La 131 Abarth stradale è studiata con il regolamento sportivo alla mano, introducendo le parti che vanno omologate per le competizioni, come la testa a 16 valvole. Restano, invece, di serie le componenti che si possono sostituire in sede di preparazione dell’auto da corsa, come il singolo carburatore di alimentazione (doppio corpo ad apertura differenziata, lo stesso della 132), le sospensioni e il differenziale privo di autobloccante. Per la trasmissione si decide di produrre le 400 vetture previste dal regolamento con un cambio a rapporti di serie ma con innesti frontali. L’albero di trasmissione in acciaio comanda il ponte della 124 Abarth. Le sospensioni vedono, all’anteriore, la trasformazione del sistema a barra antirollio che funge da puntone, tipico della 131 Mirafiori, in una versione a puntone vero e proprio, e l’abbandono della soluzione a fuso per una versione mono cuscinetto simile a quella della Lancia Beta Montecarlo. Per il retrotreno, la scelta è fatta non soltanto sul tavolo da disegno ma realizzando alcuni prototipi e facendo dei test comparativi con alcuni muletti: uno con ponte rigido della 132, uno con ponte DeDion, uno con la sospensione della 124 Abarth, uno con un ponte simile a quello della X1/9. La scelta cade sull’ultima soluzione, la più idonea all’uso rallystico per ragioni di peso e di cinematica.
Base di lavoro
Dal punto di vista dell’autotelaio, la vettura è alleggerita con l’adozione di cofani e parafanghi anteriori e posteriori in vetroresina e di porte in alluminio. Dietro, il pianale è modificato per poter ospitare i duomi dei gruppi McPherson posteriori. La versione da competizione, a questo punto, viene sviluppata su una base già ben predisposta a ricevere le modifiche. «Con queste caratteristiche, le vetture di serie che uscivano dai concessionari erano praticamente inguidabili -ricorda ancora, ridendo sotto i baffi, l’ingegner Limone-. Il cambio era ingestibile, infatti era subito sostituito con un altro gruppo della famiglia 131 dotato di sincronizzatori. Anche l’alimentazione non era il massimo e la maggior parte dei clienti optava per i carburatori tipo corsa». Tutte cose che ben conosce Simone Lanfranchini, proprietario della 131 Abarth stradale protagonista di questo servizio. Ingegnere di Borgosesia (VC), ha acquistato la sua “rossa” in tempi non sospetti: «Ce l’ho dal 1998, avevo ventidue anni e studiavo ancora all’università.Quando la presi era malconcia, con il motore rotto. Ci volle quasi un anno di lavoro per rimetterla in sesto. Si tratta di uno dei primi esemplari, infatti è del 1976, l’anno in cui è stata presentata. Sono il secondo proprietario e la uso regolarmente: in questi anni ho percorso circa 60.000 km».
È un esemplare originale, con qualche piccola miglioria “sotto pelle”, quasi a dimostrare ciò che ha evidenziato l’ingegner Limone: «Vista da fuori, l’unico particolare fuori ordinanza è il terminale di scarico, che non è a doppia uscita come sulle auto che uscivano di fabbrica. Sulla mia ho mantenuto il collettore originale, molto ben fatto, e ho sostituito il resto con tubi in acciaio inox. Per quanto riguarda il motore, sono state lavorate le camere dei condotti e sono stati lucidati l’albero motore e le bielle. Ho montato due carburatori verticali Dell’Orto da 40 con collettori Alquati; i tromboncini di aspirazione sono stati costruiti al tornio. Dovrebbe avere circa 160 CV, quanto basta per divertirsi. Il cambio è sincronizzato ma il differenziale è sempre senza autobloccante. Con queste modifiche risulta guidabilissima in ogni situazione, anche nel traffico».