Lancia Flaminia Convertibile, bella come allora
MOTORE
Era un rottame ed è tornata una stella, una nera ed elegantissima Lancia Flaminia Convertibile. La sua ossatura di tubi d’acciaio arrugginiti e la carrozzeria in alluminio segnata da anni di incuria sono tornati come nuovi grazie all’impegno di Mauro Barbieri di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, che acquista quel relitto nel settembre del 2005. La macchina è targata BO 144704 ed è numerata 1407: si tratta dunque di uno degli ultimi esemplari della prima serie. Il libretto di circolazione riporta come data di immatricolazione l’11 dicembre 1961.
La struttura della Lancia Flaminia Convertibile è quella tipica della carrozzeria Touring Superleggera: un’ossatura di tubi di acciaio che regge la copertura di lamiere di alluminio, fissate sullo scheletro per graffatura o per bordatura. Una tecnica costruttiva affascinante e raffinata, marchio di fabbrica del carrozziere milanese. Peccato che in quegli anni l’attenzione alla protezione antiruggine fosse affidata più al fatalismo piuttosto che ai processi di lavorazione mirati. Oltretutto, quando acciaio e alluminio sono a stretto contatto, generano un potenziale elettrochimico che, con l’umidità, innesca delle correnti galvaniche. Così il danno è duplice: ruggine sulle strutture ferrose e “decomposizione” dell’alluminio. E questo è proprio quello che è successo a questa Flaminia Convertibile.
CARROZZERIA COMPLETA, MA...
La carrozzeria sembrava abbastanza integra, ma in realtà il relitto era in condizioni rovinose. In più, i problemi maggiori dovevano venire dalle parti nascoste. Esternamente si vedevano solo una vistosa ammaccatura sulla cornice del gruppo luci anteriore destro e un buco sul trasparente dell’indicatore di direzione laterale dallo stesso lato. Il pavimento dell’abitacolo era ricoperto da uno strato di scaglie staccate e di incrostazioni di prodotti di corrosione, che in alcune zone aveva avuto un effetto passante. Lo stesso dicasi per il vano bagagli. Invece il sottoscocca e i passaruota erano ricoperti da uno spesso strato di ruggine e sporcizia. I danni maggiori erano localizzati nelle zone di contatto fra l’acciaio dello chassis e l’alluminio della carrozzeria, favoriti anche dal ristagno di umidità dovuto alla posizione e alla conformazione della lamiera.
Anche il vano motore versava in una situazione simile, aggravata peraltro da un eccesso di antirombo. Smontata la vettura e lasciatala sulle quattro ruote per motivi pratici, la prima operazione è stata la sverniciatura per via chimica, seguita da un lavaggio con acqua bollente e da un primo carteggio. A quel punto, una volta messe a nudo alcune parti della carrozzeria, in particolare il cofano motore, Barbieri nota subito le numerose ammaccature recuperate a suo tempo con abbondante stucco. Dopo averlo rimosso e ribattute le lamiere, si è proceduto alla stesura dell’antiruggine bicomponente sulla parte esterna della carrozzeria.
Per consentine la completa asciugatura sua e delle successive mani di vernice, si è proceduto alternando le varie fasi di applicazione dei vari prodotti ad altre di pulizia e ripristino, iniziando dal pavimento dell’abitacolo e dalla scromatura dei paraurti. È stata poi la volta della stuccatura delle piccole ammaccature (seguita da carteggiatura con carta grana 240) e della spruzzatura di uno strato di vernice isolante (a sua volta carteggiato con carta grana 400). Quindi l’auto è stata posta su un sollevatore pneumatico per la rimozione delle sospensioni, dell’impianto frenante e del serbatoio, nonché per il restauro di tutta la parte inferiore dell’autotelaio e del vano motore.
MOTORE
Mentre Mauro Barbieri si occupava di tutte queste operazioni nel suo garage, Romano Soli, il mago dei motori Lancia, riportava agli antichi splendori il motore e... il propulsore (ricordiamo che, in quegli anni, in Lancia col termine “propulsore” si identificava l’intero gruppo costituito da cambio, frizione, differenziale e freni). Il paziente e preciso Soli, tra l’altro, si è occupato di trovare i ricambi delle parti meccaniche usurate, come i segmenti dei pistoni, la frizione e la marmitta. Barbieri, intanto, che è anche un abile specialista della verniciatura nera corrugata, ha contribuito alla messa a nuovo dei coperchi valvole. Particolare cura ha richiesto il restauro dell’avantreno. Sulla Flaminia non venne più installato il classico assale brevettato Lancia a ruote indipendenti con molle e ammortizzatori coassiali sull’asse di sterzata - come troviamo per esempio sull’Aurelia - ma uno speciale semitelaio scatolato. Ad esso erano fissate le sospensioni a quadrilateri deformabili, il gruppo motore-radiatore, la batteria; e tale soluzione fu ripresa anche sulla Flavia e sulla Fulvia. Rispetto all’Aurelia, sulla Flaminia apparvero anche le barre antirollio, sia all’avantreno sia al retrotreno.
SORPRESA
Una volta smontato il semitelaio la Lancia Flaminia Convertibile ha svelato un’altra brutta sorpresa perché si è scoperta una crepa. Era stata causata dal fatto che due dei sei bulloni di fissaggio si erano allentati per la mancanza dell’apposito filo di ferro, facendo lavorare tutto il sistema in modo scorretto. Quindi si è dovuto saldare lo scatolato e rimetterlo in squadra. Dopo aver rifinito la carteggiatura dell’isolante e rimosso il parabrezza con le sue cornici, è stata applicata la prima mano di vernice blu (identica a quella definitiva). Durante l’asciugatura sono stati asportati il cruscotto, preservando la pelle di rivestimento, e l’impianto elettrico, precedentemente “tirato” in cabina dal vano motore. È stato necessario riprodurre a mano un particolare della cornice di finitura della portiera sinistra, a partire da un lamierino di alluminio e copiando il suo analogo destro. Dopodiché sono stati rimontati la meccanica (motore a parte), l’impianto elettrico e le porte ed è stata carteggiata (con carta grana 600) la vernice blu. Finalmente, dopo undici mesi di lavoro, si arriva alla verniciatura definitiva: preludio all’inizio del riassemblaggio della vettura. L’ultima mano di colore blu bicomponente è stata applicata a forno presso una carrozzeria.
DETTAGLI
A questo punto mancavano tutte le finiture. Quelle in alluminio, come le maniglie, le cornici sottoporta, quelle dei vetri e dei cerchi ruota. Ma anche i meccanismi degli alzacristalli (completamente rifatti) e le varie minuterie, sia della carrozzeria sia del motore, come pedali, radiatori e freno a mano. La griglia del radiatore è stata smontata, lucidata pezzo per pezzo e rimontata. I cerchi ruota sono stati prima protetti con antiruggine e poi riverniciati con il tipico color nocciola chiaro. I telai dei sedili sono stati riverniciati con la tinta grigia martellata, come in origine. Per il restauro dei gruppi ottici Barbieri è andato alla Cromatura Vandelli di Modena. Le cornici in lega di Zama sono state prima scromate e poi carteggiate.I buchi presenti sono stati stagnati. Sono state poi eseguite la ramatura e la carteggiatura e, solo dopo, la cromatura finale.
Lo stesso procedimento è stato seguito per i paraurti, con l’aggiunta di una prova preliminare di forma sulla vettura tra la raddrizzatura e la ramatura. Restava lo scheletro della capote che è stato rimesso in quadro e provato prima dell’applicazione della tela e del montaggio definitivo. Quasi ci siamo. Il montaggio definitivo di parti e accessori della carrozzeria è stato preceduto dalla lucidatura della vernice nelle zone che poi sarebbero divenute inaccessibili, come la parte inferiore delle cornici di fari e fanalini e dietro i paraurti. Infine, dopo che il tappezziere aveva completato il riallestimento dell’abitacolo, mancava solo il tocco finale, ovvero la lucidatura con carta vetrata ultrafine (grana 2000) e sapone, per evitare le rigature. Finalmente la Flaminia è tornata bella come allora.