09 June 2016

Design, intervista a Roberto Giolito

Abbiamo incontrato Roberto Giolito figura di spicco del design del gruppo FCA e "papà" della moderna 500. Ecco il suo punto di vista sull'attuale stile dell'auto...

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Alla recente Milano Autoclassica abbiamo incontrato Roberto Giolito, nato ad Ancona nel 1962, figura importante di FCA Group sia per le auto moderne sia per le storiche, nella sua doppia veste di vice presidente per la regione EMEA per supervisionare l'intera gamma di nuovi prodotti dei marchi Europei di Fiat Chrysler Automobiles, e di responsabile della divisione Heritage di FCA Italy. Giolito era anche responsabile del Centro Stile Fiat quando, nel 2002, nacque la moderna 500.

La prima domanda è dunque relativa al rapporto che intercorre tra passato e presente, e in particolare l’ispirazione che le auto di ieri sempre più danno a quelle di oggi e ai loro designer: come nacque la 500 di oggi?

“In modo molto semplice. La connessione con il passato nella 500 è stata ed è una cosa naturale. Il modello è stato amato fin da subito perché riprendeva la cultura dell’azienda, è stato percepito come il frutto della stessa ispirazione di Giacosa. Da un punto di vista concettuale poi -conclude Giacosa-, la 500 moderna ha le stesse premesse: quelle di essere un veicolo multifunzionale”.

 



Ma tutto questo può valere anche per tutti gli altri modelli attuali che si ispirano al passato? Ormai è quasi una moda, sembra che non ci sia più grande capacità di invenzione nel design automobilistico: o si replica il passato, o si disegnano auto molto simili fra loro, funzionali ma senza personalità…

“Non sono del tutto d’accordo -attacca Giolito-. Ci sono marchi interi, ispirati a un’auto del passato, ma sono diventati per l’appunto marchi di altre Case automobilistiche, mentre la 500 rimasta Fiat. È una differenza sottile, anche formale se si vuole, ma importante. Ancor più importante poi è che da un punto di vista sostanziale il concetto di 500 è stato in grado di reinventarsi, pur restando formalmente se stesso, come detto prima. Basti pensare che la nuova ha il motore anteriore”.

 

 

Però converrà con noi che il design automobilistico sembra aver perso la fantasia? È così difficile inventare qualcosa di nuovo oggi?

“Il passato è sempre più vicino. Intendo dire che mentre vent’anni fa il passato era una cosa di trent’anni prima, oggi siamo scesi a dieci. Il mondo va veloce e il tempo si accorcia. È un loop che studiosi di trend e sociologia avevano previsto e che porta al fatto di ispirarsi continuamente a ieri. Soltanto che si tratta di un passato sempre più vicino a noi. Detto questo, nel design automobilistico si vive sempre più di dettagli: sono loro che fanno la differenza”.

 

Ci faccia un esempio sulla 124 spider, che è ispirata a quella di ieri soltanto nel nome.

“In questo caso lo sguardo al passato c’è, ma c’è anche molto tecnicismo, com’è normale. Il design parla, ci dice qualcosa. In questo caso, per esempio, la coda della 124: è molto pulita. Quante sportive odierne possono dire lo stesso? Quante devono avere uno spoiler, più o meno grande, a scomparsa o no- per mantenere la stabilità? Ci sono automobili che dopo 60 anni per funzionare in modo ottimale devono ancora aggiungere, anziché togliere. Questo intendo per tecnicismo: l’aerodinamica della 124 spider è ottimale.”


 

FUTURO

Torniamo alla fantasia nel design: come nasce un’automobile oggi da questo punto di vista?

“Nasce dalla coralità -afferma Giolito-. E dalla plausibilità. In assenza di quest’ultima, presentare un’ipotesi è scorretto nella forma, prima ancora che nella sostanza. E la plausibilità viene da un’insieme di esigenze che sono all’interno di un’azienda: non soltanto design, ma anche tecnica, tecnologia, comunicazione”.

E le omologazioni?

“Anche queste -conferma Giolito-. Le omologazioni hanno a che fare con la plausibilità di un modello sia dal punto di vista tecnico sia da quello della comunicazione. Il progetto della 500X, per esempio, doveva essere conforme alle norme EMEA (Europa e Medio Oriente, ndr) come a quelle NAFTA (Nord America-Messico, ndr). Una cosa non semplice”. 

Una cosa alquanto complessa. Facciamo un esempio: una volta che si è partiti con un’idea di prodotto che le ricerche di mercato hanno confermato, come si procede nella definizione generale del progetto che deve portare a quel prodotto? Quali strumenti si usano?

“Ci si riunisce -racconta Giolito - per stabilire i perimetri di ciascun settore. Dopodiché si inizia a ragionare sul Mood Board”. 

Che sarebbe?

“Il tabellone dell’ispirazione. Una specie di quadro in cui sono raffigurati modelli, poniamo Fiat, del passato e del presente. I più significativi. Serve per individuare una linea comune nella storia, un family-feeling che aiuti a delimitare il raggio d’azione entro cui muoversi, il perimetro di lavoro”. 

Si può dire che rappresenta il patrimonio dell’azienda, l’eredità dei valori, che non deve mancare anche nei modelli nuovi?

“Sì, si può dire così”. 

Questo ci riporta ai valori della 500 di Giacosa tramandati a quella di Giolito. Ma Roberto Giolito, se dovesse dire un’automobile che gli piace più di altre, del passato, quale sceglierebbe?

“Mi piace molto la Dino 246 GT -risponde dopo averci pensato qualche istante-. Sia per il meraviglioso disegno in sé, sia per il concetto di trasparente sportività che esprime. Un motore mezzo Ferrari e mezzo Fiat, quindi prestazionale ma meno impegnativo del 2 litri, più semplice sotto molti aspetti. È una macchina “what you see is what you get”, per dirla con parole care agli informatici, che non ti promette più di quanto può darti”.

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