Nasce da un capriccio di un miliardario USA, che voleva un’auto tutta scoperta derivata dalla Bianchina Trasformabile del 1957. Riuscito a convincere, non si sa come, i vertici dell’Autobianchi, nel 1960 vede così la luce la più piccola cabriolet al mondo. La realizzazione sembra semplice. Basta prendere una Trasformabile ed eliminare i montanti metallici. Anche la base meccanica c’è già: è quella della Nuova Fiat 500, nata anche lei nel 1957. Ma, a differenza della piccola utilitaria torinese, la sua capote nera in tela gommata si può aprire completamente.
Così la Bianchina Cabriolet diventa subito l’auto ideale per le scorribande sui litorali marittimi. In più, grazie alla sua abbondanza di fregi e cromature e alla linea elegante, diventerà un piccolo “cult” anche nelle località di villeggiatura più alla moda. E anche in città già strette nella morsa del traffico, la si vede spesso guidata da giovani rampolli di famiglie bene ed eleganti signore. Il progetto originale porta la firma del Responsabile del Reparto Carrozzerie Speciali Fiat Luigi Fabio Rapi e viene presentata ufficialmente al Salone di Ginevra nell’aprile del 1960.
Al debutto però non raccoglie lo sperato favore del pubblico e della stampa, che la definisce troppo vezzosa, “americaneggiante”, snob e con poca abitabilità interna. Infatti la paratia porta capote posteriore limita molto lo spazio die-tro e sarà eliminata soltanto nel 1962 con l’arrivo della seconda serie B.
Anche il prezzo di listino è troppo elevato: 635.000 lire chiavi in mano. Il propulsore è quello della Fiat 500 Sport potenziato a 21 CV che la fanno filare a oltre 105 km/h di velocità massima garantendo anche un’apprezzabile brio. La carrozzeria della Bianchina Cabriolet è caratterizzata da tinte brillanti e vivaci, come si addice ad una cabriolet degli anni ruggenti e anche le finiture sono molto accurate: come mai si erano viste prima su un’automobile di questa categoria. Non solo italiana.
La vista frontale spicca per il paraurti avvolgente coi suoi grandi rostri e il baffo anteriore ripiegato che incorpora la griglia in metallo cromato. E’ un muso sfarzoso, non c’è che dire. E oggi ha ancora un fascino e una simpatia unica. La fiancata è caratterizzata dalla bella banda nera, profilata da fregi inox lucidati che ospitano anche le frecce romboidali. Le gomme hanno rigorosamente la fascia bianca mentre le tappezzerie interne sono bicolori con bordature e cuciture nere. Il risultato è un abbinamento cromatico che si lega benissimo con gli accostamenti cromatici della carrozzeria. La Bianchina Cabriolet viene costruita per 10 anni, fino al 1969, in tre serie diverse e in circa 9.350 esemplari, molti dei quali esportati, soprattutto in Francia e in Germania.