L’appuntamento è a Böblingen, poco prima di Stoccarda. “Allora, cosa l’ha spinta a venire a trovarmi fin qui?” Rispondere “Semplicemente per incontrarla” sarebbe troppo facile. Bruno Sacco è uno dei più famosi designer a livello mondiale, per 24 anni (1975-1999) responsabile dello stile della Daimler-Benz . Nel 2006 è stato ammesso nella prestigiosa Automotive Hall of Fame in Dearborn, Michigan, USA e ha da poco compiuto 80 anni.
Come vede la Mercedes oggi, a dieci e più anni dalla sua uscita?
“Beh, le cose sono molto cambiate. A parte la SL, quando sono entrato c’erano due sole linee di modello. Oggi ce ne sono 17 …” Nato a Udine nel 1933 da Ottavio, ufficiale degli alpini, e Margherita, di origini austriache, è affascinato dai treni: “All’età di sei anni mio padre mi regalò un bellissimo trenino Märklin”. In seguito, cercherà i cataloghi di quella marca “per la perfezione delle riproduzioni e per la generale cura con cui erano stampati”. Ecco il primo segnale che aiuta a comprendere il perché di una scelta. Nel dopoguerra ottiene con poco entusiasmo il diploma di geometra, ma improvvisamente, in uno dei tanti viaggi al seguito del padre, arriva il colpo di fulmine: a Torino “vidi per la prima volta la Studebaker”.
Ma cos’aveva quella macchina di così particolare?
“Era totalmente diversa da tutte le altre”. E qualche mese più tardi, proprio a Tarvisio, rivide la stessa macchina praticamente sotto casa. Fu il colpo di grazia, l’automobile divenne il primo interesse. Soprattutto futuro: nel 1952 la famiglia si trasferisce a Torino e Bruno, dopo aver frequentato un rapido corso necessario all’acquisizione della maturità scientifica, si iscrive al Politecnico. Gli anni della ricostruzione passati nella capitale dell’industria automobilistica italiana sono estremamente stimolanti, ma si moltiplicano i segnali che lo porteranno a una deferente ammirazione per tutto ciò che è tedesco, automobile in primis, e più specificamente Mercedes. E gli avvenimenti sportivi dei primi anni ‘50 sono un’ottima cassa di risonanza: Le Mans e Carrera Panamericana del ‘52, i due Mondiali di Fangio e la Mille Miglia (1954 e 1955). Ci si mette perfino il calcio, con il campionato del mondo vinto dalla Repubblica Federale di Germania nel 1954! Il tarlo è insediato e Bruno lo asseconderà, benché alla decisione definitiva giunga soltanto dopo due esperienze determinanti. La prima nel 1955, quando, grazie a uno stage offerto dal Politecnico, è ospitato per un breve periodo alla Ghia. Là incontra Luigi Segre e conosce un giovanissimo ingegner Sartorelli che gli svela i primi rudimenti del mestiere.
Che cosa realizzò in Ghia?
“Nulla! Fu solo un utilissimo periodo formativo”. La seconda esperienza risale al 1957.
CARROZZERIA FARINA
Abbandonata l’università perché “mordeva il freno”, Bruno Sacco contatta la Carrozzeria Farina, collaborando per pochi mesi come figurinista (“questa era la denominazione ufficiale del mestiere”, ci dice sorridendo). Qui l’esperienza è simile a quella avuta alla Ghia, ma l’intensità e la qualità del lavoro, nonché il contatto diretto col figlio del titolare, gli consentono di affermare che “Sergio Pininfarina mi ha fatto capire l’importanza del ruolo dello stilista, che deve immettere nelle proprie creazioni, oltre al nuovo, il senso di una propria espressività”.
Questo è l’ultimo passaggio prima della decisione finale, presa nella piena convinzione (“e nella mia immensa presunzione”, aggiunge Sacco) di poter contribuire all’evoluzione dello stile della più importante fabbrica di automobili tedesca: la Daimler-Benz. “A parte la 300 SL, una vettura fuori dai canoni della Casa, e completamente a sé stante, le berline dell’epoca erano piuttosto monotone”.