Il debutto avviene al GP di Spagna il 19 aprile 1970 sul circuito di Jarama, dove il campione austriaco, qualificatosi in quarta fila, abbandona per noie all’accensione. A Montecarlo la “72” è portata in pista da Miles che, pur con una vettura ancora acerba, riuscirebbe a prendere il via, se non dovesse cedere la piazzola in griglia alla BRM di Rodriguez, qualificato d’ufficio (all’epoca a Monaco partivano soltanto 16 monoposto e i piloti ufficiali avevano questo privilegio ). Nel toboga del Principato Rindt preferisce la vecchia “49” e la sua scelta è premiata dalla vittoria. In Belgio, dove Rindt utilizza ancora la “49”, la Lotus 72 è pilotata dallo spagnolo Alex Soler-Roig che non prende il via per non essere riuscito in prova a completare un numero sufficiente di tornate, ma va meglio a Miles che parte dalla quinta fila, sia pure per ritirarsi dopo tredici giri.
La nuova monoposto dimostra, malgrado le tante novità introdotte tutte assieme, di essere azzeccata. Suscita in tutti interesse per la forma inusitata e una curiosità mista a timore negli avversari perché, nelle mani di Jochen Rindt, potrebbe rivelarsi un’arma formidabile nella scalata al titolo. E infatti la vittoria arriva già in Olanda, con Rindt al volante della “72” #2, in versione C. L’austriaco si ripete in Francia, poi in Gran Bretagna e in Germania: con quattro vittorie consecutive Rindt mette un’ipoteca sull’iride, che gli verrà aggiudicato alla memoria perché il campione austriaco muore a Monza durante le prove del GP d’Italia. Accade di sabato, quando Rindt “stacca” con decisione all’ingresso della curva Parabolica. La monoposto scarta improvvisamente a sinistra andando a cozzare contro il guard-rail. Il pilota muore praticamente sul colpo. A innescare la sbandata pare sia la rottura del semiasse che collega la ruota anteriore destra con il disco del freno entrobordo.
Non v’è certezza, ma altre cause non avrebbero fatto deviare la monoposto così violentemente. Chapman, ad ogni modo, irrobustisce i semiassi incriminati, che così saranno mantenuti da lì in avanti. E dire che in Austria c’era stato un campanello d’allarme, perché la medesima rottura aveva fatto andare di traverso Miles, per fortuna senza danni. La vittoria di Emerson Fittipaldi con la “72” al GP degli Stati Uniti, la prima della sua carriera, oltre a consacrare una futura stella nel firmamento dei campioni di F1, toglie a Jacky Ickx e alla Ferrari la possibilità di conquistare il titolo dopo aver dominato l’ultima parte della stagione con quattro vittorie. E dona alla Lotus anche la Coppa Costruttori. Il 1971, che ha per protagonisti Jackie Stewart e la sua Tyrrell, è invece una stagione incolore per la Lotus 72, i cui unici risultati di rilievo sono un secondo e due terzi posti con Fittipaldi: un po’ poco visti i risultati ottenuti l’anno prima, ma c’è una spiegazione. Nel ’71 le gomme da scolpite diventano slick, con nuove e più performanti mescole che danno sì una maggiore aderenza, ma che richiedono una rivisitazione delle sospensioni.
Si deve irrigidire l’assetto, cercare nuove soluzioni e la cosa si rivela tutt’altro che semplice. Il 1972 è invece l’anno che consacra la Lotus 72 ed Emerson Fittipaldi, il pilota che più contribuì, con il proprio lavoro di collaudo, a portarla ai vertici. E, per inciso, è la monoposto che il brasiliano ricorda oggi come la migliore da lui guidata in carriera. La “72”, in versione D, fa subito parlare di sé per la livrea nera con filetti dorati del nuovo sponsor John Player Special, che sostituisce quella bianco panna-rosso-oro di marca Gold-Leaf. Fittipaldi, con una punta di ironia, dice che con quei colori basterebbe applicarle quattro maniglie dorate ai fianchi per farla sembrare una bara. Piaccia o no la livrea, la vittoria arriva in Spagna dopo la seconda piazza conquistata in Sudafrica, per la gioia di Fittipaldi che, dopo il terzo posto nel diluvio di Montecarlo, torna sul gradino più alto del podio in Belgio.
A questo punto è chiaro che il titolo se lo giocheranno Fittipaldi e Stewart, pur con terzi incomodi del calibro di Ickx, Hulme, Revson e Cévert. Con il secondo posto in Francia, seguito dalla vittoria in Gran Bretagna, il brasiliano consolida la leadership nella classifica piloti grazie anche alle affermazioni in Austria e a Monza, dove conquista matematicamente il titolo. Cinque vittorie fanno cinque “stelloncini” John Player Special applicati sull’alettone posteriore, un’usanza che Chapman ha introdotto per sottolineare i successi della sua nera “72”.