30 April 2014

Villeneuve: “questa F1 è per vecchi”

Alla presentazione della tappa italiana del Mondiale Rallycross abbiamo parlato con Jacques Villeneuve che ci ha parlato di questo nuovo sport e di come vede l’attuale F1. Dal pilota anche un ricordo su Ratzenberger e Senna

Villeneuve: “questa f1 è per vecchi”

di Eugenio Mosca

 

Alla presentazione della tappa italiana del Mondiale Rallycross la F. 1 sembra lontana anni luce, il lavoro procede in modo professionale ma nel paddock e in sala stampa si respira un'aria rilassata, così può capitare di vedere Villeneuve tranquillamente seduto sulle gradinate mentre si gusta un piatto di pasta con il compagno di team Andy Scott mentre guardano gli altri girare. Il canadese è il più richiesto, dagli appassionati per una foto e un autografo e dai giornalisti per una serie interminabile di interviste, alle quali si sottopone sempre con un sorriso e, cosa importante, senza peli sulla lingua.

Perchè hai scelto questa categoria?

“Perchè questa è l'origine delle corse. Quello spirito che mi fece scegliere di correre in macchina. C'è battaglia, corpo a corpo, senza tanti tatticismi. E poi è uno spettacolo adatto per mantenere l'attenzione anche dei giovani, che fanno fatica a restare concentrati per le quasi due ore di durata di un gran premio, mentre qui le manche brevi e combattute”.

Come hai trovato queste macchine?

“Mi hanno meravigliato, soprattutto in accelerazione. Infatti nei primi giri ammetto che ho avuto qualche problema di stomaco. I 600 cv si sentono tutti, e poi bisogna essere delicati con le gomme e sensibili nel passaggio tra asfalto e terra”.

Quindi il pilota può fare la differenza?

“Il pilota fa sempre la differenza, perchè per andare veloce bisogna essere puliti, mentre se fai spettacolo con i traversi il tempo non lo fai. Bisogna essere molto sensibili e in questo mi ha aiutato l'esperienza nelle gare su ghiaccio, soprattutto nella frenata dove si mette la macchina di traverso per rallentare e per recuperare da eventuali casini senza andare a sbattere. Questa pista poi è particolare, perchè bisogna frenare prima dei salti”.

Ti piacerebbe partecipare anche ad un rally vero?

“No. Perchè so che nella guida in gara mi piace prendere anche qualche rischio, perciò non voglio giocare con la vita di un'altra persona seduta accanto a me”.

Insomma è un bel campionato, peccato che anche qui non ci sia un pilota italiano...

“Ci sono io. Diciamo che sono un po' italiano”.

Qual è il tuo obbiettivo?

“Intanto è un grande divertimento. Ma si tratta di un campionato mondiale e io affronto questa prima stagione (dove mancherà nelle gare in Gran Bretagna e Francia per gli impegni con Sky) per imparare con l'obbiettivo di arrivare a vincere. E poi quest'anno ho anche l'impegno alla 500 Miglia di Indianapolis, alla quale non potevo dire di no”.

Cosa ti aspetti?

“Devo ammettere che sono un po' nervoso, perchè non corro là da 19 anni. Nel frattempo sono arrivati a girare a medie altissime e non è facile abituarsi a sfiorare i muretti a 370 all'ora. Peraltro non sarà facile mantenere la media dei risultati: nel '94 sono arrivato 2° e nel '95 ho vinto. Scherzi a parte, cercherò di non farmi prendere la mano con il rischio di andare a sbattere, anche perchè il team mi sta preparando una macchina davvero valida e sarebbe un peccato tirarla nel muro. Ho una settimana di tempo per qualificarmi, perciò cercherò di arrivare gradualmente al limite”.

Ma con Villeneuve non si può non parlare di F. 1, a partire dall'ultimo gran premio con la Ferrari tornata miracolosamente, ma meritatamente, a podio.

Merito anche del nuovo arrivato al vertice della squadra, Marco Mattiacci?

“Non direttamente, ma il fatto che al muretto ci fosse un nuovo capo, che arriva dall'esterno e quindi non ha legami con nessuno, ha dato la scossa a tutti. Perchè tutti adesso hanno un po' di paura per il loro posto, quindi sono stimolati a dare il massimo. Ma va detto che la macchina si comportava visivamente meglio in Cina, mentre prima Alonso sembrava sempre alle prese con un cavallo imbizzarrito”.

Mentre Raikkonen pare ancora in crisi, come mai?

“Beh, Fernando fa la differenza. E poi diciamo che la Lotus l'anno scorso era la migliore vettura del paddock”.

Certo che le Mercedes sono avanti anni luce, si può dire che il mondiale sia già archiviato?

“Nelle corse non si può mai dire, ma detto questo credo che il mondiale a questo punto lo possano perdere solo loro. Anche perchè sono convinto che non hanno ancora utilizzato tutto il potenziale”.

Però la lotta tra i due piloti potrebbe creare problemi?

“Credo che se non succede qualcosa di strano il titolo sia di Hamilton. Perchè Rosberg fa più fatica per tenere il passo di Lewis, usa più la macchina, consuma di più, perciò se si dovesse rompere un motore sarà il suo”.

E se la Fia dovesse consentire agli altri di lavorare sui motori?

“Beh non sarebbe giusto. C'è un regolamento e va rispettato, così come va rispettato chi è stato più bravo a interpretarlo. L'unica possibilità di intervento sui motori sarebbe per motivi di affidabilità, perciò dipende da quanto spazio lascerebbe la Federazione, ma sappiamo tutti che puntualmente quando in passato si concesso di modificare qualcosa in nome dell'affidabilità poi i motori miglioravano come performance. Quindi non sarebbe giusto”.

In definitiva come giudichi queste macchine?

“Che le macchine sono più facili da guidare lo dicono i piloti. E' una formula per vecchioni: le macchine sono molto più lente in curva, perciò meno faticose anche fisicamente. Credo che questo regolamento sarebbe ideale per me, perché in tutte le categorie nelle quali ho corso ho sempre consumato meno gomme e benzina degli altri. L'unico problema sarebbe la mancanza di test”.

Questo significa che ci stai facendo un  pensierino?

“Assolutamente no. Perché oggi non si corre più con lo spirito di una volta. Quello che mi ha fatto amare le corse”.

A proposito di corse di una volta; tra pochi giorni (il 1° maggio, ndr.) cade il ventesimo anniversario della scomparsa di Ayrton Senna, come lo ricordi?

“Intanto mi preme ricordare che cade anche l'anniversario di Roland Ratzenberger, che conoscevo molto bene e apprezzavo perché abbiamo corso per un periodo insieme in Giappone e lui mi ha aiutato molto. Mentre Senna lo conoscevo poco direttamente”.

Beh, però non si può negare che fosse un pilota speciale, che ancora oggi vive nel ricordo di molti appassionati...

“Innanzitutto penso che in questo conti anche tanto il “James Dean effect”. E poi credo che Senna sia diventato grande perché si è trovato in competizione con uno come Prost. Sono cresciuti insieme: Senna imparando molto da Prost e quest'ultimo pungolato dalle prestazioni del brasiliano. Si stimolavano a vicenda. Diciamocela tutta: entrambi erano “bastardi” nella lotta, come d'altronde deve essere uno che aspira a diventare campione. Per questo ci piacevano tanto, mentre ora i piloti sembrano tutti amici. Non ci credo che uno possa veramente sorridere sul secondo gradino del podio dopo essere stato battuto dal compagno di squadra”.

Si può essere d'accordo o meno ma una cosa è certa: Jacques Villeneuve non è mai banale.

 

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