19 June 2014

Bianchina Cabriolet

Realizzata in tre serie, dal 1960 al 1968, costava molto più della Fiat 500 di cui prendeva la meccanica. Tutto sommato era un’auto superflua. Ma, grazie alle sue cromature e ai dettagli snob, divenne una protagonista delle estati da Dolce Vita....

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Nasce da un capriccio di un miliardario USA, che voleva un’auto tutta scoperta derivata dalla Bianchina Trasformabile del 1957. Riuscito a convincere, non si sa come, i vertici dell’Autobianchi, nel 1960 vede così la luce la più piccola cabriolet al mondo. La realizzazione sembra semplice. Basta prendere una Trasformabile ed eliminare i montanti metallici. Anche la base meccanica c’è già: è quella della Nuova Fiat 500, nata anche lei nel 1957. Ma, a differenza della piccola utilitaria torinese, la sua capote nera in tela gommata si può aprire completamente.

Così la Bianchina Cabriolet diventa subito l’auto ideale per le scorribande sui litorali marittimi. In più, grazie alla sua abbondanza di fregi e cromature e alla linea elegante, diventerà un piccolo “cult” anche nelle località di villeggiatura più alla moda. E anche in città già strette nella morsa del traffico, la si vede spesso guidata da giovani rampolli di famiglie bene ed eleganti signore. Il progetto originale porta la firma del Responsabile del Reparto Carrozzerie Speciali Fiat Luigi Fabio Rapi e viene presentata ufficialmente al Salone di Ginevra nell’aprile del 1960.

Al debutto però non raccoglie lo sperato favore del pubblico e della stampa, che la definisce troppo vezzosa, “americaneggiante”, snob e con poca abitabilità interna. Infatti la paratia porta capote posteriore limita molto lo spazio die-tro e sarà eliminata soltanto nel 1962 con l’arrivo della seconda serie B.

Anche il prezzo di listino è troppo elevato: 635.000 lire chiavi in mano. Il propulsore è quello della Fiat 500 Sport potenziato a 21 CV che la fanno filare a oltre 105 km/h di velocità massima garantendo anche un’apprezzabile brio. La carrozzeria della Bianchina Cabriolet è caratterizzata da tinte brillanti e vivaci, come si addice ad una cabriolet degli anni ruggenti e anche le finiture sono molto accurate: come mai si erano viste prima su un’automobile di questa categoria. Non solo italiana.

La vista frontale spicca per il paraurti avvolgente coi suoi grandi rostri e il baffo anteriore ripiegato che incorpora la griglia in metallo cromato. E’ un muso sfarzoso, non c’è che dire. E oggi ha ancora un fascino e una simpatia unica. La fiancata è caratterizzata dalla bella banda nera, profilata da fregi inox lucidati che ospitano anche le frecce romboidali. Le gomme hanno rigorosamente la fascia bianca mentre le tappezzerie interne sono bicolori con bordature e cuciture nere. Il risultato è un abbinamento cromatico che si lega benissimo con gli accostamenti cromatici della carrozzeria. La Bianchina Cabriolet viene costruita per 10 anni, fino al 1969, in tre serie diverse e in circa 9.350 esemplari, molti dei quali esportati, soprattutto in Francia e in Germania.

Prima serie

Le Cabriolet prima serie prodotte successivamente alla preserie (per un totale di circa 950 esemplari) sono identificati con sigla del telaio 110 B 122 e numero di telaio fino al 1050. Rispetto al modello preserie scompaiono le luci targa doppie, la scritta Special e il fregio cromato sopra la capote. Gli indicatori di direzioni laterali vengono invece spostati in avanti di circa 15 centimetri. Le verniciature previste, tutte alla “nitro” monocomponente (usata dalle Case negli Anni ‘50 e ‘60) sono: Rosso Malvone, Corallo, Sabbia, Grigio Chiaro, Blu, Verde, Celeste, Grigio Scuro, Giallo, Turchese e Rosso Turismo (optional).

La fascia laterale sulle fiancate è in nero lucido mentre i cerchi ruote presentano la doppia colorazione alluminio al centro ruota e il canale nero lucido. La tappezzeria interna in questa serie è in finta pelle a supporto rigido realizzato dalla Pirelli Sapsa. E’ disponibile in beige, avorio, corallo e azzurro, sempre abbinata al nero per la fascia superiore e inferiore dei sedili. I sedili presentano a loro volta delle inedite e caratteristiche cuciture a coste verticali imbottite (assenti invece nelle versioni esportazione). Il rivestimento delle portiere è bicolore ed è caratterizzato da una lunga fascia bassa nera dove è inserita, con due bottoni, una tasca porta documenti. La produzione della Cabriolet Prima serie procede per otto mesi con un notevole successo commerciale (circa 1.050 esemplari prodotti) fino alla fine del 1960, quando le novità tecniche introdotte dalla Fiat per la 500 D vengono riprese dall’Autobianchi per realizzare una versione modificata e migliorata della Cabriolet: arriverà nella primavera del 1961 ed è identificata dalla sigla “Cabriolet Seconda Serie A”.

1961, INTERNI NUOVI E TETTO RIGIDO

Nel marzo 1961 l’Autobianchi presenta al pubblico la “Bianchina Cabriolet Seconda Serie A”. La nuova Bianchina, che propone gli aggiornamenti meccanici derivati dalla Fiat 500 in versione D, avrebbe potuto beneficiare ben prima della primavera del 1961. Ma sembra che dissaporti interni e gelosie tra i responsabili della Fiat e quelli dell’Autobianchi abbiano generato il ritardo. Ed è stato un peccato visto che questo capriccio ha gravato non poco sul successo di vendite di questa versione. La “Bianchina Cabriolet Seconda Serie A” è disponibile anche in versione a tetto rigido con la struttura interamente in vetroresina.

Il tutto è facilmente amovibile svitando quattro ganci alla carrozzeria e trasformando quindi la vettura in cabriolet. Rimangono invariate le belle verniciature nitro della serie precedente e nemmeno cambia la fascia laterale in nero lucido lungo la fiancata e i cerchi ruota. Cambiano invece gli interni. La tappezzeria non è più in finta pelle a supporto rigido Pirelli Sapsa, ma è in finta pelle “viplata” (dalla leggera ruvidità superficiale) a supporto semirigido. Le tinte disponibili sono il beige, avorio, corallo e azzurro. Il tutto sempre abbinato al nero per la fascia superiore e inferiore dei sedili, la cui fattura rimane invariata rispetto alla prima serie. I pannelli porta sono bicolori come i sedili, e presentano una tasca centrale più piccola della versione precedente e posizionata più in alto (tasca che sparisce dal novembre 1961). I numeri di telaio di questa versione sono compresi tra 1050 e il 2800. Il telaio è sempre marchiato 110 B122. Gli esemplari prodotti in questa versione sono circa 1.750.

LA SECONDA SERIE B OMOLOGATA PER 4

Questa versione è stata prodotta con numeri di telaio compreso tra 2800 e 6200 circa, con sigla 110 B 122. Complessivamente ne sono state prodotte circa 3.400 unità. Il “circa” è d’obbligo perché, a cavallo tra una serie e l’altra, alcuni particolari di carrozzeria potevano essere scambiati per esigenze produttive. L’importante novità di questa versione è l’omologazione come vettura a 2 + 2 posti che la rende anche più godibile anche ad altri occupanti, oltre a quelli anteriori. Questa modifica è stata inserita a partire dal numero di telaio 4955. I due posti dietro vengono ricavati eliminando la paratia posteriore che ospita la capote ripiegata (che limitava l’abitabilità posteriore). Ora, invece, sopra il rivestimento nero trova posto la panchetta supplementare con imbottitura in lattice nero e con gli stessi abbinamenti dei rivestimenti dei sedili anteriori. Il motore è sempre lo Sport tipo Fiat 500 D con sigla identificativa 110 004.

Anche il carburatore resta il Weber IMB 5. Nessun mutamento anche per le tinte della carrozzeria, sempre alla nitro, e per i cerchi ruote sempre nella doppia colorazione. La fascia laterale è ancora in nero lucido per tutti i colori tranne che per il rosso che è abbinato in grigio chiaro. La tappezzeria interna è in finta pelle viplata semirigida, con supporto in cotone, prevista nei colori Beige, Avorio, Corallo ed Azzurro sempre abbinata al nero per la fascia superiore ed inferiore dei sedili. I pannelli porta sono sempre bicolori come i sedili ma non presentano più la tasca porta documenti.

SERVE LA “DOPPIETTA”

Tutta la gamma Bianchina è godibilissima ancora oggi anche nell’uso quotidiano. Il modello cabriolet è l’ideale per l’uso estivo. Sotto la pioggia battente, invece, non aspettatatevi la tenuta ermetica della capote. Le piccole dimensioni e la sua maneggevolezza, unite alla elevata affidabilità meccanica, ne fanno ancor oggi una city-car d’eccezione. Bisogna soltanto prendere confidenza con le marce non sincronizzate e imparare a eseguire la classica “doppietta”. In città, grazie al motore potenziato della Fiat 500 Sport, non le manca un certo spunto. Solo la visibilità posteriore non è granché a causa del piccolo lunotto della capote, ma le piccole dimensioni della vettura facilitano le manovre e si riesce a posteggiare praticamente ovunque.

La velocità massima è di oltre 105 km/h: un valore più che sufficiente per affrontare anche lunghi trasferimenti viaggiando tranquillamente oltre gli 80 km/h di media. In ogni caso, percorrendo lunghi tratti in autostrada, è consigliabile qualche sosta per il raffreddamento del propulsore. La sicurezza della vettura è quella tipica delle auto costruite negli anni Sessanta con concezione meccanica tutto dietro. Il serbatoio del carburante postodavanti vicino alla batteria non è certo il massimo in caso di urto. La frenata è buona ma non pretendetene un uso sportivo. Gli organi meccanici sono quelli consueti della Fiat 500 quindi affidabilissimi.

Bisogna però tenere sempre presente di essere al volante di una utilitaria di perlomeno quaranta anni. Quindi non strapazzatela. La manutenzione non è impegnativa. L’olio va sostituito almeno una volta l’anno anche in caso di inutilizzo. Nei lunghi trasferimenti è bene trovare spazio in macchina per i seguenti ricambi: i contatti dello spinterogeno e la cinghia che comanda il ventilatore di raffreddamento e la dinamo. Pure bobina, candele, spinterogeno e pompa meccanica del carburante potrebbero far comodo (oltre all’immancabile condensatore). Sono questi, infatti, gli elementi che possono generare qualche problema. E averli dietro può essere utile visto che qualsiasi meccanico sarà in grado di sostituirli.

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