr. 4 per la neonata 124 Abarth Rally. Omologazione necessaria per la partecipazione al mondiale Rally.
La 124 con lo Scorpione sul cofano, prodotta in 1.013 esemplari dal 1972 al 1975, serve quindi da base per allestire una versione da corsa in grado di competere con le altre pretendenti all’iride: Alpine-Renault A110, Ford Escort RS, Lancia Fulvia e poi Stratos. Viene spogliata dei paraurti, la capotte diventa rigida, le porte sono in alluminio e i cofani in vetroresina, i vetri laterali in plexiglass. Compaiono nuovi codolini sui parafanghi per ospitare le ruote maggiorate, nell’abitacolo ci sono il roll-bar e i sedili avvolgenti. I colori disponibili sono tre: bianco, azzurro e rosso. Tutti abbinati al nero opaco di tetto, cofani, codolini e brancardi. Il motore è lo stesso quattro cilindri bialbero 1.756 cc della Spider “normale” ma accreditato di una decina di CV in più per arrivare a quota 128 con un rapporto di compressione di 9,8:1.
Il collettore di aspirazione, di origine 124 Sport Coupé, è dotato di due carburatori doppio corpo Weber 44 IDF. Nuove sospensioni garantiscono una migliore tenuta di strada e una superiore robustezza strutturale, indispensabile per affrontare le dure scorribande rallystiche. L’avantreno è modificato con nuovi bracci inferiori, con un puntone di reazione, mentre al retrotreno il ponte rigido lascia spazio a una sospensione con ruote indipendenti e montanti telescopici con braccio inferiore a V rovesciato guidato da puntone. Il differenziale è quello delle grandi Fiat (berlina 130 e Dino, oltre al furgone 241) con scatola Abarth. Per ovviare al problema della poca trazione dovuto alla ridotta massa sul retrotreno, viene applicata una zavorra proprio al differenziale. Per le versioni “corsa”, in Abarth si procede inizialmente con un motore 1.750 cc del tipo 255 (sempre alimentato a carburatori) strettamente derivato da quello tipo 251 usato dalla Spider 1600. Il primo passo è l’aumento di cilindrata a 1.850 cc grazie al rialesaggio da 84 a 86 mm: nasce così il tipo 257, che si trasforma subito dopo in tipo 261 con l’adozione di valvole maggiorate (diametro 45 e 40,5 mm per aspirazione e scarico) e nuovi pistoni. Oltre alle prove con i carburatori orizzontali Weber e Dell’Orto 48DCOE, con una soluzione simile a quella dell’Alfa Romeo che dovrebbe garantire più CV ad alto regime, al banco gira anche una versione con iniezione meccanica Kugelfisher.
Le ultime gare vedono l’utilizzo dei motori tipo 232A e 232B, di 1.750 e 1.850 cc, dotati di testa a quattro valvole omologata dal 1° marzo 1974 grazie alla produzione di cento esemplari. La stessa testa sarà poi presentata anche per la Lancia Beta Coupè e per la Seat 124. Orecchio Sul telaio si fanno numerose prove per migliorare la poca trazione sullo sterrato. Un esemplare è dedicato a queste prove, gestite dal Reparto Esperienze Abarth sotto la supervisione dell’ingegnere Mario Colucci e con il contributo del collaudatore Giorgio Pianta. Si prova anche l’arretramento del pilota quasi a livello dei posti di fortuna posteriori e l’adozione della pedaliera già utilizzata sulla monoposto Formula Italia (SE025), ancorata al pavimento, che comanda con i rinvii quella di serie.
La soluzione sarà scartata per problemi di visibilità e di adattamento del pilota a una posizione di guida così inconsueta (oggi comune sulle moderne auto da rally, per migliorare il baricentro). Interessante, ormai alla fine dello sviluppo, sarà una versione studiata da Pininfarina in galleria del vento che prevede gli scarichi d’aria laterali tipo Naca e le prese dinamiche sul cofano. Anche i parafanghi posteriori hanno una presa d’aria per il raffreddamento degli organi meccanici dotata, in un secondo momento, di una enorme presa a “orecchio” nel fianco posteriore. Per il Rally del Marocco si prepara una versione con condizionatore, con gli scambiatori posti nel baule e circolazione con elettroventole per non aggravare la situazione del raffreddamento nel motore. Ma i piloti preferiranno la vettura convenzionale.
Si può poi ricordare una versione, ancora più potente, allestita su due esemplari che partecipano al Giro d'Italia 1973 come prototipi denominati 124/236, dalla sigla del motore che è il tipo Abarth 236G capace di 290 CV e usato dalle vetture Osella in pista nella categoria Sport 2000 del Campionato Europeo, vinto nel 1972. La trasmissione prevede l’uso dello stesso cambio ZF montato sulle Ford Escort Gr. 4, miscelato a parti di quello della Fiat 130 Coupè. L'esterno è caratterizzato da una presa d’aria dinamica sul cofano anteriore, dai parafanghi ulteriormente allargati e dalla presenza di due pinne sul cofano posteriore, dotate di piccoli alettoni, per dare carico al retrotreno.