29 May 2003

Ammortizzatori sotto controllo

Ammortizzatori sotto controllo

Introduzione


Non sempre li consideriamo con la giusta attenzione. Eppure gli elementi elastici delle sospensioni sono alla base dell' efficienza e della sicurezza attiva della vettura

Quando le pastiglie dei freni finiscono, si provvede a sostituirle. Quando il battistrada dei pneumatici è ormai usurato ci si precipita dal gommista. Ma sono ben pochi gli automobilisti abituati a usare le stesse attenzioni anche nei confronti delle sospensioni. Eppure come i freni, le gomme, i filtri, anche gli ammortizzatori sono a tutti gli effetti da considerare materiale di consumo. Mantenerli in efficenza ottimale significa semplicemente conservare intatte le caratteristiche di guida e soprattutto la sicurezza attiva, garantita dall' assetto originale.
Non sempre li consideriamo con la giusta attenzione. Eppure gli elementi elastici delle sospensioni sono alla base dell' efficienza e della sicurezza attiva della vettura


Qua ndo le pastiglie dei freni finiscono, si provvede a sostituirle. Quando il battistrada dei pneumatici è ormai usurato ci si precipita dal gommista. Ma sono ben pochi gli automobilisti abituati a usare le stesse attenzioni anche nei confronti delle sospensioni. Eppure come i freni, le gomme, i filtri, anche gli ammortizzatori sono a tutti gli effetti da considerare materiale di consumo. Mantenerli in efficenza ottimale significa semplicemente conservare intatte le caratteristiche di guida e soprattutto la sicurezza attiva, garantita dall' assetto originale.

Sicurezza


Quali scegliere?
Automobilismo ha rivolto una serie di domande a un protagonista del mercato, la Monroe, azienda americana che nel 1926 ha inventato il primo ammortizzatore. Oggi la Monroe, che fa parte del gruppo Tenneco, è presente in maniera massiccia tanto sul fronte del primo equipaggiamento quanto sul mercato dell' aftermarket e del ricambio, producendo, solo nei suoi stabilimenti europei, quasi 19 milioni di ammortizzatori ogni anno. Ma quali sono le differenze principali fra le marche piu' note e diffuse? Monroe, Bilstein, Koni e Boge-Sachs lavorano seguendo filosofie non certo identiche; la prima in particolare, si impegna nella ricerca di un miglior compromesso tra il comfort e la massima precisone nella guida. Le altre marche producono tendenzialmente ammortizzatori più rigidi, i Bilstein per esempio hanno generalmente un' ottima taratura sportiva, non costano quasi mai meno del ricambio originale, ma hanno un' ottima durata.

Sicurezza

Secondo una ricerca effettuata dalla Tenneco Automotive (nota col marchio Monroe) una vettura con ammortizzatori usurati al 50% e col solo guidatore a bordo, ad una velocità di 70 km/h in rettilineo allunga gli spazi di frenata di 2,6 metri (esame TUV). Con vettura a pieno carico, sempre in rettilineo ma con sfondo sconnesso lo spazio di frenata peggiora di 12,1 metri (Automotive Safety Center Milano). Quando un ammortizzatore si dice scarico, significa che i vari anelli di tenuta dei cilindri, delle camere sigillate, e del pistone non svolgono più la loro funzione. L' olio non viene costretto a passare solo attraverso le valvole, ma si miscela all'azoto, oppure si verificano trafilaggi attraverso l'anello di tenuta al pistone principale. Nei casi più estremi si verificano anche perdite di olio e di gas fuori dal corpo dell'ammortizzatore. Queste premesse dovrebbero spingerci a un controllo abituale delle nostre sospensioni - Monroe consiglia ogni 20.000 km - e comunque l'esperienza insegna che un ammortizzatore dopo 60.000-70.000 ha perso quasi completamente la sua efficienza.

In questo caso ricordiamoci i rischi, condensati nei dieci comandamenti del decalogo Monroe:

· Precaria tenuta di strada e perdita di aderenza in curva
· Aumento dello spazio di frenata
· Annullamento delle funzioni dell'ABS
· Pericoloso rollio in fase di sorpasso e in presenza di raffiche di vento laterale
· Fenomeno di aquaplaning anche a basse velocità
· Pericolo di abbagliamento durante la guida notturna
· Aumento dell' affaticamento e diminuzione dei riflessi del guidatore fino al 25%
· Pericoloso deterioramento di alcuni organi fondamentali del veicolo
· Anomala e prematura usura dei pneumatici
· Incontrollabilità del mezzo in presenza di neve e ghiaccio

Quali scegliere?
Automobilismo
ha rivolto una serie di domande a un protagonista del mercato, la Monroe, azienda americana che nel 1926 ha inventato il primo ammortizzatore. Oggi la Monroe, che fa parte del gruppo Tenneco, è presente in maniera massiccia tanto sul fronte del primo equipaggiamento quanto sul mercato dell' aftermarket e del ricambio, producendo, solo nei suoi stabilimenti europei, quasi 19 milioni di ammortizzatori ogni anno. Ma quali sono le differenze principali fra le marche piu' note e diffuse? Monroe, Bilstein, Koni e Boge-Sachs lavorano seguendo filosofie non certo identiche; la prima in particolare, si impegna nella ricerca di un miglior compromesso tra il comfort e la massima precisone nella guida. Le altre marche producono tendenzialmente ammortizzatori più rigidi, i Bilstein per esempio hanno generalmente un' ottima taratura sportiva, non costano quasi mai meno del ricambio originale, ma hanno un' ottima durata.

Sicurezza
Secondo una ricerca effettuata dalla Tenneco Automotive (nota col marchio Monroe) una vettura con ammortizzatori usurati al 50% e col solo guidatore a bordo, ad una velocità di 70 km/h in rettilineo allunga gli spazi di frenata di 2,6 metri (esame TUV). Con vettura a pieno carico, sempre in rettilineo ma con sfondo sconnesso lo spazio di frenata peggiora di 12,1 metri (Automotive Safety Center Milano). Quando un ammortizzatore si dice scarico, significa che i vari anelli di tenuta dei cilindri, delle camere sigillate, e del pistone non svolgono più la loro funzione. L' olio non viene costretto a passare solo attraverso le valvole, ma si miscela all'azoto, oppure si verificano trafilaggi attraverso l'anello di tenuta al pistone principale. Nei casi più estremi si verificano anche perdite di olio e di gas fuori dal corpo dell'ammortizzatore. Queste premesse dovrebbero spingerci a un controllo abituale delle nostre sospensioni - Monroe consiglia ogni 20.000 km - e comunque l'esperienza insegna che un ammortizzatore dopo 60.000-70.000 ha perso quasi completamente la sua efficienza.

In questo caso ricordiamoci i rischi, condensati nei dieci comandamenti del decalogo Monroe:

· Precaria tenuta di strada e perdita di aderenza in curva
· Aumento dello spazio di frenata
· Annullamento delle funzioni dell'ABS
· Pericoloso rollio in fase di sorpasso e in presenza di raffiche di vento laterale
· Fenomeno di aquaplaning anche a basse velocità
· Pericolo di abbagliamento durante la guida notturna
· Aumento dell' affaticamento e diminuzione dei riflessi del guidatore fino al 25%
· Pericoloso deterioramento di alcuni organi fondamentali del veicolo
· Anomala e prematura usura dei pneumatici
· Incontrollabilità del mezzo in presenza di neve e ghiaccio

Amm.idraulico


I più diffusi modelli per auto hanno un funzionamento oleopneumatico e si dividono in due grandi categorie :

· ammortizzatori monotubo con gas ad alta pressione

· ammortizzatori bitubo con gas a bassa pressione


Gli ammortizzatori monotubo

Gli ammortizzatori monotubo contengono una quantità di olio idraulico, che viene tenuta in pressione da una piccola quantità di azoto ad alta pressione (circa 25 bar). Olio e azoto sono separati da un pistone flottante, che si sposta a seconda delle sollecitazioni imposte dallo stelo e dal pistone ad esso collegato.

Quando i bracci della sospensione trasmettono all'ammortizzatore la sollecitazione ricevuta dalla ruota, lo stelo comincia a comprimere e spostare una certa quantità d'olio attraverso i fori calibrati del pistone principale, smorzando così le oscillazioni della molla. La camera di gas subisce di conseguenza delle variazioni di volume che compensa temporaneamente la sollecitazione e lo spostamento più lento dell'olio.

Gli ammortizzatori bitubo

Negli ammortizzatori bitubo a bassa pressione il principio di funzionamento è lo stesso, ma al posto della camera di compensazione con azoto in alta pressione viene realizzata una seconda camera (esterna e concentrica) di compensazione in cui l' olio attraversa la valvola alla base (valvola di compressione). In estensione, quando l'ammortizzatore regola il ritorno della ruota nell'assetto di partenza, l'olio rientra dalla valvola di base, e viene frenato dal passaggio in una seconda valvola (di estensione).

I primi sono solitamente più adatti alle sospensioni posteriori e a quelle a quadrilatero. Per le sospensioni anteriori McPherson - che sollecitano la struttura dell'ammortizzatore stesso - si preferiscono invece i bitubo a bassa pressione.
I più diffusi modelli per auto hanno un funzionamento oleopneumatico e si dividono in due grandi categorie :

· ammortizzatori monotubo con gas ad alta pressione
· ammortizzatori bitubo con gas a bassa pressione


Gli ammortizzatori monotubo
Gli ammortizzatori monotubo contengono una quantità di olio idraulico, che viene tenuta in pressione da una piccola quantità di azoto ad alta pressione (circa 25 bar). Olio e azoto sono separati da un pistone flottante, che si sposta a seconda delle sollecitazioni imposte dallo stelo e dal pistone ad esso collegato.

Quando i bracci della sospensione trasmettono all'ammortizzatore la sollecitazione ricevuta dalla ruota, lo stelo comincia a comprimere e spostare una certa quantità d'olio attraverso i fori calibrati del pistone principale, smorzando così le oscillazioni della molla. La camera di gas subisce di conseguenza delle variazioni di volume che compensa temporaneamente la sollecitazione e lo spostamento più lento dell'olio.




Gli ammortizzatori bitubo
Negli ammortizzatori bitubo a bassa pressione il principio di funzionamento è lo stesso, ma al posto della camera di compensazione con azoto in alta pressione viene realizzata una seconda camera (esterna e concentrica) di compensazione in cui l' olio attraversa la valvola alla base (valvola di compressione). In estensione, quando l'ammortizzatore regola il ritorno della ruota nell'assetto di partenza, l'olio rientra dalla valvola di base, e viene frenato dal passaggio in una seconda valvola (di estensione).

I primi sono solitamente più adatti alle sospensioni posteriori e a quelle a quadrilatero. Per le sospensioni anteriori McPherson - che sollecitano la struttura dell'ammortizzatore stesso - si preferiscono invece i bitubo a bassa pressione.

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