GENESI
La genesi della 250 GT berlinetta fu motivata dal fatto che, dopo il gravissimo incidente di Le Mans, nel 1955, in cui la Mercedes di Pierre Levegh si schiantò in mezzo al pubblico, uccidendo 84 spettatori, la CSAI istituì una nuova categoria: la Classe Gran Turismo 3 litri. Questo cambiamento del regolamento spinse Ferrari a costruire una nuova e più competitiva vettura da schierare sulla scena delle competizioni internazionali. La “Tour de France” fu dotata di sospensioni anteriori indipendenti, con due triangoli sovrapposti e molle elicoidali, al posto delle balestre semiellittiche della 250 MM; al posteriore, invece, era montato un assale rigido con balestre semiellittiche longitudinali e ammortizzatori Houdaille.
Passo lungo Il telaio (tipo 508) a struttura tubolare, con longheroni a sezione elissoidale, di questa nuova berlinetta, fu notevolmente rinforzato, allungando poi il passo fino a 2600 mm, al posto dei 2400 mm del precedente modello. Il motore 12 cilindri a V di 60° di 2953 cc, con teste e basamento in in alluminio, era derivato da quello della 250 S da competizione, e, sulle prime “TdF”, era Tipo 112, a corsa corta, progettato da Gioachino Colombo, che fu poi aggiornato a Tipo 128 (con candele all’interno della V delle teste) che equipaggiava le successive versioni della “TdF”, nelle evoluzioni Tipo 128 B, C e D.
CAMBIO
Tutte le versioni della “TdF” furono equipaggiate con un cambio a 4 marce. Per quanto riguarda le varianti di modello della “TdF”, sono noti almeno cinque step evolutivi (lasciando fuori i prototipi), a partire da quelle sette vetture che potremmo definire prima serie “a posteriori”, tutte prodotte nel 1956, che assunsero il suffisso “TdF” qualche tempo dopo la loro costruzione. Queste berlinette erano le più somiglianti alla 250 MM (anche se più slanciate di questa), e non avevano le alette di sfogo dell’aria dietro l’abitacolo di cui erano dotate tutte le serie successive. Erano senz’altro le vetture con le linee più morbide e arrotondate di tutta la serie “TdF”, e furono caratterizzate da un’originale copertura in plexiglas dei fari, da una calandra molto ovalizzata, dalle feritorie di sfogo in alluminio sulle fiancate anteriori (poi tipiche di tutte le successive “TdF”) e da una coda tonda, con fanalini circolari (o in qualche caso verticali) che s’inserivano armonicamente in quelle linee dolci.
Tutte le vetture di questa prima serie montavano il 12 cilindri tipo 112, ed esprimevano una potenza di 220 CV a 6800 giri, per una velocità di 240 km/h. Nella “specie Tour de France”, poi, va menzionata un’eccezione, che spesso addirittura non viene considerata in questa categoria: si tratta delle cinque berlinette Zagato. Queste 250 GT “Z”, furono costruite in tempi diversi (l’esemplare delle nostre foto è l’ultimo prodotto, nel 1959 con telaio # 1367). Due di esse, infatti, furono prodotte insieme alle “prime serie” (nel 1956), altre due nel 1957 e la vettura del nostro servizio nel 1959. Niente gobbe Questa 250 GT “TdF” Zagato fu costruita su ordinazione di Vladimiro Galluzzi, un imprenditore edile milanese appassionato di belle automobili, che fu anche il primo cliente, nel 1956, a ordinare a Elio Zagato, suo compagno di scuderia, una vettura su un telaio Ferrari 250 GT Competizione, da impiegare nelle gare (la # 0515 GT). Questa prima Ferrari Zagato che Galluzzi si fece costruire nel 1956, e che avrebbe poi generato la piccola serie di vetture di cui fa parte la 250 GT # 1367, era ben diversa dall’ultima.
La bella # 1367 GT in livrea bianca è l’unica delle cinque a essere stata disegnata personalmente da Elio Zagato, la più raffinata ed elegante della serie anche se, forse, la meno aggressiva. Questa splendida berlinetta non gareggiò mai, come fecero invece le altre quattro, anche perché fu l’ultima a nascere e l’evoluzione del telaio 508 della 250 GT Competizione era ormai giunta alla fine. Tra le altre specifiche, poi, questa 250 GT “TdF” Zagato (come tutte le “Tour de France” prodotte) montava freni a tamburo, mentre i freni a disco stavano diventando uno standard per tutte le vetture da gara. In compenso, la 250 GT “TdF” Zagato # 1367 GT, è certamente la più caratteristica delle cinque berlinette prodotte. La sua carrozzeria in alluminio porta i segni stilistici tipici dell’atelier milanese: le particolari carenature in perspex dei fari, la sagoma un po’ squadrata dell’arco dei parafanghi, la forma originale della seconda luce laterale, i sottili paraurti ricavati da tubi cilindrici di piccolo diametro, all’insegna della leggerezza e della sobrietà. Stranamente, però, non porta il motivo più classico, la firma più riconoscibile dello stile Zagato: le maliziose gobbe sul tetto.
Dopo una lunghissima permanenza negli Stati Uniti, la #1367 GT è ritornata nella sua terra natale, nei primi anni Ottanta, ed è stata poi curata con amore ed esperta passione da un collezionista veneto. Feritoie La prima vettura della seconda serie della “TdF” (# 0585 GT), fu prodotta nel novembre del 1956, e, pur mantenendo nel frontale le formetipiche delle precedenti berlinette, aveva linee piuttosto diverse, anche per il montante del tetto allungato, con le “famose” 14 feritoie, che davano alla coda nuovo slancio, sempre in un trionfo di forme morbide e arrotondate, ma con un accenno di “pinne” verticali nella zona dei fanalini posteriori. Questa versione, che fu prodotta in 9 esemplari dal novembre del 1956 al luglio del 1957, montava il 12 cilindri Tipo 128 B, che aveva una potenza di 230 CV a 7.000 giri.