30 July 2015

Fiat 850 Coupé

Linea piacevole, motore posteriore a sbalzo e disponibile a girare alto, interni appaganti: sono le doti che rendono quest’auto una piccola sportiva ...

Fiat 850 coupé

Il caso della Fiat ci appare unico nella storia recente dell’auto: dal 1965 al 2013 il numero di modelli a listino è calato da 19 a 10; augurando al nostro amato Gruppo nazionale una pronta inversione di tendenza ricordiamo che in quella più articolata e sfiziosa gamma degli anni ‘60 del secolo scorso trovavano posto anche le versioni coupé e spider dell’utilitaria di riferimento che in quel periodo è la non particolarmente fortunata 850.

Al contrario, le versioni sportive, e in particolare la coupé di cui ci occupiamo qui e ora, ebbero un successo strepitoso. Entrambe sono presentate al Salone di Ginevra 1965; carrozzata dal centro stile Fiat diretto da Felice Mario Boano, la 850 Coupé è assai carina pur assomigliando -grazie agli occhioni sgranati, alla boccuccia civettuola e alle magre gambette (leggi ruote troppo all’interno rispetto alla carrozzeria)- alla versione automobilistica di Minnie: sarà la carta vincente per diventare una best seller presso il pubblico femminile.

La meccanica è la stessa della berlina tranne i freni anteriori a disco necessari alle maggiori prestazioni garantite dalle modifiche al motore che non cambia di cubatura (843 cc): carburatore doppio corpo, diverso albero a camme e collettori di scarico singoli elevano la potenza a 47 Cv-DIN dai 37 della berlina “super” (esisteva anche la “normale” adatta al funzionamento con l’omonima benzina).

FRENI A DISCO
Freni a disco e maggiori prestazioni impongono anche l’adozione di cerchi ruota da 13” con pneumatici più larghi (5,50” anziché 5,20”). Dove la differenza di levatura la coupé e berlina è ancora più evidente e dove le critiche stanno a zero è nell’abitacolo: strumentazione completa a doppio quadrante rotondo (peccato per il contagiri, che è ottenibile solo dietro esborso di Lire 15.000), plancia rivestita in legno, volante sportivo e sedili avvolgenti rendono l’ambiente molto appagante.

La Fiat 850 Sport Coupé nasce nel 1968 per dare più autorevolezza a questa baby GT che, nell’opinione della clientela più appassionata, è un po’ a corto di potenza. La nuova “dimensione” dell’auto è visibile al primo sguardo: se la prima serie assomiglia, come detto, a una “topolina” questa è piuttosto un gatto selvatico con i muscoli posteriori (leggi parafanghi) ben evidenziati. Anche il nuovo muso con doppi fari di minor diametro è molto più aggressivo del precedente: peccato che non si metta fin da subito al centro lo stemma Fiat circondato d’alloro al posto di quella “V” cromata, non brutta ma di qualsiasi significato.

POTENZA
Decisivo il miglioramento dell’aspetto generale provocato dal leggerissimo aumento delle carreggiate (circa 10 mm) e della larghezza dei cerchi (0,5”) che limita quella sensazione di carrozzeria troppo larga che spinse i più esigenti tra i proprietari della prima serie al montaggio di distanziali alle ruote. Il motore aumenta la cilindrata a 903 cc con la potenza che passa da 47 a 52 Cv-DIN e la velocità dichiarata da 135 a 148 km/h effettivi. La differenza in quest’ultimo dato apparirebbe sproporzionata rispetto al divario di Cv se non fosse che, in realtà, anche la prima serie raggiungeva i 140 km/h seppur in fuorigiri. A parte questi sviluppi, il validissimo progetto con motore posteriore a sbalzo (come l’Alpine Renault A 110 e la Porsche 911, modestia a parte) è immutato: restano le efficaci sospensioni a ruote indipendenti, con un assetto che minimizza il sottosterzo e dà ottima maneggevolezza: un alternatore prende il posto della dinamo e la coppa dell’olio diviene più capiente.

Rimane anche inalterato il rapporto al ponte, per cui l’aumento di velocità viene soltanto dalla capacità di questo quattro cilindri ad aste e bilancieri, derivato ancora da quello della Fiat 600, di sfiorare i settemila giri anche nel quarto rapporto e di tenerli a lungo in autostrada senza rompersi. Considerando la disposizione posteriore del radiatore occorre anche rilevare, ad onore dei progettisti, che questo motore mostra un equilibrio termico invidiabile. Nell’abitacolo pochi tocchi fanno fare alla macchina un altro salto di qualità: tappeto in moquette (sarebbe meglio chiamarla “agugliato”), portaoggetti sul tunnel e volante in legno con due razze brunite sono il naturale compendio alla bellissima plancia ereditata, pressoché inalterata, dalla prima versione: i due grandi indicatori -il contagiri ora è di serie- e la fascia in legno rimangono un lusso sensazionale su un’auto di questa categoria.

Nel 1971 la Fiat provvede a posizionare finalmente lo stemma specifico dei suoi modelli sportivi al centro del frontale ma guasta un po’ il risultato finale nell’uniformare il modello alle normative anglosassoni (quattro fari dello stesso diametro): è una forzatura evidente. Oltre a ciò, questa seconda serie, per alcuni “terza”, della “Sport Coupé” mostra un deciso calo dei profili cromati attorno alla finestratura mentre, al contrario, la moquette del pianale diventa di qualità molto superiore. Gli esemplari costruiti di quest’ultima serie sono pochissimi e ne fanno, oggi, una rarità: d’altronde in quel periodo è già in rampa di lancio la Fiat 128 Coupé e la 850 mostra ormai di appartenere ad un’altra era.

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