Nel 1972 la Casa torinese chiese alla factory sportiva di Corso Marche di elaborare l’elegante 124 Spider per lanciarla ufficialmente nei rally mondiali. Ne risultò una macchina tanto affascinante da diventare subito un classico intramontabile. Ecco la sua storia e la sua evoluzione. Più che una macchina, un colpo di genio. Perché la Fiat 124 Abarth Rally riuscì a centrare due obbiettivi con un solo colpo: primo, lanciò la Fiat nel mondo dei rally, assicurandole uno storico poker di secondi posti nel Campionato Mondiale Rally per marche (1972, ‘73, ‘74 e ‘75); ma, soprattutto, trasformò e rinnovò drasticamente l’immagine della Fiat conferendole un appeal e uno status a cui anche gli appassionati più giovani e dinamici difficilmente riuscivano a sfuggire. E il bello è che tutto questo avvenne, quasi quasi, nonostante… la stessa Fiat.
Che nell’attività sportiva svolta in prima persona (e nei rally in particolare) non aveva mai creduto granché: tanto è vero che dalla metà degli anni 50 fino ad allora la Casa aveva demandato l’attività agonistica all’Abarth, concordando un compenso(si dice 100.000 lire) per ogni vittoria ottenuta dalla piccola factory di Corso Marche. Un affarone per Carlo Abarth, ma sempre meno per la Fiat: perché, se nel primo anno dell’accordo le Fiat-Abarth ottennero circa 60 vittorie, già nel 1965 il totale salì a 866, che portarono a un livello quasi di guardia l’esborso da parte della Fiat. I successi dello Scorpione continuarono e così nel 1970, quando si trattò di rinegoziare l’accordo, la Fiat decise di acquistare il marchio e le attività di Carlo Abarth.
Divenuta padrona in casa dello Scorpione, la Fiat decise, obtorto collo, di concentrare l’attività nei rally. Era infatti ormai fin troppo evidente la presenza delle sue auto nei rally più importanti: con le 124 Sport Spider preparate, ma non ancora “rivedute e corrette” in Corso Marche, si erano già messi in luce Luca Cordero di Montezemolo, attuale presidente della Ferrari, e Alcide Paganelli, che con Domenico “Nini” Russo aveva vinto il Campionato Italiano rally nel 1970. I primi successi avevano, in realtà, stimolato la Fiat prima a fornire assistenza ai clienti sportivi, poi a costituire alla chetichella la squadra corse, della quale tuttavia negava in via ufficiale l’esistenza. Ma un giornalista smascherò il "trucco" fotografando le targhe, tutte TO e con numeri consecutivi, delle macchine portate in gara.
A questo punto, per la Fiat non restava che uscire allo scoperto, cosa che avvenne nel 1972. Il primo risultato della svolta fu la commercializzazione di un kit da rally per le 124 Sport Spider 1600. L’Abarth decise quindi di intervenire dove la vettura di serie aveva dimostrato carenze, freni e sospensioni posteriori, e di mettere in produzione 500 esemplari così modificati, per ottenere l’omologazione FIA: il prototipo della futura Fiat 124 Abarth Rally debuttò senza marchi dello Scorpione, al Salone di Ginevra il 7 marzo del 1972 allo stand di Pininfarina. La vera Fiat 124 Abarth Rally avrebbe fatto il suo debutto nel novembre del 1972: le prenotazioni, già numerose, consentirono subito di portare il preventivo della produzione dai 500 esemplari necessari all’omologazione come GT Gruppo 4 ai 1000 esemplari sufficienti per l’omologazione nella categoria GT Gruppo 3, in altre parole Gran Turismo di serie.
Nel suo percorso agonistico la Fiat 124 Abarth Rally incontrò due formidabili avversarie: la Lancia Fulvia, ormai pensionata ma ancora forte, e soprattutto la Lancia Stratos, proiettata verso il successo. Fece del suo meglio: vinse tre prove mondiali, si classificò quattro volte seconda nel Campionato Mondiale Marche, si aggiudicò due titoli europei, tre italiani e due Mitropa Cup. Se a qualcuno può sembrare poco…