Brutte senz’anima
Brutte senz’anima
Nella foto qui sopra il muso della Force India 2014, il più brutto del Mondiale appena partito. Nella gallery anche le altre monoposto
Papera, spazzaneve, aspirapolvere: i nomignoli in Formula 1 ci sono sempre stati. Ma mai come quest’anno per identificare le monoposto si è fatto uso del mondo animale: formichieri, nasiche, delfini e chi più ne ha più ne metta. E c’è anche il salame della Caterham…
Le nuove monoposto di F1 sono brutte e senza rumore. È già allarme: il turbo “soffoca” il sound. Ma anche i 1500 sovralimentati anni ’80 erano V6, e giravano ben più “bassi” dei 15.000 a cui sono ancorate le “power unit” attuali, per regolamento. Quelli però non avevano due motori elettrici da portarsi dietro, né un solo tubo di scarico che sembra quello della stufa, e il rumore ce l’avevano, altroché. Brutto, magari, ma ce l’avevano.
Regole, regole, regole. La F1 è soffocata dai precetti: un mm in più qui, un mm in meno là, l’ala mobile, lo scarico che soffia, il flap che aspira e la turbìna che tùrbina. Hanno rubato il rumore della F1, e nessuno ce lo ridarà più.
Le nuove F1, oltre che brutte, son pure senz’anima. A questo punto, per divertirci non ci resta che sperare che almeno i piloti se le diano di santa ragione in pista, a partire da Alonso e Raikkonen; e che Adrian Newey stavolta abbia sbagliato i conti facendo una macchina con la chiglia anziché l’ornitorinco.
Altrimenti, “rinco” li diventeremo noi sul divano, tra circuiti senz’anima, macchine senz’anima, gare senz’anima. E saremo costretti a virare su YouTube, per risentire la melodia del V12 Ferrari e rivedere Nelson Piquet che mena Eliseo Salazar al GP di Germania ’82.