La Corvette C3 rappresenta ancora oggi una delle silhouette più straordinarie mai viste nel campo della produzione di serie: un autentico trionfo per il gruppo di stilisti che sviluppò il progetto sotto la supervisione di Bill Mitchell, dal 1958 responsabile dello styling GM, anche se gran parte del merito andò attribuita a Larry Shinoda, suo braccio destro in quegli anni e protagonista nell’elaborare lo stile della Corvette ’68. Shinoda, non meno di Mitchell, aveva capito benissimo che una vettura come la Corvette avrebbe dovuto esprimere la stessa aggressività di uno strumento nato per le corse.
Oggi tutto questo può sembrare quasi lapalissiano, ma nella seconda metà degli anni 50, quando cominciarono a mettere mano al restyling della prima edizione della Vette (il risultato di quel lavoro sarebbe stato rappresentato dalla stupenda Sting Ray, fulcro della serie C2) i due stilisti dovettero letteralmente lottare per sfuggire all’obbligo dell’uso indiscriminato e massiccio (imposto dagli uffici marketing) di decorazioni cromate sulle carrozzerie delle vetture dell’epoca.
La Corvette edizione 1968, capostipite della serie C3, portò ancora più avanti la rivoluzione iniziata alla grande con la C2, introducendo uno stile in cui per la prima volta l’elemento ruota, di grande diametro e di larga sezione, acquisiva un ruolo determinante nell’architettura complessiva dell’auto: fino ad allora le vetture made in USA avevano conservato quasi invariate per decenni le misure dei pneumatici, al punto che questi erano spesso intercambiabili fra un modello degli anni 30 e uno dei primi anni 60.