10 March 2015

Citroen C4 Cactus 1.6 BLUE HDI 100 , la nostra prova

Originale ma pragmatica. Irriverente, ma fruibile. A prova conclusa, è davvero difficile catalogare....

INTRO

Originale ma pragmatica. Irriverente ma fruibile. A prova conclusa, è davvero difficile catalogare questa nuova Cactus, allergica ad ogni definizione e capace, come pochi altri recenti modelli, di dividere tra estimatori e detrattori. In realtà un’unica conferma la offre: la vocazione anticonformista della Casa francese, da sempre incline a proporre, dalla 2CV in poi, modelli originali. Le innovazioni partono subito dall’esterno, dove dominano una linea a tutto tondo, le luci a biplano, come le definiscono in Citroën, e gli inediti Airbump sulle fiancate, pannelli in plastica la cui aria all’interno assorbe e ammortizza i piccoli urti, come nel caso della portiera dell’auto parcheggiata accanto a voi.

Altrettanto trasgressivi, passateci il termine, gli interni, tutt’altro che monotoni, con tocchi retrò come le cinghie in pelle che sostituiscono le classiche maniglie sui pannelli porta anteriori, i sedili anteriori a divano unico, scegliendo il modello con cambio robotizzato, e un’ esclusiva mondiale come l’air bag lato passeggero “In Roof” integrato nel padiglione. Poco ingombrante, con i sui 4 metri e 15 in lunghezza, alta il giusto, Cactus convince anche al volante.

Si destreggia molto bene nel traffico urbano, offre quattro comodi posti per i viaggi più lunghi e un bagagliaio degno di tale nome, con una capacità compresa tra 348 e 1.170 litri. Senza chiedere troppo nemmeno al distributore, con una percorrenza media che supera i 18 km/l, grazie al peso davvero contenuto con 1.147 kg appena misurati alla nostra bilancia. Due soli gli aspetti che non convincono fino in fondo. Alcune scelte, fatte in nome del risparmio, appaiono un po’ discutibili; manca il contagiri, il divano non è frazionabile, i cristalli posteriori si aprono a compasso, solo per citarne alcune, e il valido quattro cilindri td avrebbe tranquillamente meritato un cambio a sei marce. Accettabile invece il prezzo, dato che 18.250  euro di base non sono troppo distanti dalle più accreditate rivali td,  come la Ford EcoSport, la Renault Captur o la Peugeot 2008.

 

INTERNI

Difficile ricondurla al primo sguardo alla famiglia C4, da cui idealmente deriva vista la denominazione. Le linee più tondeggianti del frontale, gli originali Airbump laterali, disponibili in quattro tonalità differenti, il taglio più affilato dei fari anteriori, ne fanno un modello a sé stante. Il look crossover è sottolineato dalla maggiore altezza da terra, dalle barre portatutto di serie e dai vistosi archi passaruota che integrano cerchi in lega a quattro doppie razze da 15” di serie.

Gli ingombri restano accettabili, con 4,15 metri in lunghezza, quanto rivali come la Peugeot 2008 o la Renault Captur, e ben lontani dai 4,33 della C4, 1,72 metri in larghezza e 1,49 in altezza. Il passo di 2,59 metri ha permesso di realizzare un abitacolo comodo per quattro adulti, con un’accessibilità posteriore solo un po’ limitata dagli ingombri dei montanti e dall’angolo di apertura un po’ ridotto delle portiere.

A BORDO
Anche a bordo le sorprese non mancano.
La strumentazione è stata completamente sostituta da un unico display digitale di fronte al guidatore, sempre ben leggibile, mentre l’ air bag integrato nel padiglione ha permesso di ricavare un cassetto portaoggetti che si apre verso l’alto, denominato “Top Box”, con uno stile vagamente retrò, capace di garantire una visuale diretta verso oggetti che contiene.

Dal saporeun po'  "vintage" anche le due cinghie in pelle che sostituiscono le classiche maniglie sui pannelli porta anteriori. Attraverso il display touch centrale, tablet da 7 pollici, si possono controllare tutte le funzioni della vettura: dal climatizzatore al navigatore, al sistema multimediale. Non è velocissimo nel passare da una schermata all’altra, richiede un minimo di apprendistato prima di usarlo intuitivamente quando si sta guidando, ma ha permesso di liberare un notevole spazio e di ricavare una pratica mensola centrale su cui riporre chiavi, cellulare o telecomando, oltre al pratico pozzetto e portabibita di fronte alla leva del cambio.

FINITURE
Tutto è assemblato con apprezzabile cura
, considerato il segmento di appartenenza, e i materiali scelti, tranne alcune plastiche rigide della plancia, non prestano fianco a critiche. La seduta dei sedili, ad esempio, è molto ampia e comoda, così come il volante, che offre un’ ottima impugnatura grazie al diametro ridotto e alla corona appiattita nella parte superiore e inferiore. Meno convincenti alcune scelte dettate dal risparmio, come la completa assenza del contagiri, l’apertura manuale a compasso dei cristalli posteriori, il volante non regolabile in profondità e di ergonomia, vedi la regolazione elettrica degli specchietti a lato del piantone e non sul pannello porta.

Lo spazio per guidatore e passeggero è generoso, mentre il divano è realmente comodo solo per due adulti; non c’e’ alcun problema in altezza, ma manca qualche centimetro a livello spalle e gambe per un eventuale terzo passeggero. Molto regolare, ben rivestito e facilmente accessibile invece il bagagliaio, con una capacità di carico compresa tra 348 e 1.170 litri. E’ solo un po’ penalizzato dal notevole gradino tra la soglia e il piano di carico e nella versatilità, visto che lo schienale non è frazionabile.

TECNICA

La nuova Cactus non nasce sul pianale C4, bensì sulla “Piattaforma 1” già utilizzata su Citroën C3 e Peugeot 208. Questo spiega in parte l’ottimo risultato raggiunto sul fronte del peso, con 1.147 kg alla nostra bilancia. Un gran bel risultato per un’auto lunga 4,16 metri. Il merito è da ascriversi anche all’impiego di materiali leggeri come l’alluminio per il cofano e per le traverse anteriori e posteriori (- 5,4 kg), la scelta di una semitraversa più leggera per la plancia (- 1,5 kg) e la saldatura al laser per il tetto, che ha permesso il risparmio di un ulteriore chilo. Non solo, i vetri posteriori ad apertura a compasso hanno garantito una riduzione di altri 11 kg, la scelta di offrire di serie sedili posteriori monoblocco ad armatura semplificata, con schienale ribaltabile ma non frazionabile, ha ridotto la massa di ulteriori 6 kg.

POTENZA
Infine, il sistema Magic Wash per la pulizia del parabrezza, con gli ugelli integrati all’estremità delle due spazzole dei tergicristalli, hanno consentito, data la maggiore efficienza, di dimezzare le dimensioni del serbatoio del liquido lavacristallo (-1,5 kg). Tradizionale lo schema delle sospensioni con un schema pseudo McPherson all’anteriore e un retrotreno con assale a traversa e noto anche il propulsore, almeno in Casa PSA. Si tratta del quattro cilindri td “Blue HDi 100” Euro 6 da 100 Cv, erogati a 3.750 giri/ min, e 254 Nm di coppia massima a 1.750 giri/min, qui abbinato a un cambio manuale a cinque marce. Curata la sicurezza, con gli air bag frontali, laterali e a tendina, in totale sono sei, i controlli elettronici di stabilità e trazione, il dispositivo Hill Assist per l’assistenza alle partenze in salita e i fendinebbia.

 

SU STRADA

Messa alla prova, l’originale crossover francese non delude. La seduta è alta e, malgrado la regolazione solo in altezza del voltante e l’assenza di quella lombare, trovare la posizione corretta è un gioco da ragazzi, con una pedaliera ben allineata. In città si muove con estrema disinvoltura, grazie agli ingombri non eccessivi, al servosterzo leggero in manovra, oltre che alla generosa coppia disponibile sin dai bassi regimi del quattro cilindri HDi.

TIMBRO EDUCATO
Mantiene sempre un timbro educato, anche a freddo a in autostrada, dove si notano alcuni fruscii provenienti dai montati, e consuma decisamente poco. La seduta alta poi aiuta, anche se l’attacco molto basso del parabrezza e il lunotto piccolo penalizzano la visibilità complessiva, limitata anche dai massicci montanti posteriori. In manovra sono così quasi indispensabili telecamera e sensori, proposti giustamente di serie. Anche sui tratti guidati, complice il peso contenuto, le attese non vengono mai tradite grazie a un assetto non troppo cedevole e alla buona sensazione trasmessa dallo sterzo, che mantiene un buon carico anche in velocità ed è pressoché esente dall’incertezza che invece caratterizza alcune crossover.

FRENATA
La vocazione resta prettamente turistica, ma lo spunto non manca certo; malgrado una lieve incertezza sotto i 2.000 giri, la C4 segna tempi sempre interessanti, come attestano gli 11,6 secondi necessari nel classico 0-100 km/h e i 33,82 secondi impiegati per traguardare il chilometro. A un quadro decisamente positivo concorre anche la frenata, con un impianto ben modulabile anche alle andature più basse, e potente, come attestano i 37,7 metri rilevati da 100 km/h e un controllo della stabilità puntuale negli interventi ma sempre misurato e mai troppo invasivo.

Peccato dunque solo per il cambio, che meriterebbe una manovrabilità migliore e, soprattutto un rapporto in più, per sfruttare ancora al meglio i 100 Cv disponibili. Concludiamo con i consumi dove, oltre a garantire una buona percorrenza media, si percorrono oltre 18 km/l con un litro di gasolio, la cura dimagrante ha sortito i maggiori benefici. In città, senza troppe difficoltà, si sfiorano infatti i 14 km/litro che superano addirittura i 21 km/ litro su quello extraurbani.

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