Un destino che non ha risparmiato la protagonista del servizio che, però, ha una particolarità importante: come inequivocabilmente testimoniato dalla targa 361 ERT, che campeggia sull’esemplare fotografato nel libro di cui abbiamo parlato in apertura e che l’attuale proprietario gelosamente custodisce, è la vettura che i fratelli Walklett conservarono in famiglia per i propri spostamenti quotidiani e per sperimentare, nel frattempo, fino a quali potenze il telaio avrebbe reagito positivamente e quali modifiche avrebbero potuto invece rendersi necessarie; pare quindi che gran parte di quelle presenti su questa macchina rispetto alla configurazione “standard” (se così si può definire una vettura di questo tipo) siano state apportate proprio in Casa.
È quanto emerge da un importante carteggio intercorso tra il proprietario italiano e il conservatore del registro Ginetta, Trevor Pyman, che, coinvolto per alcuni consigli sulla gestione del restauro, diventa presto un amico prezioso come le notizie che è in grado di elargire. Un secondo colpo di fortuna, dopo che è emerso con chiarezza che la 361 ERT è l’unica Ginetta G3 di cui si abbiano foto dell’epoca: poche, piccole e in bianco e nero ma, insomma, meglio di niente anche perché almeno risulta evidente che la macchina era di colore chiaro e aveva ruote alte e strette. Notizie importanti visto che, all’atto del ritrovamento nel piazzale antistante una carrozzeria nel bolognese, la “nostra” G3 era di colore blu scuro e le ruote da 13” denunciavano chiaramente il passato sportivo (le originali erano da 15”), in modo da consentire il montaggio di gomme molto più larghe senza sfondare i parafanghi (a quel tempo gli pneumatici “super ribassati” non esistevano). Acquistata nel 2001 sull’onda della simpatia che questa vetturetta gli ispira al primo sguardo, nel 2005 il proprietario inizia il restauro e la corrispondenza con il Registro; passo dopo passo emergono tutte le particolarità di questo esemplare e la sua sostanziale sanità, visto che il motore canta benissimo e gli interventi di restauro sul telaio si limitano alla sostituzione prudenziale di alcuni tubi arrugginiti.
Cross Flow
Enorme importanza rivestirà poi, vista la particolarità dell’esemplare, la ricerca storica: attraverso il numero di telaio G30050 si evince la data di costruzione del 01/05/1960; grazie a ricerche di Pyman si appura poi una permanenza in mano dei Walklett di almeno due anni, ma probabilmente di più, prima di un periodo di oblio durato fino ai primi anni ‘70 quando la ritroviamo nelle mani di tale John Morris che ne fa uso quotidiano, oltre a usarla per qualche garetta in salita; il colore, in questo periodo, è già il blu scuro. Nel 1979 emigra in Canada, dove disputa molte gare amatoriali, e la si ritrova in una foto dove si evidenziano le ruote larghe e un grande roll-bar. Ripassa poi dalla Gran Bretagna, per arrivare in Italia nel 1989, acquistata da un commerciante d’auto da collezione di Roma. Importante notizia desunta dalla bolla doganale: in questo momento l’auto monta già il motore Ford 1,3 litri “Cross Flow” a valvole in testa alimentato da due carburatori Dell’Orto DHLA 40.
Da quel momento vaga, nelle condizioni in cui si trova, da un posto all’altro senza mai trovare, fino al 2001, chi si prenda cura di lei. Come abbiamo detto il restauro inizia quattro anni dopo e subito si scoprono le differenze rispetto allo “standard” cui abbiamo accennato: la scatola dello sterzo, da vite e rullo, è diventata a cremagliera; i freni anteriori sono a disco; le sospensioni anteriori sono di derivazione Triumph TR 3 e le sospensioni posteriori, pur rimanendo a ponte rigido, vedono la balestra trasversale di derivazione Anglia sostituita da molle elicoidali. La qualità di questi interventi fa dire a Pyman che gli sembra molto probabile che, tranne la sostituzione del motore che è più da attribuire al periodo canadese (il Ford “Cross Flow” nasce nel 1967), siano stati eseguiti direttamente dalla Casa o, quantomeno, da chi conosceva molto bene sia il da farsi sia i metodi di lavoro consueti nell’officina di Woodbridge (Suffolk).