27 October 2015

Fiat Campagnola “Parigi-Dakar” 1979

La fuoristrada torinese ha avuto anche un impiego agonistico, nientemeno alla Parigi-Dakar. E con risultati più che promettenti. Certo, con il motore della Stratos...

Fiat campagnola “parigi-dakar” 1979

Wow, una cosa del genere non l’avevamo ancora vista. Che spettacolo: una Fiat Campagnola Hard-Top Lunga (ex Vigili del Fuoco) che traina, sul carrello, un’altra Campagnola. Che stile. Nonostante il nostro interesse dovesse essere rivolto all’esemplare trainato, l’inconsueta accoppiata ci ha davvero distratto. Anche perché, ormai, la sola vista di una Campagnola “normale” è un evento più unico che raro. Belle. Belle tutte e due, ma quella sul carrello è proprio speciale. In attesa di sgranchirsi le ruote su una strada sterrata c’è infatti una “Fiat Nuova Campagnola Torpedo Corta” -questa la denominazione completa- che ha partecipato a ben quattro edizioni della Parigi-Dakar, la celebre maratona inventata nel 1979 dal francese Thierry Sabine. Il debutto di questa Campagnola avvenne proprio alla prima edizione della gara, per poi replicare nel 1980, 1981 e 1982. Insieme alla Campagnola c’è Carlo Fucci, colui che materialmente l’ha realizzata e che ha sempre ricoperto il ruolo di navigatore insieme al pilota Agostino Tocci.

Entrambi torinesi, Fucci e Tocci si son tolti delle belle soddisfazioni a bordo di questo veicolo che, sotto sotto, nasconde parecchie sorprese. All’epoca dei fatti, Tocci è impegnato come concessionario Fiat ma ha da sempre il pallino delle sfide un po’ avventurose. Dopo una prima esperienza off-road sempre al volante del fuoristrada Fiat, verso la fine del 1978 decide di chiedere aiuto all’azienda per mettere in piedi un programma più serio e ambizioso, che prevede la partecipazione alla prima Parigi-Dakar del 1979. La Fiat, tramite l’ufficio Pubbliche Relazioni, ci mette il veicolo, l’allestimento e un minimo di assistenza. Ed è a questo punto che entra in gioco Carlo Fucci: “Dal 1979 al 1985 sono stato responsabile del reparto sperimentazione e preparazione vetture stampa e presentazioni -racconta Fucci-. In quel periodo eravamo distaccati dagli stabilimenti per via degli scioperi, e il nostro era un dipartimento che doveva lavorare.


Ad un certo punto ci è arrivata la Campagnola destinata a Tocci, un esemplare che avremmo dovuto trasformare per la partecipazione alla Dakar”. Stratos Sono quelle occasioni che stimolano la fantasia dei più perversi: modificare, adattare, potenziare, alleggerire, irrigidire… Insomma, per Tocci e la sua band dev’essere stato un bell’incarico quello ricevuto dalle Pubbliche Relazioni: “Roba strana ne abbiamo sempre fatta nelle nostre officine -sorride il tecnico- e questa Campagnola ci ha molto divertiti”. Allora, partiamo dal motore: ci sono due scarichi laterali “fuori ordinanza”. Uno per lato della vettura. Tocci, cosa c’è sotto? “Un motore a V, ovviamente. Il sei cilindri di derivazione Dino e Stratos”.

Apperò, mica male. Dica, dica… “Il basamento è Dino, la meccanica interna è Stratos: carburatori da 44, pistoni e asse a camme sono quelli della Lancia. È un motore che sviluppa quasi 200 CV, quanti bastano per far viaggiare la Campagnola a 170 km/h. Che sullo sterrato non sono uno scherzo. Per il cambio adottammo la scatola dell’Iveco Daily che aveva una prima molto corta. Grazie a questo rapporto non abbiamo abbiamo inserito le ridotte quasi mai. Per adeguare l’impianto frenante abbiamo montato i dischi anteriori sostituendoli ai tamburi di serie. Il telaio, ovviamente, è stato modificato per ospitare il nuovo motore e rinforzato dove possibile”. In questo fa la sua parte anche un robustissimo roll-bar che sembra fatto con i tubi Innocenti con i quali si allestiscono le impalcature… “La sicurezza prima di tutto -sottolinea Tocci- specialmente in rally come la Parigi-Dakar”.

L’interno dell’abitacolo è stato completamente spogliato. La plancia, al contrario, è stata arricchita di strumentazione, spie e manometri per tenere tutto sotto controllo. Alle spalle dei due sedili anatomici, dotati di cinture a quattro punti, c’è il vano posteriore con una grande cassa porta attrezzi e il serbatoio del carburante da 300 litri (ai quali si aggiungono i 55 del serbatoio di serie). Le due ruote di scorta montate nella parte esterna posteriore servono a bilanciare il peso soprattutto sui salti, per far riatterrare la Campagnola il più possibile orizzontale. Per contenere il peso è stata mantenuta la capote in tela. Anche perché la versione di partenza era la AR 76 Militare, a sua volta derivata dalla Torpedo Corta.

Prima responsabile della preparazione e poi navigatore alla Dakar: come sono andate le vostre gare? “Io avevo già avuto un’esperienza nel 1978 -ricorda Tocci- quando proprio con Fucci avevamo allestito una Campagnola con motore della 131 Abarth per partecipare a quella che solo nel 1979 sarebbe diventata la Parigi-Dakar (la Parigi-Abidjan-Nizza, ndr). In quest’altra occasione ci siamo poi classificati ottavi assoluti. Stesso risultato nel 1980, anno nel quale abbiamo partecipato anche alla Transafrica 80 concludendo quarti assoluti. Quella del 1981 è stata invece la Dakar più brutta. A metà gara, mentre eravamo terzi, ci siamo ritirati perché un’altra Campagnola che seguiva la gara con tre giornalisti ha avuto un incidente nel quale, purtroppo, non si è salvato nessuno. Detto questo, è un peccato che la Fiat non abbia creduto molto in questo mezzo -conclude Tocci- perché era davvero valido”.

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