14 December 2015

FIAT 1100/103 D, il fascino discreto della borghesia

Nulla di surreale, nè tantomeno ironico: la 1100 rappresenta una novità epocale per l' auto italiana e la prima evoluzione estetica...

LINEA

CEPPI

Con la “103 D” Fiat vuole allargare la fascia di clienti verso il basso, con l’occhio rivolto alle famiglie che pensano soprattutto ai costi fissi e di manutenzione. Perciò il motore, che mantiene la cilindrata di 1089 cc, perde 7 CV rispetto alla 1100 TV, così che la velocità massima si attesta su un valore di poco superiore ai 120 km/h, valore allineato alla concorrenza e sufficiente considerate la rete stradale del tempo e le necessità di spostamento di una famiglia. E comunque, rispetto alla “103 E” la nuova “103 D” ha 3 CV in più (da 40 a 43); anche la coppia è leggermente superiore (da 7,1 a 7,2 kgm), benché ottenuta a un regime più elevato (da 2700 a 3200 giri). L’aumento di prestazioni è ottenuto con un collettore di aspirazione a condotti separati e un nuovo carburatore da 24 mm (prima 20,5). Modifiche che hanno comportato anche una sensibile diminuzione del consumo specifico di carburante che, al regime di coppia massima, si attesta su un valore minimo assai buono per l’epoca, vale a dire 218 gr/CVh.

Ma le migliorie sul piano tecnico non sono finite: la “103 D” monta un impianto frenante che, pur restando fedele ai quattro tamburi, presenta sostanziali modifiche, anche queste riscontrabili dall’utente che può contare su una frenata più efficiente e omogenea e su spazi di arresto più contenuti. Aumenta la superficie totale di attrito, grazie a nuove guarnizioni da 990 cc anziché 660. La scelta di progetto in questo settore, che prevede un ceppo teso e uno compresso, ha diminuito la pressione esercitata sul pedale a parità di forza applicata, a vantaggio del comfort di guida. I due ceppi di ogni tamburo, ora flottanti, sono del tipo autocentrante e, pur mantenendo lo schema che prevede un cilindretto di comando, sono vincolati dalla parte opposta tramite una guida di scorrimento che sostituisce il precedente perno con funzione di fulcro.

È questa una soluzione che, grazie al più efficace adattamento dei ceppi al tamburo, migliora la prontezza della frenata in particolare nel transitorio iniziale. Di concezione datata resta invece il freno a mano, fatto di un nastro che, tramite la leva di comando posta a lato del tunnel, si serra attorno all’albero di trasmissione. Ma c’è un’altra importante novità: l’avviamento del motore avviene con la chiave di contatto inserita al centro della plancia dentro una cornice con il marchio della Casa, che sostituisce il tradizionale pomello e che la Fiat manterrà nelle versioni a seguire. I pedali di freno e frizione frizione, infine, sono ora di maggiori dimensioni.

La berlina è affiancata dalla familiare, la cui parte posteriore resta uguale (luci targa a parte) a quella della precedente “103 E”. L’interno è rivestito di fabbrica con finta pelle, ritenuta più idonea a un uso promiscuo perché facilmente lavabile. Nella berlina (che costa un po’ meno), la finta pelle è un optional a pagamento. Sulla familiare lo schienale posteriore è abbattibile (e il divano si solleva) per ampliare il già notevole vano di carico. Altre differenze sono gli pneumatici un po’ più larghi e l’assenza di rostri sul paraurti posteriore per facilitare le operazioni di carico e scarico. Nella familiare la ruota di scorta è in verticale nel baule (sulla berlina è sotto il piano di carico) per poter sostituire una ruota senza scaricare la merce trasportata.

La familiare, infatti, fu acquistata in netta prevalenza come auto da lavoro, anche se la pubblicità faceva leva sul suo utilizzo come vettura adatta al fine settimana da passare fuori porta con amici o parenti. Inizia con la “103 D” il periodo di maggior successo della 1100, tanto che la Fiat le affianca nel 1959 la versione “103 H”, detta anche Lusso e destinata alla clientela che alla 1100 chiedeva quel tocco in più che l’avvicinasse alla più esclusiva 1200 Gran Luce. Fu proprio l’avvento della “H” a decretare la scomparsa della “D”, il cui ruolo di modello d’ingresso nella gamma 1100 fu assunto, al Salone di Torino del 1960, dalla più semplice 1100 Export.

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